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La regolamentazione del settore dei giochi

Scritto da Franco Mirabelli.

Franco Mirabelli
Intervento svolto all'incontro con gli studenti dell’IIS Montale di Cinisello Balsamo.

Il tema è molto complesso. Provo a fare un quadro delle normative e di come funziona il rapporto tra lo Stato e il gioco con premi in denaro, unitamente a ciò che si sta facendo in Parlamento.
Tutte le forze politiche e tutte le istituzioni, infatti, si sono accorte che su questo tema è necessario produrre molti cambiamenti perché la situazione attuale non è più sostenibile visto l’aumento delle persone che rischiano di rovinarsi a causa del gioco e, di fronte a questo, lo Stato non può rimanere a guardare.
In Italia si può giocare solo se lo Stato dà una concessione per aprire dei punti gioco (a fronte del pagamento delle imposte e di altri obblighi). Questo procedimento si chiama “riserva statale”, in quanto è lo Stato che si riserva di decidere chi e con quali modalità può operare nel settore del gioco con vincite in denaro.
Nel corso degli anni, sono state fatte una serie di norme per il settore che, però, si sono susseguite senza una grande coerenza e che, di conseguenza, hanno prodotto svariati problemi.
Questo ha portato ad un’esplosione della domanda e dell’offerta di gioco.
Il vero punto di svolta è stato nel 2002, con la decisione del Governo in carica in quel periodo di legalizzare le slot machines nei luoghi pubblici generalisti (bar, tabaccherie, ristoranti, circoli aggregativi) al fine di recuperare denaro (attraverso le tasse) per la ricostruzione post-terremoto in Molise.
Andando in giro, oggi si vedono gli effetti di quel provvedimento e la diffusione incontrollata di slot machines nei locali pubblici, spesso accessibili a tutti. Questo ha causato anche il diffondersi delle patologie derivanti dal gioco.
Per molti anni, quindi, lo Stato ha guardato al gioco d’azzardo come ad un’opportunità per reperire risorse e questo ha portato alla moltiplicazione dell’offerta di gioco.
Su questo è necessario tornare indietro.
Il lavoro che si sta facendo in Parlamento per riordinare complessivamente il settore dei giochi va in questa direzione.
In questi anni, in assenza di una regolamentazione valida su tutto il territorio nazionale, i Comuni e le Regioni hanno svolto un ruolo di supplenza, creando dei regolamenti per il gioco, in particolare per limitarlo in certi orari e ad adeguate distanze dai luoghi ritenuti “sensibili” (scuole, chiese, oratori). Purtroppo, però, essendoci delle leggi nazionali non chiare, tutto ciò avviene con continue battaglie legali. È, quindi, necessario un riordino del settore che ponga regole certe e valide su tutto il territorio nazionale.
Lo Stato non può più fare finta che non ci sia un problema di eccessiva diffusione del gioco in Italia.
L’obiettivo che ci si è posti è, dunque, quello di ridurre l’offerta e la domanda di gioco.
Ridurre l’offerta significa che occorre ridurre i punti in cui si gioca.
Per ridurre la domanda occorre fare molta prevenzione e informazione (quindi incontri utili a spiegare le problematiche relative al gioco, il danno che può produrre sulla vita delle persone) ma anche intervenire molto più pesantemente di ciò che è stato fatto fino ad ora sul divieto di pubblicità. Con la Legge di Stabilità del 2015, infatti, si è riusciti a proibire la pubblicità del gioco sulle reti generaliste fino alle 22.00 ma è rimasta la pubblicità durante le manifestazioni sportive che è molto più assillante e pericolosa per i messaggi che manda, in quanto diventa quasi funzionale allo sport in corso perché invita lo spettatore a scommettere su ciò che potrà avvenire da lì a pochi minuti, in modo semplice.
Anche sul fronte della riduzione dell’offerta di gioco sono state fatte alcune azioni; sicuramente ne servono altre più incisive, tuttavia, è in atto una Conferenza Stato-Regioni anche per discutere di questo.
Sempre nella Legge di Stabilità del 2015 è previsto che vengano ridotte le slot machines del 30% dai locali pubblici nel 2019. L’obiettivo, però, è ottenere già da subito questo risultato e per questa ragione si sta discutendo nella Conferenza Stato-Regioni.
Si cerca, così, di togliere l’anomalia che si era creata nel 2002, eliminando le macchine da gioco dai locali pubblici che sarebbero predisposti per altro.
È necessario, inoltre, ridurre anche il numero delle sale gioco e porre regole ferree per controllare meglio quelle che resteranno.
Un’altra richiesta che è stata presentata è quella di avere slot machines con accesso da remoto in modo che siano collegate all’agenzia dei Monopoli di Stato perché ad oggi purtroppo funzionano con delle schede che, se modificate, possono produrre dati falsi che imbrogliano i giocatori e che non producono nemmeno entrate per lo Stato.
Si deve intervenire anche per impedire ai giocatori di rigiocarsi interamente le vincite.
Oggi c’è un obbligo di legge affinché ogni slot restituisca in vincite almeno il 70% del giocato ma è evidente che se viene rigiocato tutto non rimane più nulla.
Ci sono sistemi per fare in modo che una parte delle vincite venga accantonata e, quindi, non possa essere rigiocata; ci sono sistemi per delimitare le giocate su cifre stabilite preventivamente; ci sono sistemi e tecnologie da valutare perché possono essere di aiuto per bloccare un gioco eccessivo e lesivo.
Così come è importante la formazione degli operatori del settore in modo che chi è sala a diretto contatto con i giocatori possa controllare che i minori non giochino ma possa anche riconoscere soggetti maggiormente problematici e intervenire adeguatamente in aiuto in caso di necessità.
C’è bisogno, quindi, di mettere in campo una serie di norme e di azioni a tutela delle persone che devono essere certe perché il gioco è anche un comparto industriale vero, con aziende e lavoratori.
In merito alla questione della tassazione sul gioco, ritenuta troppo bassa, deriva dal fatto che non viene tassato il guadagno del concessionario o del gestore ma tutto il giocato.

