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È la grande occasione per fare un governo verde

Scritto da Ermete Realacci.

Ermete Realacci
Intervista di Linkiesta.

«Salvini distrugge l’identità positiva dell’Italia, un’identità comunitaria, accogliente, innovativa, rispettosa dell’ambiente. Se un nuovo governo serve a questo, molto bene. Se è l’ennesimo esperimento tecnocratico, tanti cari auguri. Non credo preluda a un futuro migliore». Un governo ambientalista è il sogno della vita di Ermete Realacci, presidente e fondatore di Fondazione Symbola, e prima ancora di Legambiente, storico esponente dell’ala verde del Partito Democratico. Oggi però quel sogno è diventato una necessità: perché, dice Realacci, altre strade non ce ne sono, se si vuole trovare un’alternativa al governo gialloverde dominato e abbattuto da Matteo Salvini.
Ma allo stesso tempo, dubita del fatto che vi sia una coscienza realmente ambientalista, sia tra i Cinque Stelle sia tra gli stessi democratici: «Gli esponenti del Pd parlano sempre d’altro: il clima non è mai un argomento di visione per i miei compagni di partito», attacca.
Realacci, partiamo dal totocrisi. Come va a finire?
Io penso che l’ipotesi del voto subito sia tramontata definitivamente. Che Matteo Salvini, trascinato dal testosterone, abbia sbagliato tutto. E credo proprio che la saggezza di Mattarella nel gestire una crisi, che peraltro allo stato attuale nemmeno esiste, suffragherà questa mia ipotesi.
Quindi che succede? Governo d’emergenza e poi subito al voto?
Può essere. Detto questo, io non trovo per nulla convincente l’ipotesi di un governo che si limiti a evitare l'aumento Iva e guai finanziari al Paese. Non perché non siano cose importanti, per carità. Ma perché sarebbe un governo senza alcuna sfida comune in testa, che non mobilita nessuna energia. È la solita sospensione di sovranità per salvarci dai guai della politica. Francamente, possiamo fare di meglio.
Cosa?
Beh, abbiamo un Parlamento nella pienezza dei suoi poteri, eletto appena un anno fa. Che ha già espresso una coalizione diversa da quelle che si sono presentate alle urne. Una coalizione, quella tra Cinque Stelle e Lega, che non ha funzionato. Io credo che meriti essere esplorata l’ipotesi di una maggioranza che esprima un’idea diversa del Paese.
In cosa consiste questa idea diversa?
Per me il terreno più convincente si fonda sulla costruzione di un’economia più competitiva perché più a misura d’uomo, che si misura con la necessità di fronteggiare la crisi climatica. Un’economia che è già forte in Italia, ma che hanno bisogno di una politica che le sostenga e da una burocrazia che non la uccida. Pensiamo all’edilizia.
Pensiamoci…
Pochi ne hanno la percezione. Ma l’insieme di misure come il Sisma Bonus, l’Eco Bonus e il Bonus Verde hanno generato 28 miliardi di euro di investimenti privati e 420mila posti di lavoro, dati del Cresme alla mano. Il tutto nel settore che ha perso più posti di lavoro dall’inizio della crisi. È la dimostrazione che la green economy fa crescere, perché è roba nostra, è nel nostro dna. Delle imprese, però, non della politica. Noi abbiamo la compagnia elettrica più avanzata nel mondo, Enel, che si è impegnata entro il 2050 di azzerare le emissioni di Co2. E un governo che su questo tema non ha ancora detto, né fatto nulla.
Eppure i Cinque Stelle nascono come partito ambientalista. Troppe retromarce su Ilva, Tap, Tav…
Io non mi preoccuperei delle retromarce. Mi preoccupo dell’ambientalismo dell’opposizione a tutto che c’era prima. Di impianti a biogas raccontati come fossero la Morte Nera. O della Xylella, a lungo negata, che ha ucciso cento volte più ulivi di quanti ne saranno abbattuti per fare il Tap.
Vale anche per i No Tav, questo ragionamento?
Io capisco i motivi identitari dei cittadini della Val di Susa, ma opporsi al Tav non è ambientalismo. Serve che qualcuno si impegni a spostare le merci da gomma a rotaia. Da Italia a Sizzera le merci vanno tutte su treno. Tra Italia e Francia vanno al 90% su gomma. Parliamo di questo? Magari troviamo una sintesi. Su questo e su altri argomenti.
Tipo?
Parliamo di energia elettrica: l’autoproduzione oggi è una leva di crescita formidabile per le energie rinnovabili. Oggi un Comune che mette i pannelli fotovoltaici sul tetto di una scuola non può usarli nei propri edifici ma deve metterlo nella rete. Pensate che incentivo sarebbe, se ci fosse una legge sull’autoproduzione. O pensiamo alla seconda vita dei materiali: noi siamo il paese delle materie recuperate che diventano materie prime, dai cenci di Prato, alla siderurgia dei rottami del bresciano, fino alle bioplastiche. Tuttavia, non c’è una legge che aiuti tutto questo, che dica che le materie recuperate non sono rifiuti.
Può essere il governo Pd-Cinque Stelle il motore di tutto questo?
Può essere, ma devono cambiare tante cose, anche tra noi del Pd: Zingaretti non è Renzi, ed è molto più attento di lui sulle questioni ambientali. Ma gli esponenti del Pd, quando vengono invitati in televisione, parlano sempre d’altro. Il clima non è mai un argomento di visione per i miei compagni di partito.
Giallo e rosso assieme non fanno verde, almeno per ora...
Almeno finora. Quando ci fu la prima trattativa per un governo Pd-Cinque Stelle - parliamo di un anno fa - a me colpì molto che Di Maio scrisse il paginone del Corriere concordato col Pd in cui si indicavano punti di un percorso comune, senza mai nominare l'ambiente. L’unico riferimento a una vaga idea di sostenibilità era legata all’eliminazione delle auto blu e all’obbligo che fossero elettriche quelle poche che sarebbero rimaste. Non c’era l’idea che questa questione fosse la chiave per maneggiare l’economia del futuro.
E perché oggi dovrebbe essere diverso?
Perché è così che si costruisce un’alternativa politica. Cinquant’anni fa il discorso di Kennedy tracciò la frontiera e portò l’uomo sulla Luna. La nostra prossima frontiera, la nostra prossima Luna, è la soluzione del problema climatico. Ed è una frontiera che riguarda noi come Italia, ma anche l’Europa, anch’essa bisognosa di una nuove missione, anche perché l’economia è al palo e questa è la musica che dobbiamo suonare. Marchionne, prima di morire, aveva cambiato idea sull’auto elettrica, perché aveva capito che sarebbe stato l’unico modo per vendere le macchine in Cina. Non solo, però. Perchè la green economy è anche una costruzione politica.
In che senso?
Giorgio La Pira diceva spesso che solo gli animali privi di spina dorsale hanno bisogno del guscio. a Pira non era un biologo e ignorava armadillo e tartaruga. Ma La Pira voleva dire che la condizione per l’apertura è un’identità forte. E che i muri li costruisce chi ha identità indebolite e degenerate. Quello di Salvini non è patriottismo. La sfida ambientale che non alza muri, ma che al contrario produce inclusione e condivisione, è la risposta giusta per invertire la rotta.
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