Zaccagnini, 30 anni dopo

Zaccagnini, intese sempre la politica, fin dalla sua gioventù, militando nella guerra partigiana, come un valore alto, ispirandosi alla sua fede cristiana, da porre al servizio del prossimo e quindi a difesa della dignità dell’Uomo.
Valore alto che si dipanò in tutta la sua ascesa politica ed istituzionale, sia come uomo di partito Dc, fino ad esserne il segretario nazionale, sia nelle varie funzioni di ministro, più volte ricoperte.
Zaccagnini, non fu, come disse comprensibilmente, ma ingiustamente Moro dalla prigione brigatista, il segretario più debole che la Dc avesse mai avuto, ma un cattolico democratico che, sentiva in quei giorni drammatici che, segneranno per sempre l’ultima fase della sua esistenza, che cedere al ricatto brigatista, significava compromettere definitivamente la Repubblica, anche a costo di non poter salvare il suo amico Aldo Moro.
Ho letto l’intervista al Corriere di Mons. Mogavero, in risposta a quella rilasciata precedentemente dal Cardinal Ruini, il quale ribadiva che questo Paese, non ha l’esigenza di tornare all’unità politica dei cattolici in un solo partito, già sperimentata e che secondo Lui, dopo i Padri fondatori, si sarebbe persa.
Ebbene, la figura di Zaccagnini, smentisce storicamente tale assunto, in quanto dimostra che, nel momento più drammatico per la democrazia repubblicana, vi erano personalità di primissimo piano della Dc, con alti ideali e valori che, si spesero con grande sacrificio, per difendere la convivenza civile e democratica del Paese. In primis, Benigno Zaccagnini.