Giornata della Memoria

E il nostro impegno deve essere ancora maggiore oggi, quando le voci dei testimoni diretti si fanno sempre più rare.
Liliana Segre, testimone milanese della Shoah e senatrice a vita, ancora oggi attaccata dai leoni da tastiera e da miserevoli politicucci per il suo essere donna, ebrea e pensante, ha richiamato in questi giorni la necessità di fare ancora di più per la Memoria, come antidoto alla violenza: ancora di più – ha detto Liliana Segre – perché “le nostre voci – le voci dei sopravvissuti - vengono meno”.
Liliana Segre, testimone milanese della Shoah e senatrice a vita, ancora oggi attaccata dai leoni da tastiera e da miserevoli politicucci per il suo essere donna, ebrea e pensante, ha richiamato in questi giorni la necessità di fare ancora di più per la Memoria, come antidoto alla violenza: ancora di più – ha detto Liliana Segre – perché “le nostre voci – le voci dei sopravvissuti - vengono meno”.
Ecco il senso della giornata di oggi: dobbiamo rispondere ad una chiamata di civiltà e di democrazia. In questi anni, grazie anche alla posa delle Pietre di Inciampo, abbiamo riscoperto luoghi, nomi, volti spesso dimenticati o troppo poco conosciuti e abbiamo preso coscienza di come la Shoah abbia attraversato le nostre vite e il nostro territorio. A chi attacca quelle pietre, a chi, in diverse occasioni, offende la memoria antifascista e antinazista, a chi attacca la libertà e la democrazia con nostalgie nazifasciste deve essere chiaro che opporremo sempre la forza della testimonianza civile e della verità. E noi non arretreremo mai. Anzi con ancora maggiore forza e fermezza faremo sentire la nostra voce. Deve essere un impegno vasto, radicato, corale e diffuso da portare avanti con costanza contro i totalitarismi di ieri e di oggi. L'antisemitismo non deve passare e lo stesso vale per il razzismo, l’omofobia, l’odio contro le donne e tutte quelle forme di discriminazione che vogliono riportarci nel baratro vissuto con il nazifascismo. Ecco tutto questo non può trovare casa, e tanto meno mettere radici. Non lo permetteremo, consapevoli che i diritti conquistati possono non essere per sempre se non si tiene alta l’attenzione e che l’indifferenza è un segnale molto pericoloso: è il seme di cui si nutre l’odio.
E infatti, ogni nostro atto di memoria serve anche a chiedere scusa dell’indifferenza di tanti italiani di allora. Quando decine di camion portarono centinaia di milanesi dalle loro case al Binario 21, c’era chi sapeva, c’era chi vedeva. Quei treni partivano sottoterra, percorrevano le nostre ferrovie, ma la città, nella sua maggioranza, volse lo sguardo altrove: e questo dobbiamo ricordarcelo. Quei silenzi, che furono i silenzi di tutta Europa, pesano oggi e ci rendono ancora più determinati a combattere contro ogni totalitarismo, populismo e sovranismo.