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L’Europa che vogliamo

Scritto da Franco Mirabelli.

Franco Mirabelli
Intervento al dibattito "Il Sogno europeo. L’Europa che vogliamo" (video).

L’Europa deve cambiare.
In questi anni sono prevalse le questioni burocratiche e i condizionamenti l’Europa pone rispetto alla nostra economia e ci siamo dimenticati di valorizzare tutto il positivo che l’Europa ha portato.
Dobbiamo avere chiaro che le prossime elezioni europee hanno un’importanza straordinaria per il futuro dell’Europa, per il futuro dell’Italia e per il futuro dei cittadini.
In questi anni, soprattutto da quando è cominciata la crisi, il rapporto tra i cittadini e l’Europa è diventato sempre più difficile.
Si è segnata sempre più una distanza tra un’Europa che, appunto, appariva soltanto come un condizionamento e un soggetto che guardava al rispetto dei parametri e i cittadini che, di fronte alla crisi, hanno vissuto l’Europa come un problema e non come un’opportunità.
Questo è il tema cardine per cui credo che nessuna forza politica alle elezioni europee proporrà di andare avanti così.
Credo che, però, oggi occorre che sia chiaro che alle elezioni europee si uscirà o con un’Europa rafforzata o con meno Europa e bisognerà capire quali saranno le conseguenze di questo.
Lo scontro in atto è questo e su questo non incidono solo i fattori interni ma si sta giocando una partita internazionale.
Noi abbiamo buone ragioni da mettere in campo. Non sarà facile ma dobbiamo farlo.
Innanzitutto vanno ricordate le ragioni che hanno portato i padri dell’Europa a costruire l’Unione, a cui oggi se ne aggiungono altre.
È evidente che alla base ci sono idee diverse del mondo perché non è un tema solo europeo.
Quando, di fronte al Memorandum Italia-Cina, Salvini afferma che prima viene l’interesse nazionale e, allo stesso modo, Di Maio spiega che è nell’interesse nazionale che si può fare a meno dell’Europa o agire al di fuori dell’Europa per fare l’accordo con la Cina significa si ha l’idea - sbagliata - secondo cui uno Stato nazionale può da solo stare nel mondo e competere nel mondo dal punto vista economico.
Se a pensare tutto ciò è Trump può avere un senso per quello che sono gli Stati Uniti ma per un Paese come il nostro è più complicato.
Dobbiamo, quindi, dire con grande chiarezza che l’unico modo per competere con le grandi potenze economiche mondiali - gli Stati Uniti, la Russia, la Cina - è quello di costruire un’Europa più forte e più coesa.
Non è un caso se i nemici che da fuori agiscono per indebolire l’Europa sono gli Stati Uniti e la Russia.
Non è un caso se Putin offre supporto a tutte le forze politiche che si presentano come anti-europee: la Russia ha interesse che ci sia un’Europa debole e che non ci sia un soggetto che, se unito, potrebbe reggere molto bene la competizione. Questo è uno degli argomenti forti da tenere presente.
Oggi, infatti, c’è un’idea del mondo per cui qualcuno pensa che ritraendosi dentro i propri confini nazionali si possa stare sul fronte della competizione.
Un’altra ragione in sostegno dell’Europa l’hanno raccontata i giovani che sono stati in piazza per la sostenibilità, perché nessuno può pensare che i temi che sono stati posti con forza in quelle manifestazioni, cioè la richiesta di un nuovo modello di sviluppo, possano essere affrontati singolarmente da ogni Stato nazionale. Pensare questo è l’idea di Trump, di Putin, di chi sta fuori dall’accordo di Parigi sul clima e di chi dice che non esiste il problema.
Probabilmente c’è un pezzo di mondo che non si pone il tema del futuro o se lo pone in un’altra dimensione. La domanda di futuro che c’era nelle piazze, ad esempio, non viene riconosciuta da Trump, il quale dice che il cambiamento climatico e il riscaldamento globale non esistono.
L’Europa, che non è stata solo cose negative, in questi anni ha saputo dimostrare che proprio su questo fronte si può fare molto, che ci si possono dare obiettivi di conversione dell’economia, di diminuzione delle emissioni, di riduzione dell’effetto serra. L’Europa ha dimostrato che tutto ciò si può fare.
Siamo il Paese economicamente più sviluppato e non possiamo chiedere a quelli del Terzo Mondo di farsi carico loro della dimensione ambientale. La politiche per la sostenibilità hanno bisogno di un soggetto forte.
Un’altra ragione sta nella contingenza: lo scontro che si sta giocando in Europa è tra due schieramenti e dobbiamo dire che nello schieramento in cui si colloca Salvini ci stanno quelli che, in caso di vittoria, saranno i primi a penalizzare il nostro Paese.
I Paesi di Visegrad sono gli stessi che si oppongono ogni volta che si chiede di investire al di fuori dei parametri europei, sono i più granitici nella richiesta di garantire i conti pubblici e sono quelli che si sono opposti in maniera radicale a ogni tipo di accordo per una ripartizione dei migranti sul territorio europeo e che più hanno penalizzato l’Italia in questi anni. Ogni voto a Salvini è un voto che rafforza questi schieramenti e queste politiche, non il nostro Paese.
Dobbiamo anche ricordare le importanti conquiste europee, come l’Erasmus, la libera circolazione delle persone e delle merci. Visto come stanno andando le cose in Italia e come alcuni valori che pensavamo fossero consolidati si possono mettere in discussione, dobbiamo sapere che anche queste conquiste possono essere rimesse in discussione.
Inoltre, le difficoltà che ci sono ora in Gran Bretagna con la Brexit mostrano una cosa chiara: fuori dall’Europa non c’è ricchezza ma ci sono incognite e da subito ci sono grandi penalizzazioni.
Se ne stanno andando dalla Gran Bretagna tutti i centri direzionali dell’economia e delle grandi società multinazionali e della finanza e questo implica una penalizzazione seria per un Paese e non è, quindi, un caso se non trovano l’accordo sulla Brexit. L’Europa comunque deve cambiare e noi dobbiamo rafforzare l’Europa e dobbiamo dare l’idea che le istituzioni europee siano davvero dei cittadini e non dei Governi.
Per questo, il tema dell’elezione diretta del Presidente della Commissione Europea deve essere uno dei temi prioritari della nostra campagna elettorale, perché chi governa l’Europa deve essere legittimato dai cittadini e i cittadini devono avere strumenti per condizionare i luoghi veri delle decisioni, altrimenti il rischio è che passi l’idea che chi Governa l’Europa tenga in ordine i conti e non si occupi della vita reale delle persone.
Affrontare il tema della rappresentanza de cittadini e, quindi, l’elezione diretta di chi poi decide diventa un tema fondamentale per rilanciare l’Europa.
L’Europa è la chiave per affermare anche un’idea diversa di sviluppo, facendo cose concrete come ad esempio togliere dal rapporto deficit/PIL gli investimenti che riguardano l’ambiente, il risanamento ambientale, la lotta al dissesto idrogeologico ecc.
L’Europa che vogliamo è questo, ma soprattutto ha un forte rapporto con le richieste emerse alla manifestazione ambientalista perché lì c’era una grande richiesta di futuro e solo un’Europa più forte può garantire un futuro migliore al mondo. L’Europa, infatti, può svolgere un ruolo mondiale che, in questo momento, né Stati Uniti né chi ha un’idea di democrazia come la Russia o l’Ungheria può garantire.

Per seguire l'attività del senatore Franco Mirabelli: sito web - pagina facebook

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