La riforma della sanità non può attendere
Sarà una settimana decisiva per la sanità italiana: martedì è prevista in Consiglio dei Ministri la presentazione della Legge di Stabilità 2014, e mercoledì sera il ministro Lorenzin verrà audito alla Commissione Affari Sociali della Camera nell’ambito dell’indagine conoscitiva «La sfida della tutela della salute tra nuove esigenze del sistema sanitario e obiettivi di finanza pubblica». Da prime indiscrezioni, filtrate in questi giorni sui giornali, emerge che per il 2014 il Fondo Sanitario Nazionale potrebbe essere ridotto di 1 miliardo e mezzo, e che lo stesso taglio dovrebbe essere disposto anche per il 2015, per un totale di 3 miliardi. Si tratta di soldi che le Regioni potranno recuperare agendo sulla spesa farmaceutica
e su quella per l’acquisto di beni e servizi (scelta più facile) oppure riformando i propri sistemi sanitari all’insegna dei costi standard e della appropriatezza (scelta più difficile, ma più virtuosa). Come se questo non bastasse, era stato previsto che l’anno prossimo al Fondo di 107,9 miliardi di euro se ne aggiungessero 2 che le Regioni avrebbero dovuto incassare mettendo nuovi ticket, ma la Corte Costituzionale ha escluso la possibilità di mettere altre tasse e pare che lo Stato abbia in progetto di non dare quei 2 miliardi in più, garantiti alle Regioni per la copertura dell’aumento dei ticket. Conti alla mano risulterebbero mancare, per l’anno prossimo, 3 miliardi e mezzo, rispetto all’atteso, cioè un Fondo pari a 106,4 miliardi. Non bisogna dimenticare, tra l’altro, che per la prima volta nel 2013 il Fondo Sanitario Nazionale è stato inferiore rispetto a quello dell’anno precedente e che le Regioni hanno visto un taglio del 43%, dal 2010 al 2013, delle risorse di competenza. Il Presidente della Conferenza delle Regioni, Errani, ha già dichiarato che i tagli ulteriori ipotizzati da Roma sarebbero insostenibili. Solo un saggio mix tra le due scelte che prima citavo (tagli ulteriori alle spese e/o revisioni dei sistemi all’insegna di costi standard e appropriatezza) può evitare che la spending review centrale sulla sanità produca conseguenze davvero gravi per la cura della salute degli italiani. E questo, ovviamente, vale anche per la Lombardia: ergo, la riforma della sanità lombarda non può più attendere, anche per questo, non fossero già sufficienti, a spingere verso la riforma, i noti problemi…