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Le norme per taxisti e commercio ambulante

Scritto da Franco Mirabelli.

Franco Mirabelli
Articolo pubblicato da L'Unità (file PDF).

In queste settimane, durante la discussione in Parlamento sul Decreto Milleproroghe, in tante città, da Roma a Milano, sono state organizzate diverse manifestazioni, scioperi e mobilitazioni da parte di alcune categorie, in particolare taxisti e ambulanti.
Per quanto riguarda i taxi, il blocco del servizio durato due o tre giorni ha spesso penalizzato cittadini e città. Telegiornali e media in generale si sono molto occupati degli effetti delle proteste e, dall'altra parte, le istituzioni stesse si sono preoccupate di trovare soluzioni per evitare ulteriori disagi ai cittadini.
In realtà, su entrambe queste vicende - mercati e taxi - si confrontano due idee molto diverse su quali debbano essere le priorità alla base delle scelte normative quando si parla di servizi pubblici.
Semplificando, ma non troppo, il confronto è tra chi privilegia l'attenzione alla qualità e alla accessibilità dei servizi per i cittadini e chi, invece, protegge i pur legittimi interessi di chi li fornisce anche a scapito dell'efficienza dei servizi stessi.
Resto sulle due questioni che sono state affrontate in queste settimane ma è evidente che il tema è più generale e sempre complicato da affrontare, dato il grande potere che ha chi può interrompere servizi indispensabili per il funzionamento delle città.

Sui taxisti pesa la concorrenza di nuovi servizi, dal car-sharing, ai noleggi con conducenti, fino ad Uber.
Per i cittadini, per chi deve spostarsi nelle città è evidente che avere la possibilità di scegliere tra opportunità diverse, tipologie di soluzioni diverse è un vantaggio: è un vantaggio poter contare su una rete di servizi più diffusa e, naturalmente, poter contare su prezzi che - grazie alla concorrenza - scendono.
Come si conciliano i due interessi apparentemente e sostanzialmente contrapposti è il problema.
Credo che la risposta non possa e non debba essere quella di ridurre la concorrenza o la possibilità di accesso ai servizi per i cittadini, semmai quella di garantire ai taxisti regole chiare che consentano di riconoscerne un ruolo specifico e valorizzare la capillarità della loro offerta.
Per il resto è chiaro che starà anche a loro migliorare la qualità del servizio per essere più competitivi e utilizzare anche la tecnologia, come si sta facendo nelle grandi città, per consentire ai cittadini chiamate e pagamenti che utilizzino tutte le potenzialità offerte da rete e smart-phone.
In sintesi moltiplicare le possibilità di scelta, in questo caso per chi deve spostarsi nelle città, significa mettere al centro la qualità e la garanzia dei servizi e sfidare chi i servizi li fornisce a migliorarli e renderli sempre più accessibili.

L'altra questione che ha visto mobilitazioni e manifestazioni sotto il Parlamento è quella che riguarda gli ambulanti.
Nel 2010, quando nel Governo Berlusconi c'erano coloro che in questi giorni hanno cercato di cavalcare le proteste, si decise di applicare la normativa Bolkestein anche per l'assegnazione dei posti nei mercati.
In sintesi, si obbligavano i Comuni a mettere a bando gli spazi.
Successivamente, nel 2012, la conferenza Stato-Regioni ha fatto un'intesa con l'obbiettivo di garantire nei bandi la possibilità per gli attuali concessionari di poter riavere il posto per 12 anni, ma anche per impedire, come avviene ora, che ci siano decine o centinaia di licenze nelle mani di una stessa persona e dare la possibilità ai Comuni di migliorare la qualità dei mercati stabilendo regole e criteri in questa direzione.
Non essendo una parte del Paese nelle condizioni di assegnare le concessioni con le nuove regole, il Decreto Milleproroghe ha previsto la scadenza delle attuali concessioni nel 2018, per dare tempo a tutti i Comuni di applicare l'intesa e garanzia di tutti.
La richiesta che ha scatenato la protesta è stata quella, contenuta in un emendamento che io stesso ho presentato e che è stato approvato, di garantire però che le gare già indette dai Comuni potessero svolgersi consentendo a chi le regole le ha rispettate di non essere penalizzato.
Come hanno sostenuto le grandi organizzazioni del commercio si trattava di garantire l'applicazione dell'intesa Stato-Regioni, evitando il rischio che l'applicazione della Bolkestein portasse a mettere all'asta i posti senza più alcuna garanzia per gli attuali concessionari.
L'abbiamo fatto, anche nella convinzione che consentire ai Comuni di mettere mano all'organizzazione dei mercati scoperti significhi anche contrastare illegalità e degrado colpire chi si è approfittato di una situazione di irregolarità diffusa presente in tante realtà, ma, soprattutto, anche in questo caso, migliorare la qualità e le garanzie per i cittadini.
Per gli operatori questa scelta toglie incertezza sul loro futuro e garantisce 14 anni di tranquillità lavorativa. In generale, abbiamo respinto l'idea di dover fare una norma che alla fine rischiava di penalizzare chi sta applicando la legge e rispettando le regole per salvaguardare chi ancora non l'ha fatto. Così i Comuni che hanno lavorato per riorganizzare i mercati non vedono vanificato il loro lavoro ma, nello stesso tempo, agli altri viene dato il tempo per farlo.
Credo che, fatti questi chiarimenti, sia più chiaro che le questioni legate alle mobilitazioni degli scorsi giorni non riguardino solo gli operatori, ma riguardano i cittadini tutti che hanno diritto ad avere servizi più efficienti e migliori, le rivendicazioni dei taxisti e di chi lavora nei mercati devono trovare ascolto ma non possono e non devono confliggere con questo principio.

Per seguire l'attività del senatore Franco Mirabelli: sito web - pagina facebook

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