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Chi toglie il sorriso ai bambini è un criminale

Scritto da Papa Francesco.

Video dell'intervista di Fabio Fazio a Papa Francesco.

Articolo della Stampa
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Le dimissioni? «Non è né un pensiero, né un desiderio ma una possibilità aperta a tutti i papi. Però al momento non è nei miei pensieri». Con queste parole papa Francesco inizia l’intervista condotta da Fabio Fazio nel corso della trasmissione tv Che Tempo Che Fa su canale Nove.
Rispondendo sulle voci della possibile rinuncia al pontificato, il Vescovo di Roma dice di essere «ancora vivo» e che «finché mi sento di servire vado avanti», se cambierà la condizione «sarà da pensarci».
Il Pontefice si sofferma a lungo sulle guerre che dilaniano il mondo: «Tutti i giorni chiamo la parrocchia di Gaza e mi dicono le cose terribili che succedono. Quanti arabi morti e quanti israeliani morti, due popoli chiamati a essere fratelli si stanno auto-distruggendo». Dal Medio Oriente all’Ucraina, ricordando di avere incontrato in Vaticano dei bambini provenienti da Kiev pochi giorni fa: «Non sorridevano più, hanno dimenticato come si fa. Nonostante gli offrissi cioccolata e scherzassi con loro, non sorridevano. Un bambino che dimentica un sorriso è una cosa criminale, la guerra toglie il sorriso ai bambini». Quei bimbi ucraini accompagnati dai loro genitori «hanno visto qualcosa della guerra ma nessuno di loro sorrideva. I bambini spontaneamente sorridono» ma loro «avevano dimenticato il sorriso» e quando «un bambino dimentica un sorriso è criminale. A giugno ci sarà un nuovo incontro mondiale dei bambini perché sono il futuro».
Il commercio che rende «di più è il commercio delle armi. Tante volte le guerre continuano» o diventano più estese «per vendere più armi» o «provare armi nuove. Dietro le guerre, diciamolo con vergogna, c'è il commercio delle armi», ribadisce il Papa, evidenziando anche che «il perdono è per tutti. Dio non si stanca di perdonare. Dio perdona sempre. Siamo noi che ci stanchiamo di chiedere perdono. Dio perdona tutti. Il cuore indurito diventa incapace di chiedere perdono. Questa è una cosa brutta. I fabbricatori di armi sono fabbricatori di morte ma il Signore non si stanca di perdonare. In 54 anni da prete ho negato una sola volta il perdono, per ipocrisia».
La Chiesa deve «benedire tutti, il Signore benedice tutti, tutti coloro che vengono, il Signore benedice tutti» ma poi «le persone devono vedere la strada che gli indica il Signore», spiega Francesco sollecitato da Fazio sulle benedizioni alle persone Lgbtq+. «Noi dobbiamo aiutarli a trovare quella strada – puntualizza il Papa - non condannarli dall'inizio».
C'è un «prezzo di solitudine che devi pagare, a volte le decisioni non sono accettate» ma «la maggior parte delle volte non si accettano le decisioni perché non si conoscono», risponde al conduttore che gli chiedeva se non si sentisse a volte solo per le decisioni assunte, come quella recente sulle benedizioni gay.
Nel corso del dialogo Bergoglio riflette sulla sua Argentina: «Il Paese attraversa un momento difficile, vorrei andarci dopo dieci anni che manco. Prima però ho un viaggio in Polinesia. Ho ricordo dei miei nonni che mi accompagnavano a scuola...».
Un pensiero anche ai migranti: «Bisogna rispettare il diritto a migrare e a rimanere nel proprio paese. Contro i migranti c’è crudeltà, tanta crudeltà nel trattarli dal momento in cui partono da casa a quando arrivano in Europa». Papa Francesco cita il libro «Fratellino» di Amets Arzallus Antia che racconta il viaggio dalla Guinea all'Europa di Ibrahima Balde. Il Pontefice rammenta anche il suo incontro con Pato, partito dal Camerun, che perse moglie e figlia nel viaggio.
Rivela che gli «fa paura questa escalation bellica. Uno si domanda come finiremo, con le armi atomiche che distruggono tutto, come finiremo? Come l'Arca di Noè? Questo mi fa paura: la capacità di autodistruzione che ha l'umanità».
Mentre la «tenerezza dei bambini, questo mi fa sorridere. E poi i nonni, sono i miei coetanei. A me piace parlare con i nonni, avere questo rapporto con i nonni. Hanno saggezza i nonni». Il Pontefice incoraggia a non «dimenticare queste due capacità che noi dobbiamo avere: di parlare con i bambini, di ascoltarli, parlare con loro e parlare con i nonni, ascoltare le loro storie», perché sono «storie di vita e questo aiuta».
In chiusura anche un appello ai telespettatori: «Pregate sempre per me perché io vada sempre avanti e non fallisca nel mio dovere. Ma per favore pregate a favore e non contro...».
Alla fine del collegamento, tutti in piedi nello studio di Che Tempo Che Fa ad applaudire il Papa.

