Il PD dopo Bologna, il Governo e la Legge di Bilancio

Intervento svolto al Circolo PD di Affori.
L’incontro di Bologna per il PD è stato un appuntamento importante. Non è vero che è stata una svolta per arretrare sulle posizioni della vecchia sinistra. È stata una mobilitazione a cui ha partecipato molta gente e dove si è articolata una discussione con interlocutori diversi, non esclusivamente del PD, per confrontarsi sull’agenda che serve al Paese e su cui una sinistra riformista si deve impegnare.
Abbiamo ascoltato molti contributi e abbiamo anche dato un segnale di ripresa e di recupero della volontà di interloquire con i corpi intermedi, in discontinuità con il recente passato. Raramente, infatti, abbiamo costruito dei momenti in cui fossero presenti i tre Segretari dei sindacati confederali, il Presidente di Confindustria e una parte importante dei soggetti organizzati del Paese. Per questo credo che l’appuntamento di Bologna sia stato importante e questo è stato riconosciuto anche dai relatori, come hanno esplicitato nei vari interventi. Credo, quindi, che da questo punto di vista abbiamo dato un bel segnale, manifestando una volontà di apertura e di confronto e di voler provare - insieme a tanti altri - a ricostruire un progetto politico e una proposta alternativa a quella dei sovranisti.
Nel clima siamo stati sicuramente facilitati dalla manifestazione delle “Sardine” che si è svolta a Bologna due giorni prima dell’evento del PD.
Inoltre, oltre a dare segnali di apertura alle competenze e alle rappresentanze sociali, a Bologna abbiamo cominciato a definire un’agenda e a dire con chiarezza che stiamo al Governo perché abbiamo ritenuto necessario impedire che ci fosse uno scivolamento verso una deriva sovranista nel nostro Paese che avrebbe penalizzato l’Italia dal punto di vista economico e democratico ma, in ogni caso, non vogliamo tirare a campare e lavoriamo per mettere in campo alcune proposte.
Innanzitutto, vogliamo mettere al primo posto il lavoro e in particolare il lavoro delle donne, per cui c’è già una proposta di legge riguardante la parità salariale tra uomo e donna. Un’altra grande questione che abbiamo messo al centro della nostra agenda politica riguarda l’aumentare il potere d’acquisto dei ceti medio-bassi e, quindi, l’incidere sui salari. In questo senso, la manovra dà un primo segnale con il taglio del cuneo fiscale e, quindi, si abbassano le tasse sul lavoro dipendente. È un taglio limitato, però, è importante avviare una fase.
Tra le priorità abbiamo anche la necessità di affrontare alcuni problemi sociali e poi il tema dello Ius Culturae, per fare davvero integrazione con i ragazzi che vivono e studiano in Italia.
Questo è un tema non semplice; ogni tanto esce la domanda su che differenza c’è tra l’avere o no la cittadinanza e in questi giorni è emersa la notizia che la squadra di basket di Castel Volturno, com’era già accaduto in passato, di nuovo non può iscriversi ai campionati perché i ragazzini che giocano non hanno la cittadinanza italiana e le regole prevedono che ci sia un numero limitato di stranieri per ogni squadra. Questo è un esempio che indica che il problema è serio.
Inoltre, abbiamo messo al centro della nostra agenda le questioni ambientali, non solo per rispondere a un’esigenza reale o per rispondere alle domande che vengono dai ragazzi del Fridays For Future ma anche perché può essere un’opportunità per innovare un sistema economico e un sistema produttivo, creare occupazione e migliorare la qualità della vita nelle città.
Al Senato abbiamo approvato il Decreto Clima e, rispetto al tema ambientale, con questa legge si comincia a mettere in campo una serie di strumenti per fare in modo che nelle città ci sia una mobilità sempre meno basata sulle auto e sulle moto private e sempre più attraverso l’utilizzo dei mezzi pubblici e dello sharing, per cui, per chi rottama l’auto, sono stati stanziati 500 euro spendibili in abbonamenti nel trasporto pubblico o in servizi di sharing mobility.
