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Riforme: la politica comincia cambiando se stessa

Scritto da Franco Mirabelli.

Franco Mirabelli Intervista di Gianni Russo al senatore Franco Mirabelli pubblicata dal mensile ABC.
«Una camera che riforma se stessa è una eccezione in Europa e non solo. E' un atto di responsabilità dei senatori nei confronti del Paese. Chi dice che oggi i problemi sono altri non capisce che serve dimostrare che la politica sa cambiare se stessa per chiedere agli altri di cambiare e fare le riforme e che uno Stato che funziona meglio serve per far tornare a crescere l'economia. Oggi abbiamo cominciato a fare la nostra parte!»
Senatore Mirabelli, apriamo questa nostra intervista con il virgolettato sopra trascritto, che abbiamo tratto dalla sua pagina facebook da lei postata l’8 agosto scorso, il giorno che il Senato ha dato via libera, in prima lettura, alla riforma costituzionale che tenta di abolire il bicameralismo perfetto o paritario, cioè il procedimento legislativo che assegna identici poteri ad ambedue le Camere che formano il Parlamento e che paralizza(va) il legislatore portando qualsiasi legge o riforma alle calende greche e spesso nel nulla. Lei che ha vissuto tutto quanto in prima persona ci fa un sintetico quadro dell’atmosfera in Aula durante il dibattito, oltre a quanto già emerso attraverso i media?

È stata una discussione difficile e non scontata. Non capita spesso, appunto, che dei parlamentari scelgano di riformare le istituzioni e la politica, iniziando dal deliberare lo scioglimento della Camera in cui siedono. Ci sono stati momenti di tensione e di stanchezza nelle tre settimane di sedute convocate dalle 9.30 alle 24 per battere l'ostruzionismo di SEL e della Lega, ma alla fine nella maggioranza dei senatori hanno prevalso il senso di responsabilità e la consapevolezza delle ragioni di una scelta. Certo è importante la riforma del bicameralismo, la scelta di accelerare i tempi dell'iter legislativo, la conseguente riduzione dei parlamentari e dei costi della politica. Ma forse è ancora più importante in tempi di difficoltà nel rapporto tra cittadini e istituzioni, politica e democrazia e in un Paese che ha bisogno di riforme profonde per uscire dalla crisi dimostrare che la politica comincia cambiando se stessa. È una condizione necessaria per ridare alle istituzioni la credibilità necessaria per recuperare la fiducia dei cittadini e fare davvero le riforme.
Come vive lei personalmente la dicotomia tra l’essere senatore e nel contempo artefice della mutazione istituzionale del Senato?
Con lo spirito che ho cercato di riassumere, penso che stiamo facendo una cosa utile ed importante per il Paese, che se non dimostriamo innanzitutto noi di mettere gli interessi dell'Italia e degli italiani prima dei nostri difficilmente potremo chiedere agli altri di cambiare. Riformare il lavoro, la giustizia, la pubblica amministrazione e tagliare le spese dello Stato significa spesso mettere in discussione privilegi, abitudini e rendite di posizione. Se partiamo - come stiamo facendo - da noi, saremo più forti e legittimati a riformare questo Paese e a mettere in discussione interessi costituiti per far funzionare meglio le istituzioni e dare un futuro migliore all’Italia, soprattutto ai giovani.
Spiega ai nostri lettori il valore (politico e istituzionale) di questa riforma voluta così tanto da Matteo Renzi del quale lei è un sostenitore, se non sbagliamo, sin dalle primarie?
Dopo il risultato deludente delle scorse elezioni politiche ho sostenuto Renzi convinto che potesse - e sta dimostrando di saperlo fare - rappresentare una rottura reale col passato, che avesse la credibilità per rappresentare quel cambiamento che, come ha dimostrato il successo di M5S, non riuscivamo più a rappresentare. Il PD e il governo di Renzi lavorano nel segno dell'innovazione, abbiamo cominciato a rompere con l'idea di una sinistra percepita come conservatrice e in difesa dell'esistente. La riforma del Senato sta dentro questo percorso. Quando la riforma costituzionale sarà completata ci sarà una sola Camera eletta direttamente dai cittadini che voterà la fiducia al Governo e farà le leggi e un Senato con cento rappresentanti espressione delle Regioni e dei Comuni che si occuperanno di autonomie territoriali, dei rapporti con l'Europa e potranno chiedere alla Camera di ripensare una legge, parteciperanno alla elezione del Presidente della Repubblica e alle riforme della costituzione. Accanto a questo abbiamo introdotto in Costituzione i referendum propositivi e la possibilità, se un referendum è proposto con 800mila firme, di abbassare il quorum per la sua validità fino al 50% dell'affluenza delle elezioni politiche precedenti. Abbiamo, quindi, lavorato anche per favorire la partecipazione dei cittadini.
È quella di interloquire con lei una grande opportunità, per il nostro giornale (anche se solo locale) e i nostri lettori, perché mostra quanto sia utile avere “a portata di mano” un membro del Parlamento che proviene dal nostro stesso territorio e del quale conosce problemi e possibilità di sviluppo. Infatti sapere, per esempio, che il grave problema delle esondazioni del Seveso, grazie a lei, è risuonato anche in Senato, ci fa sentire meno anonimi come cittadini e conforta gli abitanti di Niguarda e di Milano. Trova utile un ‘filo diretto’ anche con un piccolo giornale come il nostro?
Per me sarebbe una bella opportunità avere una collaborazione continuativa con una testata gloriosa come ABC e spero me ne vogliate dare l'opportunità. D'altra parte rappresentate bene e da tanti anni i quartieri in cui ho sempre vissuto e in cui ho iniziato a fare politica. Per il resto considero il rapporto tra eletti e territorio fondamentale, credo che qualunque ruolo si rivesta a Roma non si debba mai rinunciare ad avere un rapporto con i luoghi e i cittadini che dobbiamo rappresentare e i giornali come il vostro consentono anche di ricevere stimoli e proposte oltre che raccontare ciò che si cerca di fare.
A proposito di rappresentanza diretta dei cittadini, come vede lei la questione elettiva (diretta o meno) del futuro Senato? E che importanza da alla nuova legge elettorale (ancora a lavori in corso) che contiene ancora ‘tracce’ di liste bloccate? Cosa ne pensa delle preferenze?
Per quel che riguarda l'elezione dei senatori la scelta deve essere necessariamente legata alle funzioni e alla natura che avrà il nuovo Senato. Se, come abbiamo voluto, il Senato rappresenta le Regioni e i Comuni devono essere eletti dalle istituzioni di quel livello, quindi dai Consigli Regionali. D'altra parte nel resto d'Europa c'è solo una Camera eletta direttamente dai cittadini e l'altra viene eletta dai loro rappresentanti: in Germania dai Lander, i Francia dai Consiglieri Regionali e Comunali ecc. Poi sarebbe paradossale se ci fossero parlamentari entrambi eletti direttamente dai cittadini di cui uno vota la fiducia al Governo e le leggi di bilancio e l'altro no. Mi pare sensato pensare a percorsi di legittimazione diversi visto che sono diverse la funzioni. Per quanto riguarda la legge elettorale, penso che vada data la possibilità agli elettori di scegliere i propri rappresentanti alla Camera, non ho nulla contro le preferenze che restano una scelta comunque migliore dell'attuale, ma preferirei i collegi uninominali in cui i territori scelgono il proprio rappresentante, in cui prevale il rapporto diretto con gli elettori rispetto ad altre dinamiche, non sempre trasparenti che governano le preferenze.

 

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