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Sulle leggi europee

Scritto da Franco Mirabelli.

Franco MirabelliIntervento in Senato nella discussione generale congiunta sulla legge di delegazione europea 2013-secondo semestre (ddl n. 1519) e sulla legge europea 2013-bis (ddl n. 1533).


Grazie Presidente.
Dopo aver ringraziato i Relatori, la Commissione e il Presidente per il lavoro svolto, vorrei provare a fare un breve ragionamento. Parto da due premesse, alla luce della discussione che si è svolta oggi nell’Aula del Senato.
La prima premessa riguarda il contesto europeo di relazioni, gli assetti che si sono definiti e si stanno definendo in questi giorni e in questi mesi e riguarda la Comunità Europea. Questo contesto può essere banalizzato, come è stato fatto in molti interventi in Senato o si può proseguire a dare una rappresentazione caricaturale del modo in cui l’Italia sta nella Comunità Europea e nelle istituzioni europee o del modo in cui l’Italia viene considerata e viene vista nelle istituzioni europee.

Io, invece, voglio rispondere a questo ricordando che, in questo Parlamento, tutti avremmo l’interesse a considerare ciò che è innegabile e cioè che le nomine di questi giorni e la discussione di questi giorni nelle istituzioni europee ci parlano di un’Italia che ha contato, ha dato un contributo forte, ha determinato le scelte che sono avvenute più che nel passato e dovremmo essere tutti contenti di questo.
L’altra premessa che voglio fare riguarda le argomentazioni espresse nell’intervento della senatrice Mussini (Gruppo Misto). La senatrice Mussini ha ragione affermando che è discutibile il fatto che siamo stati impegnati per tre settimane in una maratona sulla riforma costituzionale. Tuttavia, non credo che questo abbia impedito una discussione seria sulle norme che stiamo discutendo adesso e chi è stato in Commissione lo sa. Personalmente, penso che abbiamo dedicato un mese di lavoro per un’importante riforma necessaria per il Paese, che il Parlamento italiano ha ritenuto necessaria per il Paese e, se c’è stato qualcosa di grottesco è stata la maratona a cui, però, ci ha costretto l’ostruzionismo di 8000 emendamenti (che non hanno certo contribuito a rendere più seria la discussione sulla riforma costituzionale).
Tornando alle leggi europee in discussione, è vero che il governo ha fatto la scelta di anticipare alcune norme stralciandole da questi provvedimenti e inserendole nel “Decreto Competitività” e, a mio avviso, si è trattato di una scelta giusta. È stata la scelta intelligente di chi ha considerato più urgente sanare alcune situazioni per le quali rischiavamo di subire conseguenze immediate. Siamo intervenuti con quel decreto su alcune materie ambientali: acqua, bonifiche, valutazione di impatto ambientale.
Ne avevamo bisogno per evitare le infrazioni e ne avevano bisogno le aziende italiane perché semplificare il percorso delle bonifiche significa aver sbloccato in questi mesi moltissimi cantieri che l’incertezza normativa di questo Paese aveva in parte bloccato o che impediva di sviluppare.
In quel decreto abbiamo fatto interventi su questi temi e credo, quindi, che abbiamo fatto bene a stralciare delle norme ora. Voglio dire con grande chiarezza, però, che non ci dobbiamo prendere in giro perché lo stralcio di quelle norme è stato condiviso con le Commissioni parlamentari (sia nella 13° Commissione Territorio e Ambiente, sia nella 14° Commissione Politiche dell’Unione Europea), così come non mi risulta che sia stato solo il Partito Democratico a chiedere lo stralcio dell’articolo 30 da questa normativa sotto il consueto presunto “ricatto del governo” ma, anzi, mi pare che anche una parte significativa delle opposizioni abbia fatto questa richiesta che alla fine è stata accolta.
Inoltre, vorrei sottolineare un punto: stiamo votando due leggi che servono a evitare che il nostro Paese continui a incorrere in infrazioni e dobbiamo applicare alcune direttive. Eppure, anche su questo, siamo di fronte ad una strana discussione in cui da una parte ci lamentiamo giustamente perché siamo eccessivamente in debito con l’Europa perché abbiamo troppe sanzioni da sanare ma poi, nel momento in cui stiamo facendo un passaggio che risolve una serie di contenziosi, viene comunque detto che non va bene perché siamo sempre di fronte alla vicenda in cui “l’Europa impone all’Italia”.
Voglio, invece, sottolineare che tutte le norme contenute in queste due leggi sono utili per il Paese, non sono norme che stiamo subendo, come invece ha affermato il senatore Candiani (Lega). A meno che il senatore Candiani non ritenga che salute alimentare, provvedimenti ambientali, norme per garantire le regole per il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione o sulle pari opportunità siano norme che non servano al Paese.
Personalmente, penso che siano norme che ci consentono di migliorare la nostra legislazione e lo dico anche guardando a due questioni specifiche che credo siano importanti. Innanzitutto il divieto di discriminazione nell’accesso ai servizi sulla base di criteri di residenza e di nazionalità all’interno della Comunità europea credo che sia un fatto positivo che garantirà a tutti i cittadini europei in qualunque Paese del nostro territorio di poter accedere ai diritti fondamentali. Così come penso che sia giusto – e ringrazio i senatori Manconi e Lo Giudice che hanno ulteriormente migliorato questa normativa - l’idea di regolare la permanenza degli immigrati nei centri di accoglienza temporanea in cui devono essere verificate le loro identità. Su questo tema viene fatta chiarezza, si fa una normativa più pulita, si danno tempi certi, si stabiliscono i tempi di espulsione e si stabilisce anche che il trattenimento non è più consentito se dalle verifiche con i Paesi di provenienza risultano non applicabili i provvedimenti di espulsione.
Complessivamente, credo quindi che queste leggi introducano norme che migliorano la nostra legislazione, siano norme utili per il Paese e chiederei anche all’opposizione di guardare al merito mentre le discutiamo, evitando dietrologie. Sul merito, infatti, anche in questo dibattito registro così come avevo registrato in Commissione 14°, un riconoscimento generale, una condivisione che credo sia sbagliato nascondere solo per attaccare maggioranza e governo e per finire poi con il fare una politica lontana dai bisogni reali del Paese.

 


Video dell’intervento»

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