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La scissione di Renzi è una sconfessione della sua storia politica

Scritto da Alessandro Del Corno.

Alessandro Del CornoLa scissione di Renzi dal Pd, attraverso, almeno in questa prima fase, la costituzione di Gruppi parlamentari autonomi, rappresenta a mio modo di vedere, seppur rispettandola, un gravissimo errore politico che, rischierà innanzitutto di alimentare la “narrazione Salviniana”, relativa alla nascita del governo Conte II, come un’operazione di palazzo e con un grande problema politico che si pone per i 5 Stelle, i quali, si trovano Renzi, come un soggetto autonomo e decisivo sul piano numerico per le sorti del governo.
Certo, sul piano interno, tale decisione, mina alla radice il valore fondante del Pd che, doveva caratterizzarsi e dovrebbe caratterizzarsi, con l’Unita’ delle sue varie sensibilità politiche, culturali e personali.
A tal merito, ritengo per tale ragione che, fu un grave errore politico la scissione Bersanian-D’Alemiana, come lo sia oggi, quella di Renzi, in un’ottica diversa, ma sicuramente speculare.
Discorso a parte, sarebbe quella di Calenda e di Richetti.
La scissione di Renzi che, non trova al momento grandi adesioni, anche tra i suoi fedelissimi, ma forse non è un caso, rappresenta a mio modo di vedere, una sconfessione totale della sua storia politica, iniziata “antropoligicamente”, con la rottamazione ed evoluta nei giochi di palazzo più tradizionali che, il rottamatore delle origini, liquidava come vecchia e cattiva politica.
Sono tra quelli che alla nascita del Pd nel 2008, esprimeva parecchie perplessità sul piano storico, culturale e politico, ritenendo che, si dovesse fare ancora un cammino da alleati, ma con soggetti distinti.
Ebbene, Renzi ha sempre sostenuto che l’analisi di cui sopra, era nettamente superata e si proponeva, come guida personalistica ed all’insegna postideologica di un unico grande partito riformista di Centrosinistra.
Cosa che avvenne, scalando dapprima il Pd, a dire il vero più per il fallimento degli altri e poi, Palazzo Chigi al motto:” Enrico stai sereno”.
Quindi, il Pd, come un soggetto riformatore irreversibile, dal quale, nonostante anche amarezze personali, non si sarebbe dovuti tornare indietro.
Ed invece ed invece, oggi, si motiva la scelta della scissione, con il fatto che il Pd non ha più una visione di futuro.
È’ una motivazione debolissima che lede tra l’altro alla radice, il rapporto di fiducia che gli elettori avevano riversato su di Lui, nominandolo senatore, di quel Senato che, lo stesso Renzi, voleva abolire con il referendum istituzionale, perso drammaticamente, unitamente ad una serie di rovesci elettorali sul piano politico ed amministrativo, dopo l’illusione del 40% alle europee del 2014.
Per terminare, continuo a ritenere che al nostro Paese, serva una grande forza di Centrosinistra unita e non un ritorno al passato che non esiste più e che si vorrebbe rivitalizzare, con operazioni trasformiste di palazzo, dopo aver tuonato per anni e costruito il proprio consenso personale contro le stesse e quel modo di fare ed intendere la politica.
La “rottamazione”, definitivamente al capolinea!!!
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