Sconfiggere la propaganda, costruire l'alternativa

Eppure mi rendo conto che il problema c’è ed è molto serio: come si fa a smontare la propaganda di Salvini mettendo gli italiani di fronte alle vere questioni di cui dovrebbero preoccuparsi e per cui dovrebbero finalmente reagire? Come si fa a convincerli che nessuno dei loro problemi dipende dalla sorte di quelle 42 persone su cui si accanisce il Ministro dell’Interno e con lui tutto un Governo che nell’arco di un anno ha buttato all’aria i conti pubblici, bloccato gli investimenti, fatto aumentare le tasse e tagliato i soldi a sanità e servizi per i cittadini?
Serve uno sforzo straordinario per ribaltare questa gigantesca operazione di distrazione di massa che rischia di imbrigliare anche l’opposizione e rendere così ancora più faticosa la costruzione di un’alternativa. Sia chiaro: di fronte alla cattiveria che diventa istituzione non c’è dubbio da che parte stare. Hanno fatto bene i colleghi parlamentari del PD ad andare a Lampedusa e a contribuire fino all’ultimo alla ricerca di una soluzione possibile e ordinata alla sbarco dei migranti della Sea Watch, così come è stata giusta la richiesta (inascoltata) del nostro segretario Zingaretti al Presidente del Consiglio di affrontare finalmente in modo serio e responsabile la questione dell’immigrazione. È doveroso opporsi e contrastare in ogni modo le campagne di odio e di intolleranza che girano sui social network, in molti casi costruite proprio da politici appartenenti alle forze di destra, di governo e di opposizione. Dobbiamo continuare a farlo con tutte le nostre forze, ma ancora più forza dovremmo metterla nel denunciare i danni enormi che questo Governo sta producendo ogni giorno al Paese.
Salvini vuole convincere gli italiani che il problema sono i 42 migranti della Sea Watch, obbligando tutti a discutere e a scontrarsi su questo, così che non si parli del fatto che per colpa sua e dei suoi compagni di Governo le fabbriche stanno chiudendo e mettendo in cassa integrazione centinaia di persone. Che per colpa di una legge pasticciata fatta dal Governo di cui lui fa parte (non solo l’altro disastroso ministro in-competente Di Maio) l’attuale proprietario dell’ex Ilva a Taranto ha annunciato che chiuderà l’attività a settembre, lasciando per strada 14.000 lavoratori dell’indotto dell’acciaio, bruciando più di un punto di PIL e soprattutto condannando Taranto a rimanere senza bonifiche per decenni e i tarantini a non avere alcuna garanzia di miglioramento dell’ambiente e della loro salute. Che gli italiani rischiano di subire le conseguenze dirette e pesanti di una procedura di infrazione dall’Europa – dove i massimi sostenitori della linea dura contro l’Italia sono i Paesi sovranisti dell’est, Ungheria in testa, ovvero quelli che Salvini considera suoi alleati ma che evidentemente sono nemici dell’Italia – o che, alla meno peggio, subiranno una manovra finanziaria che vedrà l’aumento dell’Iva e il taglio alle risorse destinate a servizi fondamentali per le fasce di popolazione più deboli e fragili.
Mi rendo conto che c’è una differenza che può sembrare incolmabile tra la semplicità del messaggio che strumentalmente viene fatto passare sull’immigrazione e la fatica di spiegare queste cose, peraltro molto sgradevoli per gli italiani.
Ma forse bisognerebbe cominciare ad affermare ripetutamente e a voce alta a chi incontriamo per strada o sull’autobus e che sentiamo lamentarsi per il figlio che ha perso il lavoro, per il trasporto pubblico che non funziona o per i rifiuti che invadono le strade a Roma che nessuno di questi suoi problemi dipende da uno dei migranti arrivati sulle nostre coste ma che, semplicemente, la colpa è di Salvini e Di Maio. Dovremmo iniziare a tartassare chiunque ci capita a tiro con un messaggio altrettanto semplice, ma nel nostro caso corrispondente alla verità: i responsabili dei loro problemi sono Salvini e Di Maio perchè anziché governare sono troppo impegnati a farsi selfie e litigare, a pensare a come restare incollati al potere anziché a lavorare nei Ministeri sulle crisi aziendali, a sostenere le imprese che investono, a guadagnare credibilità in Europa per cambiarla davvero in meglio.
E insieme a questo destinare ogni nostra energia a spiegare in modo semplice e chiaro quali sono risposte che noi vogliamo dare ai problemi degli italiani: sul lavoro, sulla casa, sul bisogno di curarsi e anche sul fenomeno complesso dell’immigrazione che - ci piaccia o no, a torto più che a ragione - è diventato il bersaglio di ansie e paure che hanno bisogno di trovare un “colpevole” su cui scaricarsi. Insomma, iniziare noi a “dare le carte”, smettendo di inseguire Salvini sui suoi temi e imponendo un terreno nuovo su cui misurarci. Non è un lavoro facile, tutt’altro; servono risorse e capacità per smontare il sistema che oggi c’è e serve indirizzare lo sguardo fuori da noi, smettendo di pensare al nostro ombelico.
Insieme ai colleghi della Segreteria nazionale abbiamo iniziato a lavorare in queste settimane con questo spirito alla costruzione di un’alternativa sempre più necessaria e urgente: lunedì Nicola Zingaretti e con lui tutto il PD inizierà un viaggio tra l’Italia che soffre e l’Italia che cresce, per stare nella quotidianità dei problemi, per confrontarci con tutte le energie e le risorse che ci sono nella società e con cui abbiamo il dovere morale, prima che politico, di lavorare per sconfiggere il prima possibile questo Governo pericoloso e dannoso per gli italiani.
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