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L’ultimo partito, dieci anni di PD

Scritto da Rosa Aimoni.

Incontri Riformisti 2017 Nell’ambito degli incontri riformisti del Partito Democratico, che si sono svolti a Tartano il 7-8-9 luglio, si è tenuto il dibattito intitolato “L’ultimo partito, dieci anni di PD”, al quale hanno partecipato Luciano Fasano (Università degli Studi di Milano), Paolo Natale (Università degli studi di Milano) e Michele Salvati (direttore Il Mulino). (Video del dibattito - scheda del libro).
Durante il dibattito si è discusso delle diverse correnti ideologiche che hanno attraversato la sinistra nel corso degli ultimi anni.
A questo proposito, è bene sottolineare che la pluralità di idee presenti nel partito può costituire un’enorme ricchezza, soprattutto in un contesto storico come questo, dove i vecchi ideali politici sembrano essersi disgregati. Sarebbe inoltre impossibile, per qualsiasi tipo di associazione politica, non andare incontro a queste contraddizioni, che sono anche la conseguenza dei cambiamenti profondi e repentini che si sono verificati negli ultimi tempi, anche e soprattutto a causa dell’avanzare della tecnica. Anzi, sarebbe giusto aggiungere che la staticità e la fissità delle idee, per qualsiasi organizzazione, può solo portare al suo annullamento. È però necessario costruire un rapporto dialetto, che si possa concludere con una mediazione dalla quale scaturiscano programmi condivisi.
La sinistra italiana deve quindi dibattere su questo tema: cosa si può recuperare dal passato e cosa deve essere invece superato? Nei decenni scorsi la sinistra si rifaceva a correnti di pensiero, filosofiche e politiche, di matrice socialista o marxista. Dal 1989 tali correnti hanno dovuto affrontare una forte crisi, e confrontarsi con pensieri che in Italia iniziavano via via a profilarsi, ossia quelli della sinistra liberale.
La differenza fra queste due grandi correnti (sinistra massimalista, sinistra liberale), non è solo ideologica, ma riguarda anche il modo di vedere lo stato e il rapporto di questo con i cittadini. Per fare un esempio, alcuni filosofi della sinistra liberale inglese, come Bertrand Russell, hanno visto nel decentramento amministrativo dello stato l’unica soluzione per il reale affermarsi ed esplicarsi della personalità dell’individuo. A questo fine, lo stato federale o decentrato viene considerato un modello sociale e giuridico migliore, da contrapporsi all’accentramento, modello preferito dalla sinistra tradizionale.
Tuttavia, la divergenza di vedute non ostacola necessariamente la formulazione di un’idea condivisa, che può essere elaborata non rifacendosi esclusivamente a modelli ideologici precostituiti, che pure sono importanti, ma guardando e analizzando la vera situazione del Paese. Di quale modello ha più bisogno? Quali materie dovrebbero essere demandate alla competenza esclusiva dello stato, e su quali invece è preferibile un’autonomia degli enti territoriali (regioni, province, comuni etc)?
Per quanto mi riguarda, penso che un tavolo di confronto possa fare emergere un modello, non liberale e nemmeno radicale, ma semplicemente italiano. Un “modello Italia”, elaborato dal Partito Democratico, frutto di una dialettica condivisa e di un’attenta analisi delle criticità, che dovrebbe proporre soluzioni ai principali problemi del Paese valutando solo ed esclusivamente ciò di cui esso ha bisogno.

Articolo di Rosa Aimoni, inviata a Tartano
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