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L'urgenza di un'alternativa

Scritto da Chiara Braga.

Chiara Braga Fa una certa impressione leggere le dichiarazioni di questi giorni del Ministro dell’Economia.
Non che la gravità della situazione economica del nostro Paese fosse fin qui sconosciuta: sono purtroppo i dati di numerosi studi indipendenti a certificare che le previsioni di crescita si avvicinando drammaticamente allo zero, gli investimenti sono bloccati, la fiducia crolla e la parola “recessione” è tornata tristemente d’attualità.
Ma è come se con le parole del Ministro Tria si fosse finalmente squarciato quel velo di ipocrisia e irresponsabilità in cui è avvolto l’operato del Governo del cambiamento.
Non c’è nulla di cui essere soddisfatti e nemmeno fiduciosi rispetto alla capacità di questa maggioranza, divisa su tutto, di mostrare un sussulto di responsabilità di fronte a una situazione tanto grave; nonostante ormai tutte le parti economiche e sociali e tutte le forze di opposizione, a partire dal Partito Democratico, stiano chiedendo al Governo di aprire un confronto vero e urgente sulle scelte necessarie a contrastare questo repentino peggioramento della nostra economia.
Quello a cui assistiamo purtroppo è la solita guerriglia interna alla maggioranza, tutta in chiave elettorale e volta alla ricerca del consenso; tutto ciò si misura anche nel modo in cui si stanno gestendo due provvedimenti, mille volte annunciati e non ancora concretizzati, finalizzati nell’intento del Governo a rimettere in moto la nostra economia: il decreto Sblocca cantieri e il decreto Crescita.
Sono passati 12 giorni dall’approvazione “con riserve” in Consiglio dei Ministri e ancora non si conosce il testo di quei provvedimenti; la formula utilizzata per la loro approvazione è la certificazione del fatto che sui contenuti – in particolare su quello destinato al rilancio degli investimenti pubblici – non c’è accordo tra i partner di Governo e nemmeno un’idea chiara di che fare. Le bozze circolate del decreto Sblocca cantieri sono piuttosto inquietanti: passi indietro pericolosi sul terreno della concorrenza, della trasparenza e della legalità negli appalti pubblici e nessuna misura concreta per sbloccare davvero le centinaia di opere bloccate in questi nove mesi dall’inettitudine e dalle divisioni del Governo. La paralisi di queste settimane e il rischio reale che dopo tutti gli annunci e le promesse mirabolanti vengano fuori due provvedimenti vuoti e inefficaci preoccupa soprattutto in vista di quello che accadrà nei prossimi mesi: un nuovo documento di programmazione economica (Def) da presentare entro aprile, una legge di bilancio che dovrà sminare l’aumento dell’IVA per 23 miliardi e il rischio altissimo di nuovi tagli e di aumento di tasse. E preoccupa ancora di più la certezza che da qui al prossimo 26 maggio tutta l’attenzione di Lega e 5Stelle sarà rivolta all’appuntamento elettorale delle europee e delle amministrative e non certo, come invece dovrebbe essere, alla necessità di affrontare i veri problemi dell’Italia, provando a rimediare agli errori e ai danni prodotti fin qui. Ne sono dimostrazione le liti continue dentro la maggioranza, ogni giorno su un tema nuovo, utili a distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dalle vere questioni economiche e sociali che toccano la vita concreta dei cittadini.
Gli argomenti e le priorità della maggioranza sono ormai soltanto bandierine di consenso da una parte e dall’altra. Ne è un esempio la legge sulla legittima difesa approvata questa settimana, voluta da Salvini ma approvata con il voto complice dei grillini ormai subalterni a qualunque diktat del capo della Lega. I numeri dicono che non esiste nessuna emergenza; la legge ha il solo scopo di continuare ad agitare e cavalcare irresponsabilmente le ansie e i sentimenti di insicurezza dei cittadini, ma il portato ideologico e le conseguenze pratiche di questo provvedimento sono devastanti: siamo di fronte alla resa delle istituzioni, alla propaganda dell’illusione di una giustizia fai-da-te che produrrà danni gravissimi e rischi molto alti di suscitare nuova violenza.
Negli articoli che suggerisco qui sotto, tra le letture, si mettono in luce con grande chiarezza questi effetti. A me impressiona in particolare l’irresponsabilità con cui lo Stato implicitamente invita i cittadini ad “attrezzarsi” per difendersi da sé, riconoscendo così di essere incapace di farlo per loro. E mi assilla un pensiero angosciante, tanto più alla luce della proposta di legge presentata da settanta - settanta, non uno – parlamentari della Lega per facilitare l’acquisto di armi: come possiamo pensare che sarà più sicura una società in cui le armi saranno più diffuse, più presenti nelle case di persone spesso impreparate ad usarle, un Paese in cui la violenza domestica e il numero di donne uccise per mano dei propri mariti, conviventi e familiari non accenna a diminuire? Anche i messaggi provenienti dal Congresso della Famiglia di Verona in questo fine settimana e amplificati dai rappresentanti del Governo e dal leader stesso della Lega, offensivi della dignità delle donne e dei loro diritti, discriminatori e reazionari, del tutto lontani a mio parere dalla vera rilevanza e dal ruolo delle famiglie nella società italiana, fanno parte di questa perenne ed esasperata ricerca del consenso.
Ma intanto i problemi reali restano irrisolti. Qualche esempio? Chissà se Salvini che oggi sarà a Como per la sua dose quotidiana di selfie e battutine, porterà qualche soluzione concreta per i lavoratori del Comune di Campione che sono senza stipendio da un anno e per quelli del Casinò, che dipendono anche dalle competenze del suo Ministero. O se illustrerà le misure concrete assunte dal suo Ministero per migliorare la vigilanza e il controllo sugli impianti che gestiscono i rifiuti e che anche in Lombardia, come è successo a Mariano Comense questa settimana, continuano ad andare a fuoco, visto che dopo aver promesso insieme al suo collega Ministro dell’Ambiente Costa di rafforzare i controlli, non ci sono ancora i decreti attuativi previsti dal decreto sicurezza che porta il suo nome.
In questi giorni abbiamo visto anche molte belle espressioni di reazione e di opposizione a queste politiche, provenienti da parti diverse: piazze, manifestazioni democratiche, prese di posizioni forti e autorevoli contro l’operato di questo Governo che ancora prima dei sondaggi infondono una maggiore fiducia nella possibilità di costruire un’alternativa forte e credibile.
Il PD è parte e strumento di questo obiettivo: la relazione del Segretario nella prima Direzione nazionale; il lavoro di costruzione di alleanze larghe e aperte alla società per affrontare la sfida elettorale delle europee e delle amministrative, mettendo al centro i temi del lavoro e della sostenibilità; gli incontri che si terranno nei prossimi giorni con i sindacati CGIL-CISL-UIL, con le rappresentanze economiche e delle imprese e con il mondo del Terzo settore e del volontariato, la volontà di lavorare con spirito di unità e con il coinvolgimento di tutti dopo il Congresso rendono chiara la consapevolezza della responsabilità che sta in capo al Partito Democratico. “Ci vuole fiducia, passione, meno polemiche, più capacità di ascolto e comprensione dei pericoli che l'Italia ha davanti. Tutto quello che stiamo facendo è per l'amore dell'Italia perché di questo c'è bisogno e questo gli italiani devono avvertire”: il PD riparte da qui, dalle parole del Segretario Zingaretti. La strada è ancora lunga, ma la direzione è tracciata e percorrerla in tanti può rendere meno faticoso il cammino.

Per seguire l'attività di Chiara Braga: sito web - pagina facebook

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