Roma trovi l’accordo con la Ue

Maurizio Martina, al convegno Pd in corso a Milano, l’ha chiamato «leader dei progressisti europei» e ne ha incassato in cambio un’investitura. «Caro Maurizio, con te al timone l’Italia saprà ritrovare una maggioranza socialdemocratica. Non perdiamo le speranze, lottiamo per ciò in cui crediamo». Pedro Sanchez, premier spagnolo e segretario del Psoe, è un esperto di rinascite. Due anni fa si era dimesso da tutte le cariche, ma, passando da una sanguinosa lotta di partito, a giugno è diventato presidente del governo di Madrid. Pur con un esecutivo di minoranza (il suo Psoe è al 22%) Sanchez piace e ora i sondaggi lo vedono oltre il 30%. Una parabola che fa sognare quelli del Pd.
Presidente, da che parte starà quando in Europa si discuterà il bilancio italiano 2019? Con il Nord del rigore o il Sud della flessibilità?
Presidente, da che parte starà quando in Europa si discuterà il bilancio italiano 2019? Con il Nord del rigore o il Sud della flessibilità?
«Spero che Roma arrivi ad un accordo con la Ue. Porterebbe benefici soprattutto a chi sta ancora soffrendo per la crisi. La contrapposizione Nord-Sud è fuorviante. La Spagna è ormai nella post-austerità e sta dimostrando che si possono avere politiche progressiste, di ricostruzione del Welfare senza affossare i conti pubblici».
Lei ha alzato lo stipendio minimo, le pensioni, gli aiuti sociali e le spese per l’istruzione.
Lei ha alzato lo stipendio minimo, le pensioni, gli aiuti sociali e le spese per l’istruzione.
«Sì, ma il bilancio 2019 rientra nelle regole Ue con un obbiettivo di deficit dell’1,8% del Pil, una riduzione del debito di 2 punti e un superavit primario per la prima volta dal 2007».
Un esempio per l’Italia?
Un esempio per l’Italia?
«Vorrei solo condividere due riflessioni. La Spagna ha bisogno dell’Italia per affrontare assieme molte sfide. Dalla migrazione all’integrazione europea. E anche il resto d’Europa ha bisogno di voi per rinforzarsi e riformarsi. L’Italia non deve restare al margine del progetto che ha contribuito a fondare. Soprattutto in vista della Brexit, una grande opportunità per approfondire l’unione».
Cosa vorrebbe cambiare di questa Europa?
Cosa vorrebbe cambiare di questa Europa?
«Non potremo restare nella stessa zona monetaria se non avanziamo verso l’unione economica, fiscale e bancaria. Un giorno avremo un bilancio comunitario e ci doteremo anche di un pilastro sociale. Ho proposto un’assicurazione europea contro la disoccupazione. Non importa se non passerà subito. Importante è seminare, andare nella direzione giusta».
Gli europeisti come lei si stanno facendo rari.
Gli europeisti come lei si stanno facendo rari.
«Non sono d’accordo perché ci sono processi di integrazione regionale in tutti i continenti. Persino un antiglobalista come Trump ha rinnovato gli accordi con Messico e Canada. È il senso della storia. Si vedrà nel voto europeo di maggio. Per quanto gli euroscettici si agitino e facciano rumore, resterà maggioritario chi crede nell’Unione Europea».
Crede a una congiura internazionale anti-euro?
Crede a una congiura internazionale anti-euro?
«L’euro è una moneta che fa i singoli membri più forti? Sì. Il mercato interno europeo ci rende più appetibili rispetto ad altre regioni del mondo? Senza dubbio. Ci sono oscuri interessi politici ed economici che desiderano minare tutto ciò? Non lo so, ma è possibile. Quindi devo essere pronto per eventuali minacce».
Quando ha accolto la nave Aquarius è sembrato fare un dispetto a Salvini.
Quando ha accolto la nave Aquarius è sembrato fare un dispetto a Salvini.
«Accolsi la Aquarius per tre ragioni. Per dimostrare che il dramma del Mediterraneo non poteva essere gestito da un singolo Paese, ma che è un problema europeo. Per esprimere solidarietà alla società italiana che ha assorbito un flusso imponente di immigrati. E, infine, perché non possiamo voltarci dall’altra parte quando qualcuno rischia di annegare».
Come si affronta l’ondata migratoria dal punto di vista, come dice lei, umanista?
Come si affronta l’ondata migratoria dal punto di vista, come dice lei, umanista?
«Quando sono arrivato al governo pochi mesi fa la Spagna non aveva neppure una vera politica migratoria. Noi abbiamo aumentato i fondi e lo staff per occuparsene; rinforzato la cooperazione bilaterale con i Paesi di origine e di transito; creato un comando unificato nello stretto di Gibilterra per controllare le frontiere. E l’abbiamo fatto con responsabilità e umanità. I Paesi di prima linea come Grecia, Malta, Italia e Spagna non devono litigare tra loro, ma costruire una politica migratoria europea, assieme. Io chiedo al governo italiano: lavoriamo assieme».
Il 27 ottobre di un anno fa, Barcellona proclamava l’indipendenza. Da allora politica e società catalane sono rimaste spezzate. Cosa sta facendo il suo governo?
Il 27 ottobre di un anno fa, Barcellona proclamava l’indipendenza. Da allora politica e società catalane sono rimaste spezzate. Cosa sta facendo il suo governo?
«Stiamo aspettando, rispettosamente, una serie di sentenze della magistratura nei confronti dei protagonisti dell’indipendentismo. Sentenze che, è ovvio, avranno un impatto politico. Però al di là della vicenda giudiziaria stiamo lavorando a una risposta politica. L’indipendentismo ha la maggioranza parlamentare in Catalogna ma non la maggioranza sociale. Quindi il problema ora non è l’indipendenza, ma la convivenza tra catalani. I principali responsabili della tensione, voglio essere chiaro su questo, sono le istituzioni catalane. I separatisti devono parlare con chi non vuole andarsene dalla Spagna. Un accordo tra le due parti su una qualche forma di auto-governo dovrà andare ai voti e, spero, raccoglierà il consenso del 70-80% dei catalani. Ecco, il mio governo sta lavorando in questa direzione. Non accadrà subito, neppure fra 5 mesi, ma in qualche anno di certo».
E i politici indipendentisti ancora in carcere?
E i politici indipendentisti ancora in carcere?
«Il potere giudiziario spagnolo ha dovuto far fronte a una situazione inedita. Io non posso influire sulla magistratura quindi non mi esprimo. Ricordo comunque che in tutti gli indici di stabilità democratica, la Spagna risulta ai primissimi posti, vale a dire siamo uno Stato sociale democratico e di diritto. A me compete solo porre le basi per una soluzione politica e lo sto facendo».