Ascoltando i problemi derivanti dal gioco, la risposta istintiva più semplice che viene in mente è quella di proibirlo.
Il proibizionismo, però, non annulla la richiesta di gioco ma rischia di lasciare il campo libero alla criminalità e all’illegalità.
Purtroppo, comunque, legalizzare il gioco non è sufficiente ad eliminare la criminalità organizzata che, anzi, è molto interessata al settore, compreso quello legale.
La criminalità organizzata, infatti, si occupa molto del gioco d’azzardo in quanto, con le regole attuali, riesce a riciclare molto denaro (si possono giocare anche le banconote da 500 euro) e poi c’è la questione dell’usura (molti giocatori restano senza soldi e per continuare a giocare chiedono prestiti agli usurai).
Le inchieste, inoltre, mostrano come la criminalità organizzata sia riuscita anche ad entrare nelle società del gioco, con capitali propri, per guadagnare sul gioco legale.
Nel Meridione, inoltre, la diffusione delle slot machines è un fenomeno problematico perché si lega anche al controllo del territorio perché le macchinette vengono imposte ai bar.
Sul tema del gioco c’è, quindi, bisogno di fare di più rispetto a ciò che è stato fatto; mettere più forze in campo e mettere norme che garantiscano di evitare le infiltrazioni mafiose, come ci sono per le altre aziende (cioè controllare da dove derivano i capitali di chi investe, chi sono i soggetti che operano, dove finiscono i guadagni); mettere insieme i vari corpi dello Stato predisposti ai controlli (forze dell’ordine, Guardia di Finanza, vigilanza urbana ecc.).
Non si può più perdere tempo e lo Stato non può più guadare al gioco per fare cassa sottovalutando il peso che il gioco può avere nella vita delle persone e delle comunità e il rischio delle infiltrazioni della criminalità organizzata che il gioco può portare con sé.

Per seguire l'attività del senatore Franco Mirabelli: sito web - pagina facebook

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