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Lavoro e economia

Scritto da Franco Mirabelli.

Franco Mirabelli
Intervento all'incontro "Emergenza lavoro" (video).

In premessa faccio un ragionamento politico perché è evidente che stiamo vivendo una campagna elettorale schizofrenica in cui si tenta di confrontarsi su tutto tranne che sui temi veri che riguardano la vita delle persone e l’economia del Paese.
Questo aspetto ha caratterizzato soprattutto la Lega, con il Ministro degli Interni che in queste settimane è sembrato più preoccupato di lanciare due volte al giorno suggestioni sui temi più diversi (gli ultimi sono stati il ritorno del grembiule a scuola, la chiusura dei negozi della cannabis e la multa per le ONG che salvano le persone in mare) piuttosto che mettere in campo progetti e fare i conti con un’esperienza di Governo che sta creando problemi al Paese.
Questo viene fatto per alcune ragioni, la prima delle quali è farci tornare indietro sul piano dei valori e dei diritti. Dire che le ONG dovrebbero pagare una multa per ogni migrante che viene salvato piuttosto che raccontare cose sull’opportunità di legalizzare la prostituzione o il dire che non serve celebrare il 25 aprile mentre la destra storica rialza la testa, sono tutte cose che vogliono riportarci indietro e mettere in discussione i diritti. Si sta cercando di proporre uno scambio che prevede maggior sicurezza in cambio di meno diritti.
L’altra ragione di questo eccesso comunicativo è quella di voler nascondere i dati economici.
I dati sull’occupazione e sulla crescita sono molto preoccupanti e mostrano che questo Governo, in un anno, ha distrutto quella parte importante di risanamento che avevamo realizzato negli ultimi anni con i Governi guidati dal PD, riportando il Paese in una situazione di grande difficoltà.
Non ne vogliono parlare ora perché ci lasceranno fare i conti con le conseguenze delle loro azioni di Governo il giorno dopo le elezioni europee ma ci sarà la necessità di trovare almeno 30 miliardi di euro (che non si troveranno) per evitare che scattino le clausole di salvaguardia che portino all’aumento dell’IVA al 25% e l’aumento delle accise oppure per reperire risorse dovranno essere tolte le detrazioni fiscali di cui beneficiano le famiglie, ma in ogni caso saranno tutti i cittadini - e in particolare le persone con maggiori difficoltà - a pagare le conseguenze di una politica economica scriteriata.
Di fronte a questa situazione, è evidente che c’è un’irresponsabilità nel continuare a chiacchierare di flat tax.
Siamo in una fase in cui l’economia è in ginocchio. Lo dimostrano i dati che indicano che l’Italia è il Paese europeo che cresce meno, la produzione industriale è diminuita in maniera molto significativa e tutto questo ha conseguenze evidenti sull’occupazione, sia su quella stabile che su quella a tempo determinato.
Questo viene nascosto da chiacchiere su altro o da liti inscenate ma c’è un prezzo grave che rischia di pagare il Paese.

