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In nome della sicurezza il governo vuole cancellare libertà fondamentali

Scritto da Franco Mirabelli.

Articolo di Franco Mirabelli pubblicato da Huffington Post.

Da diverse settimane la maggioranza di Governo ha messo al centro della sua agenda il tema della sicurezza. Come fa sempre la destra quando non ha risultati da raccontare, usa il tema della sicurezza per speculare sulle paure, agitandolo senza dare soluzioni, per distogliere l’attenzione dalla propria incapacità di affrontare i problemi urgenti e concreti delle persone.
In realtà, dare sicurezza ai cittadini dovrebbe significare, innanzitutto, dare serenità a chi vive una condizione di precarietà data dai salari bassi e da un futuro lavorativo incerto oppure garantire a tutte e a tutti le prestazioni sanitarie in tempi certi, senza dover pagare i privati o rinunciare a curarsi.
Ma su questi temi, il Governo Meloni non dà risposte, né si occupa del potere d’acquisto delle famiglie - sempre più ridotto a causa di stipendi che sono tra i più bassi d’Europa - e non vuole introdurre il salario minimo, né fa nulla di concreto per ridurre le liste d’attesa, o aumentare il rapporto tra PIL e spesa sanitaria e assumere nuovo personale.
Certamente, però, anche il tema della sicurezza intesa come prevenzione dei reati contro le persone è importante: sono soprattutto i più deboli a esserne vittime e le istituzioni devono farsi carico di dare loro protezione.
Ma anche su questa materia, che la destra considera come cosa propria, riescono solo ad alimentare le paure per provare a ottenere facile consenso.
Non ci sono soluzioni concrete e funzionali come dimostra il fatto che, con questo Governo, i reati sono in aumento.
Il recente Disegno di Legge chiamato “Sicurezza”, approvato alla Camera dei Deputati e voluto dalle forze di Governo, non dà soluzioni per proteggere le persone, introduce invece 20 nuovi reati penali, la cui unica finalità è quella di fare propaganda, illudendo i cittadini che, aumentando le pene per chi occupa abusivamente una casa (reato già punito oggi), oppure aprendo le porte delle carceri alle donne incinta o con figli piccoli, si risolva qualcosa.
È l’idea che bisogna mostrare il volto cattivo e vendicativo dello Stato per spaventare chi delinque, che il carcere è la soluzione per ogni devianza.
Non si fa prevenzione, non si fanno investimenti per le forze dell’ordine, non si valutano i problemi che questa strada produrrà al sistema della Giustizia; si dice solo “non vi preoccupate, poi gliela facciamo pagare”. Messaggio che - come dimostrano i Paesi dove vige questa logica, fino a prevedere la pena di morte - non risolve nulla ma, anzi, produce più reati e più violenza.
Ed è anche un messaggio diverso dal dettato costituzionale che parla di tutela del cittadino e di punizioni che devono servire alla riabilitazione e al reinserimento in società.
Ma, anche guardando alla nostra Costituzione, c’è di più in questo Disegno di Legge: si cerca di fare un’operazione tipica delle destre peggiori, cioè si colpiscono i diritti.
Raccontano che bisogna sacrificare i diritti in nome di una maggiore sicurezza ma in realtà, stando al Governo, colpiscono le manifestazioni di dissenso.
Punire con il carcere chi manifesta senza violenza, chi protesta contro le opere pubbliche o minacciare di aumentare fino a 20 anni la pena di chi è già in carcere se protesta pacificamente non ha nulla a che vedere con la sicurezza o la protezione dei cittadini, serve invece a spaventare chi vuole esprimere dissenso e protestare.
In nome della sicurezza si cerca di colpire libertà fondamentali come quella a manifestare, ci si accanisce contro le persone che compiono piccoli reati e si risolvono con il carcere problemi che non sono penali.
Battersi contro questi provvedimenti non significa sottovalutare il tema della sicurezza ma sapere che non servono a proteggere i cittadini ma ad alimentare una china pericolosa e illiberale.

Per seguire l'attività del senatore Franco Mirabelli: sito web - pagina facebook

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