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Servizio Sanitario pubblico in emergenza

Scritto da Chiara Braga.

Articolo di Chiara Braga.

La sanità è un bene da proteggere. I dati forniti oggi dal 7° Rapporto sul Servizio Sanitario nazionale presentato questa settimana a cura della Fondazione Gimbe sono preoccupanti.
Quasi 4,5 milioni di persone - circa 600.000 persone in più rispetto all’anno precedente - hanno rinunciato alle cure, di cui 2,5 milioni per motivi economici.
Con 6,5 infermieri ogni mille abitanti, l’Italia è già oggi sotto la media Ocse fissata a 9,6. Mentre i medici sono “in fuga” da alcune specializzazioni, in particolare la medicina d’emergenza-urgenza radioterapia, microbiologia e virologia, patologia clinica, medicina nucleare, cure palliative, chicurgia toracica, nefrologia, anatomia patologica.
Rispetto al 2022, nel 2023 la spesa per la prevenzione delle malattie si riduce drasticamente di ben € 1.933 milioni (-18,6%). Tagliare oggi sulla prevenzione avrà un costo altissimo in termini di salute negli anni a venire.
Inoltre l’Italia fa registrare un divario della spesa sanitaria pubblica pro capite di € 889 rispetto alla media dei Paesi OCSE membri dell’Unione Europea, con un gap complessivo che sfiora i € 52,4 miliardi e un boom della spesa a carico delle famiglie che è aumentata del 10,3%.Anche i progetti del Pnrr sono in ritardo: al 30 giugno 2024 sono stati dichiarati attivi dalle Regioni il 19% delle Case di comunità e il 13% degli Ospedali di comunità con ritardi particolarmente marcati nel Mezzogiorno.
Non va meglio nemmeno nella nostra Regione, la Lombardia. I dati del Rapporto Gimbe descrivono, infatti, uno stato di severa crisi del servizio sanitario lombardo: nel 2023, il 7,2% dei lombardi ha rinunciato alle cure sanitarie a causa di tempi di attesa insostenibili nel pubblico e di costi privati inaccessibili. In Lombardia il 71,2% delle prestazioni sanitarie viene erogato da strutture private: la destra ha smantellato progressivamente il servizio pubblico, spingendo i cittadini verso costi sempre più elevati e discriminando chi non può permettersi cure private.
C’è poi il problema della carenza di personale: un problema strutturale che la Giunta Fontana non ha mai voluto affrontare seriamente. Con 104.495 dipendenti sanitari, la Lombardia è sotto la media nazionale per numero di operatori rispetto alla popolazione. Nella nostra Regione mancano 1.237 medici di medicina generale e 244 pediatri di libera scelta. Quattro su 10 posti vacanti di medici di base sono nella nostra regione, 6 su 10 se parliamo di pediatri. Sette medici su 10 hanno più dei 1.500 pazienti che dovrebbero avere. E delle Case di Comunità attivate, la stragrande maggioranza sono ancora scatole vuote, pressoché inutilizzabili dai cittadini. Tutto questo si traduce in un servizio inefficiente e in una crescente pressione su medici e infermieri, costretti a operare in condizioni difficili.
I dati emersi sono dunque allarmanti con i cittadini sono sempre più soli nell’affrontare le cure. Un’ingiustizia sociale inaccettabile.
È tempo di cambiare rotta e restituire alla Lombardia un servizio sanitario pubblico efficiente, equo e accessibile a tutti, a partire dalla nostra proposta di legge di iniziativa popolare che questa settimana è stata ammessa alla discussione in Consiglio regionale.
La segretaria Elly Schlein ha avanzato la proposta di destinare i 4,3 miliardi di euro che il Governo Meloni vuole mettere in manovra per la riforma dell’Irpef – dando peraltro pochissimo a tanti – per finanziare la spesa pubblica per la salute. Daremo battaglia in Parlamento a partire dalla prossima Legge di bilancio perchè la spesa per la sanità aumenti almeno fino al 7,5% del Pil come la media europea.

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