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Ricetta elettronica e bando Farmacie

Scritto da Carlo Borghetti.

Carlo BorghettiLa Lombardia è solo sestultima tra le Regioni italiane per la ricetta elettronica, ben sotto la media italiana. A dirlo sono i dati di Federfarma relativi al dato di novembre 2015, che vedono la nostra Regione, con il suo 56,5% di ricette dematerializzate, ancora molto distante dal pieno compimento del progetto e ben lontana da Veneto e Sicilia che sfiorano il 90%.
Ma che cos'è la ricetta elettronica? È un sistema di prescrizione delle prestazioni sanitarie che sostituisce la vecchia ricetta rossa grazie a un codice assegnato alla tessera sanitaria.
Grazie a questo sistema informatizzato il farmacista, con la tessera del paziente, è in grado di visualizzare sul proprio terminale il farmaco prescritto dal medico curante.
Grazie all'adozione della Ricetta dematerializzata si dovrebbero avere diversi vantaggi tra cui la riduzione degli errori prescrittivi, un controllo capillare sui costi e un notevole risparmio sulla produzione delle ricette stesse. La ricetta elettronica è un progetto dell'Agenda Digitale del Governo ed è in vigore su tutto il territorio nazionale dal 1 gennaio 2015.
Insomma, si tratta di innovazione in campo sanitario. Su cui la Lombardia è in ritardo. La Lombardia non fa una bella figura. Stare sotto la media nazionale, nonostante i duecento milioni di euro che ogni anno spendiamo per l'informatica sanitaria, significa che qualcosa non sta funzionando. La dematerializzazione è un progetto importante che va portato avanti con maggiore convinzione.

Era il 18 ottobre del 2012 quando il governo Monti approvò il decreto legge n. 179, noto come "Cresci Italia". Tra le tante norme in esso contenuto una riguardava la possibilità di aprire nuove farmacie in zone e comuni ancora sprovvisti, e per questo le Regioni avrebbero dovuto aprire un bando. La Lombardia, con l'efficienza che le è riconosciuta, aprì il bando l'8 novembre dello stesso anno per 343 nuove sedi farmaceutiche e, per poter fare le assegnazioni in tempi brevi, indicò il termine al 19 dicembre. Poco più di un mese bastò per far presentare 3.560 domande (di cui 1.570 in associazione, per un totale di 5.540 concorrenti). Un successo. La commissione giudicatrice si insediò entro metà gennaio e da lì il buio. Tre anni non sono bastati all'efficiente macchina burocratica lombarda per assegnare le farmacie. Colpa dei ricorsi, si giustifica la Regione. Ma sono passati tre anni, e il nostro gruppo ha chiesto più volte informazioni ottenendo sempre risposte estremamente vaghe sui tempi necessari a chiudere la procedura.
Sull'efficienza della Regione ne abbiamo sentite molte da Maroni e soci, ma mille giorni per assegnare un bando è un tempo incredibile. La Regione rivendica continuamente più autonomia ma dovrebbe anche saper dimostrare di saper fare bene ciò che gli compete. Tante attività imprenditoriali che potevano partire sono al palo, e con esse tanti farmacisti, soprattutto giovani, che attendono di poter aprire la loro farmacia. Insomma, da parte della Regione è un caso di inefficienza ingiustificabile.

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