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Intellettuali e governi “borghesi”

Scritto da Vincenzo Ortolina.

Vincenzo OrtolinaArticolo di Vincenzo Ortolina.
Ma sì, via! “Il senso di responsabilità torni a illuminare la classe politica: l’agenda delle priorità è enorme, e nessuno, da solo - singolo o partito - potrebbe sopportarne il peso” (da L’Eco di Bergamo).
Via, dunque, Bersani (l’ex “comunista”, come non omette di ricordarci in un apposito fondo il “Corrierone”), per favore, e si faccia di corsa un “governo del presidente”, un governo di scopo, o come lo si voglia chiamare, che abbia l’obiettivo di: cambiare la legge elettorale, provare a rilanciare l’economia, far dimagrire lo Stato anche al fine di alleggerire il debito pubblico, tranquillizzando l’Europa.
Un esecutivo che deve essere sostenuto inevitabilmente da PD, PdL e Lega.
E il Grillo, che intanto si becca, ma non pare troppo dispiaciuto, il governo di “rigor Montis” (ipse dixit) parte seconda? E chi lo sa! Cosa intendono fare ce lo dirà, eventualmente, il (già forzitaliota?) Casaleggio.
E così, il “caimano” torna pienamente in gioco (allegria!), alla faccia di chi, cinquestellati in primis, si proponeva di “farlo fuori” sancendo, nella “giunta per le elezioni”, la sua ineleggibilità. Un’ipotesi che fa stracciare le vesti a Pigi Battista, uno ormai, anch’egli nell’olimpo dei grandi opinionisti “liberali” del quotidiano di via Solferino.
La legge del ’57, ricorda, non è incontrovertibilmente applicabile al “patron” di Mediaset (che non è l’incarnazione del male, precisa, accomodante, il “nostro”), e le sconfitte subite dalla sinistra contro Berlusconi, aggiunge, sono dovute agli errori e alle manchevolezze della prima, e non sono il frutto di un inganno.
Tanto meno, ci mancherebbe! del predominio dell’uomo di Arcore nel campo delle TV: chi mai l’ha detto, suvvia!, che l’opinione pubblica si forma anche grazie allo strumento televisivo? In argomento, io stesso ritengo che la strada dell’ineleggibilità, visti oltretutto i precedenti, non sia realisticamente percorribile, comunque la si pensi.
Resta però evidentemente sul tappeto la questione del conflitto d’interessi, sulla quale sono note le timidezze dimostrate dal centrosinistra, incapace di affrontarla, nel tempo, seriamente e con forza.
Andrebbe tuttavia considerato che, se, forse inevitabilmente, l’opposizione di sinistra è stata costretta, in qualche misura, a scendere a compromessi col “nemico”, in materia, dovendo tener conto dell’enorme potenza di fuoco a disposizione di quest’ultimo, agli intellettuali davvero liberali (che dovrebbero essere i cantori delle regole e delle istituzioni) sarebbe spettato, io credo, di stigmatizzare senza tregua, giorno per giorno, minuto per minuto, l’enormità dell’anomalia del Berlusconi politico.
Anomalia di cui l’ultimissimo evento, l’“assalto” dei parlamentari Pdl al tribunale di Milano, è stato forse solamente il più folcloristico. In realtà l’hanno svolto poco e male, questo compito, i grandi opinionisti del Corriere della sera, e pertanto la “rinascita” del Cavaliere è anche un po’ colpa loro.
Che sono poi i medesimi che, in questi stessi giorni, fremono perché si faccia un buon governo “borghese” (leggi Panebianco) che aiuti l’Italia a rilanciare il sistema capitalista “senza se e senza ma”. Perché la colpa della crisi, per carità, non è minimamente imputabile (anche) alle storture di questo sistema! E, in ogni caso, dalla crisi si esce soltanto producendo nuova ricchezza. Niente di più, niente di meno. “Non ci sono diritti senza ricchezza”, scrive Ostellino, nel suo trilionesimo articolo fotocopia.
Lo sviluppo e il lavoro non li producono lo Stato ma unicamente “una società civile libera di esprimere la propria personalità”. Viva gli “animal spirits”, ordunque. Non serve pensare a un progetto nuovo di società, a un possibile nuovo modello di sviluppo: basta rendere più aperta quella che abbiamo. L’individualismo è un valore assoluto, la proprietà privata un diritto fondamentale (ma chi mai mette in discussione ciò, ormai, egregi signori?) e fonte di libertà. Non, invece, una colpa da espiare, come pensa la sinistra. La quale, insiste il già citato Panebianco, è interessata soprattutto alla redistribuzione del reddito (orrore!), e costretta, allo scopo, a mantenere un regime di tasse alte. Soltanto la destra (evviva!), allora, in quanto non afflitta da pregiudizio antiborghese, è in grado di propiziare la crescita. Ecco dunque la ricetta del quotidiano “della borghesia”, riproposta non a caso anche in questo frangente politico.
Mi ha confortato un poco, allora, leggere sullo stesso giornale, nei medesimi giorni, un pezzo del prof. Magatti il quale, accennando alle recentissime novità vaticane, e avendo evidentemente presente l’immagine del nuovo Papa, parlava della necessità di innovare, guarda caso, il modello economico, oltre che le istituzioni politiche, di rilegare meglio l’economia con la società, ritenendo inimmaginabile una crescita economica basata unicamente sulla “potenza” e disinteressata alle persone e allo sviluppo “sociale”.
E convinto che “senza giustizia, anche la crescita si blocca”. “Giustizia” un termine mai usato, invece, negli articoli del “Corrierone” sopra ricordati, come neppure la parola “equità”. Viva, pertanto, un nuovo governo “borghese”. Mi resta però un dubbio: ma è davvero pensabile che il PD riesca a mettersi d’accordo, in tema di legge per le votazioni, con coloro che hanno voluto il “porcellum” soltanto per difendere il proprio orticello elettorale?
Eppoi, per rilanciare l’economia, perché ci sia concorrenza vera, per far funzionare meglio il Paese (come piacerebbe a tutti noi, non soltanto agli illustri intellettuali di via Solferino) e ridurne anche i costi complessivi, non ci sarebbe forse bisogno, quanto a riforme (penso agli otto punti del partito democratico), anche di una nuova legge sulla corruzione e di norme contro il reato di riciclaggio, il falso in bilancio, il voto di scambio, il voto mafioso, le frodi fiscali, eccetera? Nonché (ci ritorno) sul conflitto d’interessi? “Ma cosa volete che importi al disocuppato il conflitto d’interessi”, vespizzava tempo fa, a Porta a porta, il Bruno nazionale, mentre Silvio (immagino), sogghignava a casa sua!
E allora, governo di larghe intese per fare davvero cosa, nel concreto? E il comico cinquestellato cosa dice, in argomento?
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