Scienza femminile e plurale
Articolo di Patrizia Toia.
Oggi ricorre la Giornata internazionale delle donne e nelle ragazze, una ricorrenza che ai più potrebbe sembrare solo una delle tante, ma per me e anche per tante colleghe e colleghi assume un significato particolare. Un significato che provo a raccontarvi in queste poche righe, quasi a mo’ di diario.
Ripenso alle emozioni del documentario di cui vi ho parlato nel post precedente; per superare il divario tra uomini e donne nelle carriere scientifiche sono già state fatte molte azioni concrete, come l’obbligo per enti pubblici e privati di dotarsi di un Gender Equality Plan per poter accedere ai finanziamenti europei, oppure l’aumento dei fondi delle borse di studio rivolte alle giovani che vogliono intraprendere percorsi accademici nelle carriere STEM.
Inoltre, nelle linee guida del piano di finanziamento settennale Horizon troviamo proprio il potenziamento di ricerche assegnate a scienziate e, sempre per citare altre azioni, l’European Resarch Council assegna i grant sulla base di idee di ricercatori avendo sempre l’obiettivo di garantire la parità di genere.
E qualcosa in questi anni, grazie agli strumenti messi in campo ma soprattutto grazie al cambiamento culturale portato avanti da tutte noi, si è mosso: penso all’articolo che ho letto ieri su Repubblica (che vi allego al post) nel quale la Prorettrice dell’Università Statale di Milano Maria Pia Abbracchio ha annunciato un bando con lo scopo di assumere ricercatrici neomamme precarie, promuovendo così l’accesso a carriere scientifiche dei giovani talenti femminili.
Ricordo anche le battaglie e le politiche che ho avuto modo di portare avanti negli anni in Parlamento insieme a tante colleghe e anche colleghi, e proprio per questo ho scelto il titolo “Scienza: femminile e plurale”, perché ce la faremo per tutte noi solo se tutte e tutti ci impegneremo.
Appunto un impegno femminile e plurale!
Oggi ricorre la Giornata internazionale delle donne e nelle ragazze, una ricorrenza che ai più potrebbe sembrare solo una delle tante, ma per me e anche per tante colleghe e colleghi assume un significato particolare. Un significato che provo a raccontarvi in queste poche righe, quasi a mo’ di diario.
Ripenso alle emozioni del documentario di cui vi ho parlato nel post precedente; per superare il divario tra uomini e donne nelle carriere scientifiche sono già state fatte molte azioni concrete, come l’obbligo per enti pubblici e privati di dotarsi di un Gender Equality Plan per poter accedere ai finanziamenti europei, oppure l’aumento dei fondi delle borse di studio rivolte alle giovani che vogliono intraprendere percorsi accademici nelle carriere STEM.
Inoltre, nelle linee guida del piano di finanziamento settennale Horizon troviamo proprio il potenziamento di ricerche assegnate a scienziate e, sempre per citare altre azioni, l’European Resarch Council assegna i grant sulla base di idee di ricercatori avendo sempre l’obiettivo di garantire la parità di genere.
E qualcosa in questi anni, grazie agli strumenti messi in campo ma soprattutto grazie al cambiamento culturale portato avanti da tutte noi, si è mosso: penso all’articolo che ho letto ieri su Repubblica (che vi allego al post) nel quale la Prorettrice dell’Università Statale di Milano Maria Pia Abbracchio ha annunciato un bando con lo scopo di assumere ricercatrici neomamme precarie, promuovendo così l’accesso a carriere scientifiche dei giovani talenti femminili.
Ricordo anche le battaglie e le politiche che ho avuto modo di portare avanti negli anni in Parlamento insieme a tante colleghe e anche colleghi, e proprio per questo ho scelto il titolo “Scienza: femminile e plurale”, perché ce la faremo per tutte noi solo se tutte e tutti ci impegneremo.
Appunto un impegno femminile e plurale!
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