Sono state stanziate molto risorse anche per incrementare la forestazione, a supporto di progetti come quelli già messi in atto a Milano.
Su iniziativa del PD è stato ottenuto di cambiare il CIPE (Coordinamento Interministeriale di Programmazione Economia) in CIPESS, cioè Coordinamento Interministeriale di Programmazione Economia e Sviluppo Sostenibile, come ASVIS - Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile chiedeva da tempo, con l’idea di fare dello sviluppo sostenibile e di tutto ciò che comprende (emissioni più basse, energie rinnovabili, economia circolare) un paradigma per ispirare tutte le politiche del Paese.
Su questi punti vogliamo che il Governo si muova.
Stiamo facendo una manovra difficile, che va raccontata e, soprattutto che non dobbiamo lasciar raccontare a Salvini, per questo è importante che si muova anche il partito sui territori.
Uno dei punti fondanti della manovra è sicuramente la lotta all’evasione fiscale ed è un’inversione di tendenza rispetto al Governo precedente che in un anno e mezzo aveva fatto 9 condoni. Noi, invece, proponiamo tracciabilità del denaro (che non riguarda solo i pagamenti con carte di credito), semplificazioni e verifiche che creino le condizioni per ridurre lo spaventoso livello di evasione fiscale italiano. Questo è un punto decisivo della manovra.
Non è vera, però, la narrazione delle manette facili per gli evasori fiscali: in carcere ci andrà solo chi evade il fisco a partire da 100mila euro e se c’è dolo (false fatturazioni, libri contabili scomparsi).
Quando raccontiamo la manovra, la prima cosa che dobbiamo dire è che abbiamo dovuto trovare 23 miliardi per impedire l’aumento dell’IVA.
Nella scorsa Legge di Bilancio era prevista una crescita dell’1, 5% per il Paese ma la realtà è che la crescita è stata pari a zero e, dunque, non ci sono state entrate. Le uniche entrate in più sono state quelle garantite dalla fatturazione elettronica introdotta dai Governi di centrosinistra precedenti.
Trovare 23 miliardi in queste condizioni, quindi, è stato complicato.
Bloccando l’aumento dell’IVA abbiamo impedito che le famiglie si ritrovassero con aumenti di spese di circa 500 euro all’anno. Altre scelte messe in atto riguardano la transizione ambientale e la green economy, su cui abbiamo investito 34 miliardi per i prossimi 10 anni per ridurre le emissioni, incentivare un sistema produttivo ecocompatibile, favorire l’economia circolare, intervenire sul dissesto idrogeologico e fare cose che servono al Paese, se si vogliono dare risposte alle necessità ambientali. Inoltre, sono scelte che definiscono anche un’idea di sviluppo sostenibile sia dal punto di vista ambientale che sociale.
Dopo molti anni si ritorna anche a parlare di un Piano Casa, per cui è stato stanziato un miliardo di euro per quest’anno per consentire una serie di interventi volti a creare nuove opportunità abitative e nuove abitazioni di edilizia sociale, senza consumare suolo ma facendo soprattutto rigenerazione urbana sulle aree dismesse e ristrutturando il costruito.
Un miliardo di euro non è poco nelle condizioni in cui siamo.
C’è poi anche l’abolizione del super-ticket.
Tutto questo lo facciamo senza tagliare sanità, scuola, ricerca o risorse per i Comuni, come si è fatto nel passato, quando c’era bisogno di recuperare risorse.
Sulle tasse si interviene soltanto con l’introduzione di alcune tasse di scopo che credo siano giuste.
Dentro a queste ci sono anche alcune iniziative che stiamo correggendo ma non sono né estranee all’idea di un’attenzione particolare all’ambiente.
Non si può continuare a denunciare sui danni che fa la plastica al mare e poi scatenare il caos quando si cerca di disincentivarne l’uso, facendo pagare la plastica un po’ di più.
