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Il ruolo propositivo dell'Italia in Europa per la pace

Scritto da Chiara Braga.

Articolo di Chiara Braga.

Si è aperto ieri a Bruxelles un Consiglio europeo difficile, con due guerre alle porte del continente e una fase di transizione tra la nuova Commissione e l’uscente. Ci saremmo aspettati da parte della Presidente del Consiglio, chiamata a comunicare i giorni scorsi in Parlamento, un intervento volto a rivendicare il ruolo dell’Europa come continente prima di tutto di convivenza, costruttore di pace. Invece la premier Meloni è venuta in Aula con un discorso duro, pieno di rancore e divisivo.
Eppure l'abbiamo esortata solamente ad andare in Consiglio a chiedere che l'Europa svolga un ruolo propositivo per la pace: cessate il fuoco dal Medio Oriente all’Ucraina, condanna degli attacchi di Israele contro i caschi blu dell’Onu, iniziative per fermare Hezbollah e l’escalation dall’Iran a tutta la regione.
Siamo di fronte al rischio di una saldatura dei conflitti in corso che potrebbero portarci a scenari inimmaginabili, di gravità non più gestibile, con il coinvolgimento di altri attori globali. E’ tempo di assumere posizioni nette di condanna verso il Governo israeliano, per gli atti di ritorsione, per aver attaccato la bandiera delle Nazioni Unite, per le parole gravissime pronunciate verso il Segretario delle Nazioni Unite, ma anche in Ucraina.
Vanno condannati senza esitazioni i crimini commessi a Gaza, 42mila morti di cui un terzo bambini; va condannata l’annessione non autorizzata della Cisgiordania; va detto senza esitazione che Netanyahu deve fermarsi. Nessuna ritorsione trova senso nel dare alle fiamme le tende di un ospedale.
Abbiamo ribadito la necessità di un cessate il fuoco; che il Governo italiano si faccia promotore in sede europea di un sostegno convinto per un embargo sulle armi a Israele e per il riconoscimento dello Stato di Palestina.
E’ necessario fare qeusto perchè non abbiamo avuto esitazione nella condanna dell’azione di Hamas il 7 ottobre di un anno fa, un attacco vigliacco, atroce che ha fatto 1.200 morti e 200 ostaggi. Nessuna esitazione nel deprecare gli attacchi di Hezbollah su Israele; nel chiedere il rispetto della risoluzioni 1701 dell’Onu che prevede la consegna degli armamenti a Unifil; nel condannare ogni forma di antisemitismo che rischia di riportarci a una pagina mostruosa della storia. Va fermato il coinvolgimento dell’Iran che ha prolungato ed esteso le brutalità della guerra ad altri territori della regione.
Solo se l’Europa sarà in grado di fare la sua parte in Medio Oriente sarà più forte anche nel sostegno dell’Ucraina. Il diritto dell’Ucraina a vivere libera e indipendente rimane per noi un prerequisito che non può essere messo in discussione, neanche da variabili strategiche. Esistono invece forze nella maggioranza di Governo Meloni che continuano ad avere simpatie russe e in Europa siedono nei banchi di forze dichiaratamente filo-Putiniane. Pretendiamo che dall’Europa si mettano in campo tutte le iniziative per perseguire una pace giusta e sicura anche favorendo le basi per lo svolgimento di un secondo vertice di pace.
Un’Europa forte può agire anche nei conflitti che ci sembrano più lontani. Come in Sudan dove ormai da diciotto mesi si combatte una guerra civile che ha causato più di 20mila vittime, ha costretto più di 10milioni di sudanesi a fuggire dai propri territori. Occorre anche qui che l’Europa faccia pressioni per riavviare un dialogo tra le parti, fermare il conflitto, ripristinare le istituzioni democratiche.
Tra le ricadute dei conflitti non possiamo dimenticare il fenomeno delle migrazioni. Siamo contrari all’esternalizzazione dei confini. Come fa il Governo Meloni a non vedere che non esistono più le condizioni di sicurezza per i migranti, come accade in Tunisia che andrebbe tolta dalla lista dei cosiddetti “Paesi sicuri”. Una violazione violazione sistematica dei diritti umani.
Fino ad ora abbiamo assistito ad un approccio sbagliato da parte del Governo Meloni, che non è affatto come dice la premier da prendere a ‘modello per l’Europa’. Un approccio che sta dando vita a risposte miopi, pericolose e costose, come nel caso dei centri per i migranti in Albania dove si consuma una grave violazione dei diritti umani, anche a seguito della recente sentenza della Corte di giustizia europea sui rimpatri.
Siamo ad una svolta per l’Europa, possibile solo dalla spinta del protagonismo dell’Italia. Noi abbiamo chiesto al Governo di riprendere le fila della lunga tradizione diplomatica del nostro Paese e di far sentire la sua voce perché la forza da sola non basta mai a garantire sicurezza. Occorrono più che mai in questo momento storico ragione e politica. Quello che abbiamo chiesto e pretendiamo che il nostro Governo eserciti in Europa e in tutti i contesti internazionali.

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