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Non c'è giustificazione alla violenza razzista

Scritto da Franco Mirabelli.

Franco Mirabelli
Intervento in Tv a 7Gold.

Il compito del Governo è quello di cercare di intervenire per migliorare le condizioni di vita dei cittadini in tutte le città, indipendentemente dal colore politico dei sindaci e delle amministrazioni.
Su Milano sono anche già stati fatti degli investimenti dal Governo, a partire da Expo 2015 fino ai 150 milioni di euro stanziati quest’anno per costruire il dopo-Expo con eccellenze in grado di creare occupazione e valorizzazione delle nostre Università.
Questo è anche il ruolo che Milano deve avere nel futuro. Il sindaco Sala è andato a Londra perché Milano ha la prospettiva di poter attrarre capitali e investimenti dalla City, in seguito alla Brexit, e il Governo ha anche già fatto sapere che su questo darà una mano. Con la Brexit, infatti, ci sarà un abbandono della piazza finanziaria di Londra e Milano può attrarre capitali, funzioni e persone e, quindi, si possono creare posti di lavoro.

Una crescita complessiva c’è in Italia ma si tratta di un processo lento. Alcuni fattori, seppure positivi, produrranno conseguenze sulla vita delle persone che stanno peggio in tempi troppo lunghi e, invece, c’è bisogno di dare risposte concrete subito, perché altrimenti si rischia di aprire una forbice tra l’economia reale e l’idea che si cerca di comunicare del Paese da una parte e dall’altra parte le condizioni di vita di chi non sta bene.
Il messaggio che è arrivato con l’esito delle elezioni amministrative è che ci sono ancora delle diseguaglianze molto stridenti su cui bisogna lavorare. Alcuni provvedimenti per far fronte a queste situazioni sono già stati presi, come ad esempio le misure contro la povertà o per aiutare le famiglie con disabili o la legge sul “dopo di noi”, ma si tratta di norme hanno bisogno di troppo tempo prima che producano benefici concreti che migliorino la vita delle persone.

Rispetto al tema della sicurezza, credo che le forze dell’ordine siano in campo e stiano lavorando.
C’è, però, un problema serio che riguarda l’immigrazione: è evidente che Milano non può reggere da sola questi flussi, soprattutto nel momento in cui - come ora - la città non è più soltanto un luogo di passaggio verso il resto d’Europa ma, in seguito alle maggiori difficoltà nel passare le frontiere, molti profughi scelgono di fermarsi qui e di chiedere asilo. Ad oggi siamo al 2% in più di sbarchi in Italia rispetto allo scorso anno ma i profughi vanno distribuiti meglio su tutto il territorio: non possono essere solo pochi Comuni a farsi carico di tutti i problemi. Se ci fosse la collaborazione di tutti sarebbe più facile dare risposte adeguate e si sta lavorando per ottenere questa soluzione.
Sarebbe auspicabile, inoltre, riuscire ad arrivare in Libia con le autorità internazionali e raccogliere sulle coste le domande di asilo e decidere lì chi può arrivare e consentirgli di farlo con mezzi adeguati e sicuri (che non siano i barconi) e in tutti i Paesi europei.

Su quanto accaduto a Fermo occorre evitare di fare del giustificazionismo: non è colpa dei profughi ciò che è avvenuto; c’è una responsabilità accertata di un soggetto già noto alle forze dell’ordine, ultras, violento e razzista. Tutti dicono che la comunità di Fermo è un luogo in cui l’integrazione funziona positivamente.
Sulla vicenda, cii sono poi molte responsabilità della politica. C’è bisogno di fare una riflessione collettiva sul fatto che forse alcuni conflitti – che magari pagano dal punto di vista elettorale – è pericoloso alimentarli. Tutti dobbiamo farci carico del fatto che bisogna smettere di cercare capri espiatori su cui scaricare il disagio e i problemi che ci sono nel Paese e che tante persone vivono.
Episodi come quelli di Fermo o le orrende cose che fa il terrorismo in giro per il mondo ci dicono che serva una riflessione sul valore della persona umana e sulla necessità di mettere in campo tutti gli strumenti per difendere le persone. Oggi, di fronte alla disgregazione degli Stati nazionali e delle comunità, c’è un’inflazione di questi episodi drammatici che accomuna tutto il mondo.
Tutte queste vicende messe insieme, indicano che c’è una recrudescenza violenta di rottura di alcune cose che davamo per scontate come il confronto civile, la discussione, la solidarietà, il rispetto tra i diversi.
La politica, adesso, con questo scenario, deve mostrare un po’ più di responsabilità e capire che è pericoloso il conflitto esacerbato in cui non vale più alcuna regola e si può dire tutto, in cui le parole (anche violentissime) vengono dette come se non avessero peso. C’è un pezzo della discussione politica che non tiene conto che esacerbare gli animi e alimentare i conflitti poi produce questi episodi.
Dobbiamo, invece, avere la responsabilità di riportare la discussione politica e culturale dentro i canoni di un confronto civile, che non vede dall’altra parte sempre un nemico da distruggere o da offendere, perché dobbiamo sapere che queste cose lasciano germi e alimentano poi questi fenomeni drammatici.

In Senato ci sono stati momenti di tensione durante la discussione sull’episodio di Fermo.
Di fronte ad una vicenda come questa, anche dalla Lega mi sarei aspettato una condanna senza se e senza ma. In Parlamento, invece, la Lega ha spiegato che la colpa non è di chi ha esacerbato gli animi ma è del fatto che in Italia non c’è la certezza della pena, che pure è un problema serio e su cui stiamo lavorando ma non mi pare che si possa collegare ciò all’omicidio del ragazzo di Fermo.
La Lega ha cercato di dare una giustificazione che non esiste: non si può giustificare il fatto che si ammazzi la gente per il colore della pelle con il fatto che ci sono i profughi che stanno arrivando in Italia. Tanto meno può essere giustificato in una comunità come quella di Fermo dove l’integrazione è molto avanzata.
La scelta della Lega è stata di fare giustificazionismo, invece di ammettere che forse è il caso che anche loro abbassino i toni. Serve dare l’idea che le persone si rispettano per quello che sono a prescindere dal colore della pelle, dalla provenienza, dalla loro professione, dalla loro idea politica. Nessuno ha il diritto di offendere dentro alla discussione politica. Questo dobbiamo impararlo tutti; dobbiamo dare noi l’esempio che la discussione politica non può essere ciò che è stata in questi anni, soprattutto sul tema dell’immigrazione. Bisogna affrontare i problemi nella loro complessità, poi ciascuno ha le proprie differenze.
Non possiamo esacerbare gli animi al solo scopo di dare visibilità alla discussione e non possiamo indicare nei profughi dei capri espiatori di un disagio che c’è nel Paese a prescindere da loro e ha bisogno di soluzioni.

Inoltre, siamo un Paese che sta invecchiando, nascono pochi bambini e gli immigrati costituiscono anche una ricchezza da questo punto di vista. Senza dimenticare che i loro contributi consentono di pagare le pensioni di oggi e del futuro. Ovviamente si parla della maggioranza degli immigrati che ormai si sono collocati regolarmente sul territorio, lavorano, pagano i contributi e si sentono anche cittadini del nostro Paese.

 

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