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Subito un piano dal nuovo presidente UE

Scritto da Patrizia Toia.

Patrizia ToiaArticolo pubblicato da Europa.

Niente più burocratiche lettere di richieste di chiarimenti sui conti e 300 miliardi di euro di investimenti sotto l’albero di Natale. Mentre ieri a Bruxelles i tecnici di Barroso mettevano a punto l’ennesima bacchettata ai paesi che non si rassegnano a morire di austerità, a Strasburgo si è aperto un nuovo capitolo della storia europea.
E questa volta noi ci siamo da protagonisti. Infatti anche grazie ai voti dei socialisti e democratici europei, e degli eurodeputati Pd, la nuova Commissione Ue presieduta da Jean-Claude Juncker ha ricevuto l’approvazione della plenaria dell’Europarlamento e sarà pronta a lavorare dal primo novembre.
Per noi si tratta di una sfida che abbiamo raccolto con coraggio e sui cui abbiamo deciso di rischiare il nostro patrimonio politico, partecipando ad una grande coalizione insieme ai conservatori del Partito popolare europeo e ai Liberali, mettendo in campo tre illustri vicepresidenti (Timmermans, Mogherini e Sefcovic). In una situazione di crisi come quella in cui ci troviamo non potevamo più limitarci a guardare un’Europa che non è la nostra.

Siamo consapevoli che non ci sono certezze. Toccherà a noi vigilare con attenzione e la prima verifica arriverà già nelle prossime settimane. Ieri Juncker si è impegnato ad anticipare a prima di Natale la presentazione del piano di investimenti europei da 300 miliardi, inizialmente previsto per l’inizio del 2015. Per ora lui non ha voluto scoprire le carte andando nei dettagli, ma so che esiste già un team che ci sta lavorando. Noi abbiamo chiesto che questi soldi siano composti, almeno in parte, da risorse aggiuntive, e ora aspettiamo le bozze del piano, che dovranno arrivare molto prima di Natale se Juncker vuole un vero confronto con noi.
Il nuovo presidente si è mostrato consapevole della necessità di cambiare passo e noi auspichiamo che archivi le formule dell’Europa della vecchia stagione: burocratica nella forma e ossessionata dal rigore. È l’Europa che abbiamo visto in azione ancora ieri con la lettera di richiesta di chiarimenti sulla legge di stabilità inviata dall’esecutivo uscente di Barroso all’Italia e ad altri quattro paesi. Speriamo che in futuro anche questo passaggio dell’esame preventivo delle leggi di stabilità, necessario nell’ottica di una politica economica comune europea, sia più interattivo, dialogante, collaborativo.
In futuro tutte le politiche economiche, anche l’unione bancaria, dovranno tenere conto della dimensione sociale. Abbiamo chiesto che la prossima Commissione sia realmente “politica”, cioè che si assuma le responsabilità e non si nasconda dietro la tecnocrazia per dire che “non si può fare”, ma che utilizzi la tecnocrazia.
Abbiamo chiesto che il nuovo esecutivo stabilisca un vero rapporto democratico con il Parlamento europeo, nella consapevolezza che si tratta del primo esecutivo comunitario “legittimato” dal voto popolare. E abbiamo chiesto che vengano pienamente utilizzati gli strumenti di flessibilità nella disciplina di bilancio. Una flessibilità intelligente e anche rassicurante, perché non scassa i conti ma punta alla crescita. Rigore e riforme non basteranno a far ripartire la crescita, servono gli investimenti.
Jean-Claude Juncker è un politico navigato e pragmatico, ma anche un uomo con una forte visione federalista e delle sensibilità sui temi sociali tipiche della cultura democristiana da cui proviene. Ieri, ad esempio, ha detto che l’Europa deve ottenere «la tripla A sociale» oltre a quella economica. Se questo incontro di due culture, quella progressista che noi portiamo in dote e la sua, si concretizzeranno in progetti innovativi avremo vinto la sfida che abbiamo raccolto ieri con il nostro voto.

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