Il governo Lega-M5S crea danni all’economia

“Questo governo litiga su tutto, è in rotta di collisione con l’Europa e sta massacrando i risparmi delle famiglie: lo dobbiamo fermare perché produce danni, basta con le liti nel Pd”. Nicola Zingaretti, governatore del Lazio, invoca i gazebo con la sovranità del “popolo delle primarie” contro i “vecchi riti” e le congiure dei capicorrente del Nazareno per rilanciare il Pd, in ginocchio dopo la disfatta del 4 marzo 2018. Con la “benedizione” di Paolo Gentiloni e Walter Veltroni, si è candidato in estate ma dovrà fare i conti con due big: Marco Minniti e Maurizio Martina, che punta a diventare l’ago della bilancia nella contesa.
Presidente Zingaretti, persino Romano Prodi ha detto che non sa se parteciperà alle primarie perché non ha capito con quale programma si voglia cambiare il Pd: lei come pensa di convincere il padre dell’Ulivo?
«Il 13 dicembre verranno depositati i programmi dei candidati e io voglio dare all’Italia un segnale netto di cambiamento del gruppo dirigente. Per questo è fondamentale andare ai gazebo: chi ha paura, chi è scontento, chi non ha più votato, chi avverte la voglia di cambiare può far sentire la sua voce, come nel 2007 quand’è nato il Pd. Dobbiamo unire la crescita economica con il rispetto dell’ambiente e la giustizia sociale e puntare sullo sviluppo sostenibile con l’efficientamento energetico. Poi va lasciata alle spalle l’idea di un partito che ha confuso l’orgoglio con l’arroganza e litiga su tutto e con tutti. Ora siamo isolati e senza dialogo con la società, al punto che Matteo Salvini è entrato come un coltello nel burro con i suoi slogan senza incontrare resistenza. Certo, paghiamo i nostri gravissimi errori perché mai s’è visto al mondo dei ministri guidare i cortei contro il governo di cui facevano parte: da noi sì».
Finita la stagione del bipolarismo Prodi- Berlusconi, il Pd è schiacciato da Salvini re del centrodestra e dal M5S: con chi pensa lei di tornare al governo? Con il Pd maggioritario o con un nuovo Ulivo?
«L’Italia oggi è governata dall’alleanza gialloverde che litiga su tutto, quel contratto è fallito. La legge finanziaria è stata bocciata dall’Europa con gravi effetti sui risparmi delle famiglie, i nostri portafogli sono saccheggiati dalle scelte sbagliate di Salvini e Di Maio. Alle famiglie italiane occorre offrire un’alternativa credibile, com’è avvenuto il 4 marzo scorso quando si sono palesati dei comportamenti differenziati: il Pd punito per le sue scelte sbagliate al Governo, è stato invece premiato nelle regioni, come il Lazio, e nelle città, come Padova, dove si sono costruite delle alleanze con la società civile, con i ceti produttivi e i comitati popolari. La vittoria del sindaco Sergio Giordani è modello da esportare, con le esperienze civiche. Bisogna continuare su questa strada e rigenerare l’intero centrosinistra».
Il Pd da solo non ce la farà mai a risalire la china, lei pensa ad alleanze con il M5S, visto che nel Lazio dialogate?
«Non sarei così pessimista. Salvini quanti anni fa aveva il 4%? Nel 2013. Alle ultime politiche ha raccolto il 14%, ora i sondaggi lo danno oltre il 30. C’è una grande libertà nell’elettorato, a Roma il 4 marzo scorso 340 mila cittadini hanno votato Lega e Zingaretti, 5 Stelle e Zingaretti. La mia giunta regionale non è sorretta dal M5S, questa è una fake news messa in giro dagli avversari. Ho fatto un patto d’aula con due consiglieri, uno della Lega e l’altro di Forza Italia, non governo con il sostegno dei 5 Stelle».
Qui nel Nordest le critiche al Governo arrivano da Confindustria e Confartigianato, pronta a marciare su Milano, ma il Pd sembra desaparecido: siamo noi distratti o siete voi lontani dal paese reale?
«Cambiare significa mettersi in sintonia con chi ha capito, prima di noi, i disastri che il governo gialloverde sta provocando all’economia. La protesta proTav a Torino, il corteo al Campidoglio contro il degrado di Roma e anche le piazze piene di donne contro il decreto Pillon e i primi cortei studenteschi sono dei segnali di malessere che vanno colti. Ecco, il Pd deve tornare a essere credibile».
Lei è stato il primo a presentarsi alla segreteria, ora siete in sette, poi resterete in tre, ma c’è qualche “gattopardo” sceso in campo solo per scompaginare gli equilibri ed evitare che nessuno dei candidati vinca con il 50,1%?
«Gli italiani il 4 marzo 2019 guarderanno alle primarie Pd per capire se, come ha detto Martina, dopo la lezione della sconfitta siamo davvero pronti a cambiare mettendo in campo un nuovo gruppo dirigente. Il Pd va rigenerato: chi se n’è andato per formare un nuovo partito a sinistra va rispettato senza avviare percorsi nostalgici».
Crede sia possibile la convivenza con Matteo Renzi, che forse intende fondare un partito stile Macron con i comitati civici?
«Non conosco i progetti di Renzi, penso però che nel Pd ci sia posto per tutti: se sarò eletto segretario rafforzerò il dialogo per far convivere i diversi approcci culturali, le differenze non sono sempre contrapposizione, basta con i settarismi. Dobbiamo aggregare chi non si sente più rappresentato. I ritorni a casa? Va costruito un pluralismo delle idee per combattere insieme, Zingaretti e altri 10 leader non vincono la battaglia contro Salvini e Di Maio. Quando dicono che alle elezioni europee ci dobbiamo presentare con un’alleanza da Tsipras a Macron io sono d’accordo, ma prima vanno definiti i contenuti del programma».