Il PD, invece, ha scelto di affrontare la campagna elettorale per le elezioni europee mettendo in campo delle proposte proprio sui temi dell’economia e del lavoro, presentate recentemente dallo stesso Nicola Zingaretti.
Queste proposte sono state costruite in una relazione forte con le parti sociali e il sindacato.
Il primo tema che ci siamo posti è quello dei salari e, in particolare, della giusta retribuzione che si sostanzia con alcune ipotesi di lavoro, la prima delle quali è quella di abbassare le tasse sul lavoro dipendente a tempo indeterminato, mettendoci 15 miliardi di finanziamento (gli stessi che, invece, Salvini utilizzerebbe per realizzare la flat tax, di cui però beneficerebbero i più abbienti), allo scopo di aumentare il potere di acquisto dei salari.
Questa proposta è in linea con quelle della CGIL e delle organizzazioni imprenditoriali perché nel Paese c’è una questione salariale e riguarda anche la domanda interna ed è condizione per poter rilanciare la nostra economia.
La nostra economia, infatti, tira abbastanza rispetto alle esportazioni, pur sapendo che la crisi generale andrà ad incidere anche su quelle e provocherà una riduzione di esse, ma c’è bisogno anche di rilanciare la domanda interna.
All’interno di questo ragionamento, c’è anche la questione del salario minimo garantito.
In settimana, al Senato, abbiamo presentato una nostra proposta in cui si cerca di fare in modo che non si sacrifichino i salari dei lavoratori per competere, quindi, fare in modo che ci sia un minimo di reddito garantito per i lavoratori.
M5S, su questo terreno, ha presentato una proposta che di fatto esclude la contrattazione con i sindacati dal ragionamento sui livelli salariali e mira a garantire a tutti un salario minimo di 9 euro l’ora.
Il PD, invece, ha costruito una proposta che chiede di dare valore legale alla contrattazione per fare in modo che i livelli minimi previsti non possano essere toccati. L’idea è di fare in modo che non avvenga più ciò che è accaduto in alcune realtà, come ad esempio Settimo Milanese, in cui dopo aver fatto una contrattazione tra imprenditori e i sindacati, gli imprenditori hanno deciso che, comunque, per esigenze di piano industriale, si doveva recedere rispetto all’accordo definito.
Dare valore legale alla contrattazione è un modo intelligente di conciliare l’interesse del sindacato a tenere aperto il tema della contrattazione sul livello salariale e la necessità di garantire che tutti i lavoratori possano avere un salario dignitoso.
Da questo ragionamento resta fuori circa il 15% dei lavoratori, in quanto non coinvolti nella contrattazione. Su questo, la proposta del PD mira alla costituzione di un tavolo con sindacati, Governo e forze imprenditoriali affinché si discuta e lì si vada a determinare i livelli reddituali necessari per garantire un reddito dignitoso ai lavoratori.
A mio avviso, questo è un punto di partenza importante per dare una risposta seria ad un problema che da troppo tempo c’è in Italia.
Inoltre, poniamo la questione degli investimenti perché è evidente che il problema è anche quello di creare lavoro.
Questo Governo non sta creando lavoro: non ci sono in campo politiche serie di sviluppo.
Pensare che il reddito di cittadinanza possa creare lavoro è un’assurdità.
Il lavoro non si trova con il navigator ma si trova se si crea una domanda e se si investe sulle imprese e se si incentivano i settori in via di sviluppo che portano innovazione o che vanno nella direzione della sostenibilità, come la green economy.
Su questi aspetti c’è molto da lavorare ma il Governo sta creando un equivoco, inventando l’idea che il tema degli investimenti sia tutto legato agli investimenti pubblici e che questi non procedono a causa del codice degli appalti recentemente aggiornato, che renderebbe complicate le procedure, senza vedere che molte situazioni non si sbloccano perché non c’è un accordo, come ad esempio la TAV.
Sulla base di questa idea il Governo ha messo in campo il “decreto sblocca-cantieri”, che in realtà non sblocca niente anche perché il codice degli appalti in vigore non ha mai bloccato i cantieri. Nei primi tre mesi di quest’anno sono aumentati del 120% i bandi andati a buon fine e, quindi, i contratti pubblici che sono stati assegnati.
In realtà, il “decreto sblocca-cantieri” riduce tutte le misure a tutela della legalità che erano state messe in campo dal PD negli ultimi anni.
Vengono depotenziati i poteri di ANAC, l’Autorità Nazionale Anti-Corruzione, che dovrebbe fare tutte le verifiche sulle gare d’appalto.
Si torna al passato con la liberalizzazione dei subappalti.
Si torna al passato con la possibilità di affidamento diretto per lavori fino a 200mila euro.
Si torna al passato con la validità del principio del massimo ribasso (e questo poi va anche ad incidere sulla qualità del lavoro e lo stipendio dei lavoratori), cioè il favorire chi presenta il prezzo inferiore.
Con il “decreto sblocca-cantieri” è possibile che un appaltatore che ha vinto la gara dia gli appalti ad aziende che hanno perso la gara, attraverso i subappalti, ed è ovvio che questo può favorire l’accordarsi prima a prescindere dalle regole. Questo crea un problema serio rispetto alla competizione e apre un campo pericoloso rispetto alla possibilità delle mafie e della criminalità di infiltrarsi.
Rimane, quindi, il fatto che non ci sono i cantieri da sbloccare ma ci vogliono investimenti da mettere in campo e idee sui settori su cui il Paese deve investire.
Green economy, lotta al dissesto idrogeologico, sicurezza del costruito e in particolare dell’edilizia scolastica sono, secondo gli studi, i settori in cui è possibile rilanciare un mercato, creare occupazione anche di qualità e il PD si vuole impegnare su questo.
Non condivido l’equazione tra nuove tecnologie e meno lavoro: il lavoro cambia.
Abbiamo già vissuto una fase di trasformazione in cui si è passati dalle grandi fabbriche ad un modello diverso. A Milano il terziario ha attratto molti degli occupati che prima erano impegnati nelle grandi fabbriche.
Sesto San Giovanni è un esempio di come sono state vissute le transizioni di questo tipo: era una realtà di grandi fabbriche e poi ha saputo riconvertirsi, cambiare e investire su altri settori.
Questo credo che sia il tema vero.
Il settore dell’edilizia, ad esempio, se lo immaginiamo pensando di continuare a costruire sempre e nella stessa maniera è chiaro che prima o poi si esaurisce, anche per via del consumo di territorio. Se, invece, pensiamo all’edilizia come un settore che si occupa della messa in sicurezza del costruito, della riconversione degli edifici e dell’efficientamento energetico, viene richiesto un tasso di innovazione maggiore ma su cui si può trovare occupazione.
Le aziende che investono sull’innovazione e formano il personale hanno la possibilità di stare sul mercato.
I dati mostrano che lavorare sugli interventi per contrastare il dissesto idrogeologico del Paese potrebbe comportare 600mila nuove assunzioni.
È ovvio che cambia il modo di lavorare e cambiamo gli strumenti e i metodi di lavoro e questo richiede una formazione continua per far acquisire nuove competenze.
È chiaro che ci saranno dei periodi in cui si rischia che si allarghi una forbice tra chi se vuol essere impiegato in qualsiasi settore avrà necessità di rinnovarsi e altri che rischieranno di essere sempre meno qualificati e sfruttati.
Questo è il problema da affrontare che, quindi, si traduce in quale occupazione riusciamo a costruire dentro ad un sistema economico che cambia e ha sempre esigenze diverse.

Per seguire l'attività del senatore Franco Mirabelli: sito web - pagina facebook

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