L’opinione pubblica, inoltre, sulla faccenda della plastica è più molto attenta rispetto ad un pezzo della classe politica.
E poi c’è la questione della salute: in tutto il mondo si tassano maggiormente le cose nocive.
Oggi, l’Organizzazione Mondiale della Sanità dice chiaramente che le bevande e gli alimenti a base di zuccheri sono dannosi per la salute e, quindi, credo che la “sugar tax” sia giusta.
Di fronte a questo, c’è sicuramente il problema di evitare che la transizione per superare l’uso della plastica in un certo modo e per superare l’abuso di zuccheri crei delle ripercussioni sul sistema produttivo e sull’occupazione. Per questo penso che rimoduleremo queste tasse, soprattutto allungando i tempi di entrata in vigore e intervenendo soprattutto sulle plastiche più dannose, cercando anche i sistemi per favorire la riconversione produttiva di chi produce quelle plastiche.
Alcune tasse potevano essere pensate meglio, come quella sulle auto aziendali, che non è una proposta nostra ma che andremo a correggere. Già è chiaro che toglieremo la retroattività, in modo che valga solo per le auto nuove e soprattutto per quelle più inquinanti.
Una critica che viene fatta è che nella manovra non ci sarebbe niente per la crescita ma non è vero perché rifinanziamo e potenziamo il programma Industria 4.0 con un sistema di incentivi a chi investe nella ricerca e nell’innovazione; abbiamo anche rifinanziato tutti i bonus che per alcuni settori economici sono stati autentici volani (bonus ambiente, bonus ristrutturazioni, bonus sisma, adesso abbiamo aggiunto il bonus facciate).
Questa è la manovra e, a mio avviso è una buona manovra, nelle condizioni date.
Sicuramente è una manovra che mette in campo alcuni principi, in discontinuità con il recente passato.
È evidente che comunque non sarà sufficiente.
Oggi abbiamo di fronte alcuni grandi problemi legati al fatto che in questo Paese manca una politica industriale da troppo tempo.
La questione Ilva e la questione Alitalia sono enormi e stanno dentro a questo ragionamento.
Penso che sia stato sbagliato togliere dal decreto il ripristino dello scudo penale ma far risalire la crisi di Ilva a questa vicenda non è corretto. Arcelor Mittal ha fatto un programma industriale che non è in grado di rispettare, ha firmato un contratto che prevede una parte di compensazione ambientale che non è in grado di rispettare e credo, quindi, che faccia bene la magistratura a verificare se ci sono stati errori o se ciò che è successo è stato fatto appositamente per tenere le quote di mercato con l’idea poi di abbandonare la società.
È importante che sia ripresa la trattativa, che si sia ripreso il dialogo e non si siano fermati gli altiforni ma bisogna sapere che l’acciaio è un settore strategico per il Paese che non riguarda soltanto gli occupati di Ilva, che oltretutto non sono neanche solo a Taranto ma sono anche a Genova e altrove. L’acciaio è un settore decisivo per la nostra economia, dove c’è ancora una componente manifatturiera molto forte, siamo il secondo Paese industriale in Europa dopo la Germania.
È evidente che se viene meno la possibilità di produrre qui l’acciaio si crea un problema reale per il territorio e, quindi, facciamo bene a considerare l’Ilva una questione prioritaria non solo per l’occupazione.
Anche la questione Alitalia viene da molto lontano: probabilmente si sarebbe potuta chiudere alla fine del Governo Prodi, quando si stava facendo l’accordo con Air France, poi il Governo successivo lo fece saltare e oggi ci troviamo ancora in una situazione di grande difficoltà.
È evidente che più la compagnia è debole, più è in difficoltà e più diventa difficile trovare soluzioni.
Ci sono, quindi, molti problemi seri in un quadro politico complicato.
Noi pensiamo che bisogna fare un’alleanza di Governo e non un contratto; lavoreremo per costruire un’agenda dopo la Legge di Bilancio e la porteremo avanti cercando però di mettere in campo un’idea di Paese.
