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I giovani vogliono ballare

Scritto da Il Sole 24 Ore.

Articolo del Sole 24 Ore.

Si arrampica con le mani, avvita il busto lungo le sbarre d’acciaio, fa leva sulle braccia, aggancia le gambe come un trapezista scalando il vuoto. Danza in mezzo alle fiamme e sul crescendo della Sinfonia n. 7 in La maggiore di Beethoven (per tutti i cinefili è quella che accompagna la climax de Il discorso del re, ndr), ruba il fuoco agli dei.
Guardi l’ultima performance di Roberto Bolle-Prometeo e capisci che cosa significa la frase che ripete più spesso: «Si danza con la testa prima che con i piedi». Poi, quando questa specie di scultura vivente scende dal palcoscenico e si siede davanti a te, al mito del più intelligente dei Titani si sovrappone quello del puer aeternus. Fisico da gigante, viso da adolescente, ogni volta che lo incontri la vertigine dello straordinario si mescola alla più stabile normalità. Forse solo la voce di Roberto Bolle riesce a tenere insieme due impressioni così distanti fra loro perché contiene l’eco appena percettibile della sua terra, radice di un Piemonte antico come una cantilena, e la fermezza ben piantata dell’esperanto del successo internazionale.
«Il corpo è lo strumento. Ci lavoro ogni giorno per tante ore. Però per governare nella maniera ottimale questa macchina meravigliosa e farla durare, serve il cervello che gestisce, amministra, calibra, misura quello che si può e non si può fare». Usa questi quattro verbi in sequenza e, per pochi secondi, il linguaggio del ballerino trasmuta in quello del manager o del capitano d’industria. C’è un’ingegneria gestionale del fisico e un’economia della carriera. «Da giovane magari ti affidi all’istinto e il corpo ti segue, può andare anche da solo. Ma il grande exploit a volte coincide con una carriera molto breve». Prometeo può rubare il fuoco e finire per bruciarsi o, invece, correre troppo e farlo spegnere. «Quello che conta è l’arco temporale e, sul lungo termine, se non sviluppi una mentalità di tenuta, che capisce, asseconda, si tiene focalizzata e consapevole, non imposti un percorso. Ogni decisione che prendiamo ha delle conseguenze, non solo in palcoscenico. La visione che hai di te influenza, in ogni momento, ciò che crei». Senza nulla togliere alla poesia dell’artista, la razionalità necessaria ad unire iconicità e business, role model e longevità, va raccontata con i numeri. Il primo è 50. Bolle ci arriverà a marzo dell’anno prossimo, continuando a ballare alla Scala e al Royal Ballet, con tournée nei più grandi spazi (dalle Terme di Caracalla al Teatro greco di Siracusa all’Arena di Verona, dove si è appena concluso il tour estivo), progetti televisivi, spettacoli-piattaforma come l’imminente OnDance (dal 4 all’8 settembre a Milano). «Non lo considero né un punto di arrivo né un punto d’inizio, ma sicuramente un risultato, a cui, ad essere sincero, tengo molto. Raggiungere cinquant’anni in questa condizione fisica e lavorativa, con questo carico di impegni di livello, non è comune e mai avrei immaginato di riuscirci».
Il secondo numero è 5 milioni: il pubblico-record di Danza con me, il format in prima serata su Raiuno nato per promuovere l’interesse popolare per una disciplina nata elitaria. «I giovani vogliono ballare e bisogna dare loro un futuro», dice con l’energia di un’emozione autobiografica. «La danza mi ha dato tutto, mi ha reso la persona che sono e mi ha consentito di vivere una vita migliore dei sogni e di ogni mia immaginazione. La gratitudine è anche restituzione». Nella lingua di Bolle restituire significa soprattutto formare: offrire occasioni di visibilità agli emergenti, ideare talent, lavorare con le scuole. Nel mese di maggio ha manifestato senza giri di parole la sua disponibilità, se gli venisse proposto, a diventare direttore di ballo della Scala. «In questo momento non c’è stato alcun colloquio», tiene a precisare. «Forse sarebbe presto e ancora difficile da gestire con tutti gli altri impegni. Però la Scala è la mia casa, ho passato più tempo lì che nella mia casa reale, e mi è sembrato giusto dirlo». Il 30 novembre 2025 scadrà il contratto dell’attuale direttore Manuel Legris, stretto collaboratore di Dominque Meyer, che verrà sostituito alla sovrintendenza da Fortunato Ortombina. I bookmaker considererebbero l’ipotesi Bolle alquanto probabile. «Io credo che nella vita le cose avvengano nel momento giusto. Quindi se non dovesse succedere adesso, è perché non è ancora ora. Sono fatalista e nella mia carriera tutto è accaduto per un motivo, i successi e le delusioni. Faccio sempre l’esempio di quando l’incontro con Nureyev non andò a buon fine perché ero troppo giovane. Mi scelse per il ruolo di Tadzio in Morte a Venezia, ma non ebbi il permesso di interpretarlo dall’Accademia. Lì per lì me ne disperai, ma in realtà è stato un bene. Avevo 15 anni, ero molto immaturo: quello che sembrava uno splendido trampolino di lancio, si sarebbe potuto trasformare in un boomerang per me. Niente accade per caso».
Il senno di poi è sempre più saggio di quello presente. Ma torniamo ai numeri. «Provate a immaginare duemila ragazzi in Piazza Duomo a Milano, tutti vestiti di bianco e tutti alla sbarra, che si muovono contemporaneamente in un silenzio concentrato. Avrebbero potuto essere diecimila… le iscrizioni sono andate esaurite in un giorno»! La Rai ha confermato la diretta del Ballo in Bianco il prossimo 8 settembre: è l’evento più atteso di OnDance, a cui partecipano tutte le scuole di danza italiane: un’ora di lezione di Roberto Bolle.
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