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Piazza Fontana, 50 anni dopo

Scritto da Alessandro Del Corno.

Alessandro Del CornoLa cinquantenaria ricorrenza della strage di piazza Fontana che costo’ la vita a 17 persone innocenti , avviene nella mancanza di una verità processuale definitiva, arenatasi nei depistaggi ed in estenuanti processi, ma ormai definita sul piano storico.
Gli attentati di Milano e di Rona del 12 dicembre del 1969 che inaugurò una lunga stagione di sangue nel nostro Paese, furono organizzate dai neofascisti di Ordine Nuovo, i quali, poterono godere di protezioni e di depistaggi da parte di settori deviati dello Stato che, avrebbero dovuto invece difendere l’Ordinamento democratico e repubblicano.
Quindi, la galassia neofascista e uomini infedeli dello Stato, ebbero certamente obiettivi da perseguire diversi, ma accomunati da interessi convergenti.
Tale scenario, emerso dopo molti anni, era stato quasi profeticamente evidenziato da un celebre editoriale di Pasolini sul Corriere della Sera del 1974 dal titolo :” Io so”.
Tra le tante verità rimaste sotto la coltre di polvere del mistero per tanti anni, vi è anche il dato storico ormai conclamato e relativo al fatto che, nelle ore e nei giorni immediatamente successivo alla strage, l’allora Presidente del Consiglio Rumor e l’allora Ministro degli Esteri Moro, ebbero fortissime pressioni, giunte anche da altissimo livello, per dare il proprio avallo come reazione al “pericolo anarchico”, all’introduzione dello stato di emergenza che respinsero e quindi, evitando una deriva autoritaria della democrazia italiana.
Tale accadimento, sgombera definitivamente il campo da quella infame campagna di denigrazione e di odio politico portata avanti per tutta gli anni settanta da ambienti del l’estrema sinistra e tesa a semplificare la matrice della strage di piazza Fontana, accomunando nella sua pianificazione, nella sua organizzazione e realizzazione potere politico, potere dei servizi e dei militari.
La ricorrenza oggi di Milano, alla presenza del Capo dello Stato Mattarella, dimostra la volontà delle Istituzioni e del Paese di non dimenticare, ma al contrario, di cercare ancora con tutte le forze verità e giustizia anche processuale.
Lo dobbiamo al passato, ma soprattutto alle nuove generazioni, nella consapevolezza morale e storica che come scrisse Pasolini nel 1974, oggi possiamo dire, Noi sappiamo!
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