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Non solo Pil, sviluppo sostenibile e coesione sociale, economica e territoriale, ridurre le disuguaglianze

Scritto da Rosa Aimoni.

Incontri Riformsti
In questi giorni si stanno svolgendo a Tartano (So) una serie di conferenze organizzate dall’Associazione Democratici per Milano, dal Circolo Dossetti e dall’Associazione “Libertà Uguale”.
Le conferenze svolte sabato 8 luglio, alle quali hanno partecipato Aluisi Tosolini, Presidente di Forma Futuro, Giampiero Lupatelli, Vicepresidente Caire, e Claudio de Vincenti, Ministro alla Coesione Territoriale e al Mezzogiorno, hanno avuto come tema principale il progresso e la sostenibilità economica. [Video]
Oltre il Pil esistono altri indicatori, lo studio dei quali è essenziale per valutare l’effettivo benessere dei cittadini e delle famiglie. Per capire questo è però necessario conoscere la radice sociale e culturale della parola sviluppo. Il concetto di sviluppo in Occidente ha come antecedente ideologico la filosofia del positivismo, che ha avuto come conseguenza la rivoluzione industriale e la rapida crescita economica iniziata nel Diciottesimo secolo.
L’esponenziale sviluppo economico ha di fatto acutizzato la differenza tra Paesi sviluppati e non sviluppati. A questo proposito, si può dire che l’Occidente ha sempre avuto come obiettivo quello di esportare il proprio modello economico, politico e sociale anche ai Paesi non sviluppati, come se fosse una sorta di evangelizzazione. Tale idea ha radici lontane, e deve la sua nascita allo sviluppo della civitas romana, che per sua natura tendeva ad espandersi e ad inglobare diverse etnie (imperium sine fine). Questo modello di sviluppo sociale ed economico risulta più chiaro se viene confrontato con quello della polis greca, che invece considerava la non espansione e il contenimento demografico ed urbanistico elementi fondamentali per la propria sopravvivenza.
Tuttavia, negli scorsi decenni si è compreso che lo sviluppo economico Occidentale sta andando incontro a precisi limiti, che in passato non erano stati considerati. Già negli anni 70 venne messo in luce come l’aumento della popolazione, l’esauribilità delle risorse naturali e l’inquinamento ambientale sbarrino di fatto l’espansionismo economico Occidentale.
Diversi sono i fattori che sono stati messi in luce da studiosi ed economisti. Innanzitutto, l’economia Occidentale, nonostante le sue velleità espansionistiche, non garantisce un’equa distribuzione delle risorse. A questo proposito, negli anni Ottanta viene messa in rilievo la distinzione fra Nord e Sud del mondo, che rappresenta le concrete disuguaglianze sociali presenti nel nostro pianeta.
Un altro aspetto riguarda il concetto di qualità della vita, che non dipende solo da fattori economici, come il Pil o il reddito medio pro-capite, ma anche dalla qualità dell’ambiente, dalla possibilità di potersi istruire e di poter partecipare alla vita sociale e politica, dall’aspettativa di vita e dalla possibilità, da parte dei settori tradizionalmente sfavoriti delle popolazioni, di poter accedere alla più alte cariche sociali. I nuovi indici economici prendono quindi in considerazione, oltre al reddito, anche questi elementi, che sono ricompresi nel concetto di sviluppo sostenibile e di sviluppo umano.
Per sviluppo sostenibile si intende un modello di sviluppo economico che garantisce il soddisfacimento dei bisogni della popolazione presente senza compromettere la qualità di vita delle popolazioni future. Per garantire lo sviluppo sostenibile sono fondamentali serie politiche ecologiche, volte alla tutela del territorio.
In ultimo, nel nostro Paese è presente da parecchi anni una sensibile decrescita demografica, accompagnata dall’aumento degli ultrasettantacinquenni, che ha avuto un forte impatto soprattutto nei territori interni. Le politiche locali devono valorizzare di questi territori e le loro specificità, tentando al contempo una ripopolazione di queste zone. Questo, naturalmente, è possibile solo con lo sviluppo dei servizi di base, come il welfare, la scuola secondaria e l’università, e con l’attuazione di politiche concrete volte allo sviluppo economico di queste zone.

Articolo di Rosa Aimoni, inviata a Tartano
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