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Il Castello di Miasino

Scritto da Franco Mirabelli.

Franco MirabelliIntervento a Radio Popolare (file audio).

Abbiamo cercato di capire come sia possibile che la situazione del Castello di Miasino vada avanti da così tanto tempo.
Siamo stati portati a Miasino dall’Associazione Libera e abbiamo chiesto al prefetto Caruso (direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata) di rendere conto di una situazione che è veramente paradossale.
Nella sostanza, la società Castello di Miasino srl ha avuto in gestione il bene dal 2002, quando c’era stato il sequestro ma non ancora la confisca; nel 2006, dopo la confisca, ha mantenuto la locazione e nessuno ha più controllato.
Quando c’è stato il primo contratto di gestione, ovviamente, la proprietà della società Castello di Miasino srl non era della signora Galasso, lo è diventata successivamente e lo stesso direttore Caruso ci ha detto che se ne sono accorti tardi.
È evidente che tutto ciò contraddice tutti i principi sia della legge sulla confisca che del codice antimafia ma il problema è che la questione va avanti. Non c’è soltanto questo ma c’è anche il fatto che lo Stato, da dicembre 2013, ha finalmente intimato il pagamento di 178.000 euro, che sono i soldi della locazione dal 2010 al 2013 che non erano stati versati nelle casse dell’Agenzia dei beni confiscati.
Questa situazione è la conseguenza di limiti legislativi, nel senso che una struttura come il Castello di Miasino, se messa a disposizione del Comune e della Provincia di Novara, avrebbe potuto essere valorizzata e utilizzata bene e sarebbe stato un segnale importante perché più riusciamo a dare il senso che i beni sequestrati e confiscati vengono poi destinati ad attività sociali e rimessi in circolo svolgendo una funzione di interesse pubblico più forte è il segnale che la lotta alla mafia funziona.
Oggi c’è una legge che non consente di fare questa operazione per i beni di proprietà di aziende confiscate e, siccome la confisca è stata della società che era in possesso del bene, nella sostanza, quel bene può solo essere messo in locazione o in vendita. Sulla vendita, evidentemente, si è proceduto troppo lentamente.
Nel 2011 è stato intimato lo sfratto alla società Castello di Miasino srl ma l’Agenzia dice che c’è il rischio che se il bene - che ha avuto anche una forte attenzione mediatica - venisse sgomberato, una volta svuotato il Castello e tolto il possesso alla società, questo possa diventare oggetto di rappresaglie e attentati e, quindi, se ne comprometterebbe anche il valore. È stato commissionato uno studio per la messa in sicurezza. Quel bene ha consentito, comunque, di avere 828.000 euro sul conto corrente della procedura di sequestro e, quindi, ci sarebbero anche i soldi per una messa in sicurezza con un sistema di videosorveglianza.
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