Oggi abbiamo chiaro ciò che vogliamo fare noi del PD ma è difficile prevedere il futuro dal momento che in M5S è in atto una crisi molto seria. Non è solo una crisi legata alla perdita dei consensi ma è legata a divisioni molto serie all’interno: sono divisi i gruppi parlamentari e la leadership è messa in discussione continuamente.
Il voto su Rousseau con cui i 5Stelle hanno deciso di presentarsi alle elezioni sia in Calabria che in Emilia sconfessa Di Maio.
Il come si evolveranno queste situazioni andrà a determinare molto del futuro del Governo e anche della possibilità di costruire un’alternativa forte ai sovranisti. E io penso che questo non lo possa fare il PD da solo. Noi facciamo bene a continuare a sostenere il Governo e a fare in modo che il Governo qualifichi sempre di più la propria azione politica.
Zingaretti dice che siamo una forza tranquilla e responsabile e il PD è sempre stato questo e penso che non dobbiamo vergognarcene, sapendo che abbiamo scelto una strada che in qualche modo prende a insegnamento anche le ragioni della nostra precedente sconfitta.
Su molte questioni sociali, economiche e anche nel modo di essere abbiamo imparato una lezione. Ora molto resta da fare.
Per capire cosa accadrà, conteranno molto le prossime settimane.
Se riusciremo a presentare la manovra economica per quello che è, già possiamo fare un pezzo del lavoro. Tenendo conto che anche su questo incidono le divisioni di M5S e non aiuta la scissione che abbiamo subito: lo vediamo dal fatto che fino ad oggi la manovra l’ha raccontata Salvini; abbiamo passato un mese a fare la manovra con un pezzo di maggioranza che spiegava che qualcosa, quasi sempre residuale, non andava bene perché volevano alzare la bandierina.
Adesso, grazie anche al PD che ha detto basta e che piuttosto che andare avanti così era meglio tornare a votare, mi pare che si siano un po’ attenuate le volontà di utilizzare la manovra non per il Paese ma per rafforzare qualche parte politica.
È chiaro anche che oggi il centrodestra a trazione sovranista è ancora forte. La condizione in cui siamo, quindi, non è diversa da quella che c’era quando abbiamo deciso di fare questo Governo.
Gli scenari futuri dipenderanno anche molto dall’Emilia Romagna, non soltanto per quanto riguarda il Governo.
Il risultato emiliano può essere davvero un punto di svolta, perché se Salvini perde e si interrompe la narrazione del “Capitano che vince tutte le battaglie”, qualcosa può cambiare e si può mettere in moto molto altro.
È importante che si sia manifestata in un pezzo di Paese una reazione popolare, come è stata quella delle “Sardine”, a cui noi dobbiamo fare molta attenzione a non mettere cappelli ma, anzi, dobbiamo porci il problema di come essere in sintonia, raccogliere le domande che vengono da lì e che fino a questo momento non si sono riconosciute in nessuna organizzazione di partito.
Il movimento delle “Sardine” rompe la narrazione di Salvini. Salvini in questi anni è andato avanti spiegando che c’era lui, il popolo e chi non era con lui era o il PD o i centri sociali. Le “Sardine”, però, non sono omologabili né a uno né all’altro.
Sono tanti e mettono in crisi la narrazione su cui Salvini ha costruito “la Bestia”, che è un sistema spaventoso di condizionamento dei social network.
Qualche problema la Lega comincia a mostrarlo in questo periodo.
Noi del PD dobbiamo, quindi, uscire dalla “depressione” e avere un po’ più di orgoglio di quello che stiamo facendo con la manovra e avere anche un po’ più di fiducia nel futuro e in noi stessi.
Bologna è stata utile anche per questo: ha un po’ cambiato il clima tra di noi. La scissione non ha aiutato ma possiamo fare cose positive per il Paese e pensando al Paese.
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