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Costruiremo una crescita meno fragile

Scritto da Giuseppe Sala.

Giuseppe Sala"Milano incoccia nel coronavirus in un momento bellissimo della sua storia. Sulla scia dell'Expo e di quanto è stato seminato negli ultimi decenni, la città è tornata a essere protagonista anche e soprattutto sulla scena internazionale. In prospettiva, turismo alle stelle, grandi progetti urbanistici, riequilibrio sociale e ambientale, le Olimpiadi 2026. E d'improvviso il coronavirus. Senza un segnale. Senza un perché. Una malattia insidiosa comincia a mietere vittime e incertezza. Nessuno di noi era disposto a pensare che la Natura ci avrebbe sottoposti a una prova del genere". Lo scrive il sindaco Giuseppe Sala, nell'editoriale per il numero speciale di Vanity Fair "Noi siamo Milano", interamente dedicato a Milano di fronte all'emergenza coronavirus, in edicola da domani e distribuito gratuitamente, con i contributi di 64 personalità a partire dal sindaco.
"Eppure sta rappresentando un elemento di grande rischio per il nostro futuro, soprattutto per i più poveri. Mi viene alla memoria il cardinal Martini quando il 20 aprile 1984, in ricordo della storica processione guidata da San Carlo Borromeo contro la peste, andò per le strade di Milano per sollecitare la città a prendere coscienza delle 'nuove pesti', il malaffare e le solitudini, soprattutto dei più deboli. Martini fa parte di quella grande eredità morale e culturale, laica e religiosa, dalla quale Milano, oggi come allora, può trarre le forze per reagire a questa nuova prova. Ma dobbiamo guardare dentro di noi e capire. Non bisogna mai smettere di imparare. Non sappiamo quando e come questa crisi si risolverà e con quali prezzi. Ma se vogliamo che questi giorni difficili non siano solo un costo da pagare all'avversa fortuna, Milano deve cercare di trarne qualche insegnamento, qualche pensiero che ci arricchisca e che ci renda più capaci di affrontare il futuro? La tentazione è evidente. Di fronte a un pericolo che sfugge alle nostre certezze, noi figli della scienza e del progresso ci facciamo tentare dalla paura. Quel che la ragione ci dice e ci dimostra non ci interessa più. Ci lasciamo andare, scateniamo la caccia all'untore, ci preoccupiamo di non restare senza da bere e senza da mangiare. Il vero virus che mette in crisi molte certezze - continua Sala - è la nostra fragilità. Ma Milano, proprio in questa situazione, non può e non vuole rinchiudersi ne' perdere la sua vocazione all'apertura, che è parte integrante della sua identità. Milano sarà insieme il punto di una riflessione rigorosa ed esigente di quanto dobbiamo imparare da questa vicenda e uno dei punti di ripartenza di una nuova visione di giustizia sociale e ambientale. Milano è una città forte perché non si specchia in sé bensì non ha mai la paura di guardare alle persone che hanno il diritto di far sentire la loro voce e ottenere risposte di vita, di attenzione, di crescita e di assistenza. Milano sta già dando diverse testimonianze della sua voglia di non arrendersi ai fantasmi della paura, dall'eroismo del personale della sanità ai contributi delle grandi aziende fino alla solidarietà di tanti volontari e al senso civico dei suoi cittadini. Ma andremo oltre. E' tempo che le istituzioni lascino i loro palazzi e, insieme alle migliori espressioni della creatività, dell'industria e del terzo settore, tornino sul territorio per costruire un futuro di una crescita meno fragile perché inclusiva e sostenibile. Milano è già tutto questo. E vuole continuare a esserlo. Di più e meglio. Oltre il corona. Per tutti".
Editoriale di Giuseppe Sala (file PDF)»»

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