Evitare che Milano diventi una città solo per ricchi
Articolo di Franco Mirabelli pubblicato da Affaritaliani e Huffington Post.
Quello dell’abitare è uno dei temi, se non il tema, su cui si gioca il futuro della Città Metropolitana. Se sarà inclusiva o no, se saprà ridurre le diseguaglianze o no, se saprà rispondere ai bisogni di chi ci vive e ci lavora.
È evidente che di fronte all’aumento dei costi dell’abitare, all’impossibilità per i redditi da lavoro dipendente di trovare casa, di acquistarla o di affittarla a canoni sostenibili, il rischio che vengano allontanati dalla città anche gli stessi lavoratori che fanno funzionare i servizi insieme alle famiglie del ceto medio basso non solo è concreto ma si sta già verificando.
Evitare che Milano diventi una città solo per “ricchi” deve essere la sfida dei prossimi anni.
Una sfida che le città non possono vincere senza politiche nazionali e regionali efficaci.
Serve innanzitutto una legge che incentivi e favorisca la rigenerazione urbana e che lo faccia puntando ad aumentare, insieme alla qualità, l’offerta di edilizia sociale e di case a canoni accessibili senza consumare ulteriore suolo.
Servono investimenti per utilizzare le migliaia di alloggi pubblici vuoti e metterli a disposizione di chi ha più bisogno.
Sono norme che consentirebbero ai Comuni di avere gli strumenti per rispondere meglio alle emergenze ma anche per disegnare lo sviluppo di città per tutti, inclusive e di qualità.
Purtroppo, né il Governo nazionale né quello regionale stanno mettendo in campo politiche per l’abitare all’altezza dei bisogni.
La destra preferisce la deregulation e il consumo di suolo.
Il mancato finanziamento del Fondo Sostegno Affitti e l’inerzia del Governo e di Regione Lombardia sul tema sono evidenti e preoccupanti.
L’assenza di politiche pubbliche rischia di peggiorare ulteriormente la situazione.
In particolare, gli affitti brevi rischiano non solo di togliere dal mercato dell’affitto molti appartamenti che è più conveniente per i proprietari utilizzare così, ma addirittura di desertificare pezzi dei centri storici.
Ha fatto bene Beppe Sala a chiedere con forza al Governo di regolamentare gli affitti brevi, dando ai Comuni la possibilità di intervenire per ridurne il numero.
In questa situazione di assenza di qualunque politica pubblica da parte di Regione e Governo, ai Comuni resta la possibilità di utilizzare la leva fiscale per premiare chi affitta a canoni sostenibili e quella di garantire in tutte le trasformazioni urbane una quota significativa di edilizia sociale, anche valorizzando il ruolo che possono svolgere la cooperazione e il mondo no profit.
Direi che su questo si debba continuare a lavorare con l’obbiettivo di una città davvero inclusiva.
Quello dell’abitare è uno dei temi, se non il tema, su cui si gioca il futuro della Città Metropolitana. Se sarà inclusiva o no, se saprà ridurre le diseguaglianze o no, se saprà rispondere ai bisogni di chi ci vive e ci lavora.
È evidente che di fronte all’aumento dei costi dell’abitare, all’impossibilità per i redditi da lavoro dipendente di trovare casa, di acquistarla o di affittarla a canoni sostenibili, il rischio che vengano allontanati dalla città anche gli stessi lavoratori che fanno funzionare i servizi insieme alle famiglie del ceto medio basso non solo è concreto ma si sta già verificando.
Evitare che Milano diventi una città solo per “ricchi” deve essere la sfida dei prossimi anni.
Una sfida che le città non possono vincere senza politiche nazionali e regionali efficaci.
Serve innanzitutto una legge che incentivi e favorisca la rigenerazione urbana e che lo faccia puntando ad aumentare, insieme alla qualità, l’offerta di edilizia sociale e di case a canoni accessibili senza consumare ulteriore suolo.
Servono investimenti per utilizzare le migliaia di alloggi pubblici vuoti e metterli a disposizione di chi ha più bisogno.
Sono norme che consentirebbero ai Comuni di avere gli strumenti per rispondere meglio alle emergenze ma anche per disegnare lo sviluppo di città per tutti, inclusive e di qualità.
Purtroppo, né il Governo nazionale né quello regionale stanno mettendo in campo politiche per l’abitare all’altezza dei bisogni.
La destra preferisce la deregulation e il consumo di suolo.
Il mancato finanziamento del Fondo Sostegno Affitti e l’inerzia del Governo e di Regione Lombardia sul tema sono evidenti e preoccupanti.
L’assenza di politiche pubbliche rischia di peggiorare ulteriormente la situazione.
In particolare, gli affitti brevi rischiano non solo di togliere dal mercato dell’affitto molti appartamenti che è più conveniente per i proprietari utilizzare così, ma addirittura di desertificare pezzi dei centri storici.
Ha fatto bene Beppe Sala a chiedere con forza al Governo di regolamentare gli affitti brevi, dando ai Comuni la possibilità di intervenire per ridurne il numero.
In questa situazione di assenza di qualunque politica pubblica da parte di Regione e Governo, ai Comuni resta la possibilità di utilizzare la leva fiscale per premiare chi affitta a canoni sostenibili e quella di garantire in tutte le trasformazioni urbane una quota significativa di edilizia sociale, anche valorizzando il ruolo che possono svolgere la cooperazione e il mondo no profit.
Direi che su questo si debba continuare a lavorare con l’obbiettivo di una città davvero inclusiva.
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