Articolo di Avvenire.

"Grazie per averci guardato in questo dialogo, per essere vicini; vi chiedo di pregare per me, perché io vada sempre avanti, perché io non fallisca nel mio dovere. Ma per favore, pregate a favore, non contro, grazie!". L’ironia con cui Papa Francesco ha concluso la lunga intervista con Fabio Fazio ha strappato un applauso del pubblico, per un momento di televisione che non si esaurisce con la sola messa in onda.
Seduto con alle spalle l’immagine della “Madonna che scioglie i nodi”, icona cara a Papa Francesco che ne ha incentivato la diffusione, il colloquio a “Che tempo che fa” riassume e rilancia il senso e lo spirito del pontificato. Nodi compresi.
Da Casa Santa Marta Papa Francesco si è collegato con gli studi milanesi del canale “Nove”. Circa 55 minuti per ribadire un durissimo atto d’accusa ai signori di ogni guerra, i produttori di armi, quei “fabbricanti di morte” che Papa Francesco indica come i maggiori promotori e i principali beneficiari di ogni conflitto. E con loro quei leader che decidono di ordinano di mettere mani alle armi incuranti della sorte dei loro soldati e delle vittime civili. Soprattutto i bambini, strumentalizzati, sfruttati, uccisi e spesso dimenticati. E sono stati proprio i più piccoli, in vista della Giornata mondiale dei Bambini indetta dal Papa per il prossimo maggio, i protagonisti del colloquio televisivo.
Il Pontefice ha ricordato che un mercoledì erano andati a trovarlo dei bambini ucraini accompagnati da loro genitori.
"Hanno visto la guerra ma nessuno di loro sorrideva", ha detto Francesco. "I bambini spontaneamente sorridono" ma loro "avevano dimenticato il sorriso" e quando "un bambino dimentica un sorriso, questo è criminale".
La guerra per il pontefice non è un evento lontano, neanche geograficamente. “Tutti i giorni chiamo la parrocchia di Gaza e mi dicono le cose terribili che succedono. Quanti arabi morti e quanti israeliani morti, due popoli chiamati ad essere fratelli autodistruggendosi l'un l'altro".
In prima serata sono andate in onda parole che hanno fatto dell’intervista perfino un momento di catechesi, con il linguaggio diretto e profondo di Francesco. Il Papa ha risposto agli spunti di Fazio per riaffermare alcuni temi chiave del pontificato. Partendo dalla “misericordia” e dal “perdono”, senza i quali neanche la Chiesa può aprire le porte “a tutti, senza esclusione”.
Fazio ha ricordato al Papa le critiche con cui non di rado vengono accolte alcune sue scelte. Come il recente documento sulle benedizioni per le le persone che vivono in unioni irregolari e dello stesso sesso. Contestazioni che il Papa attribuisce al “non informarsi”, prima di giudicare.
Le dimissioni di Bergoglio, talvolta ventilate e da taluni auspicate, sono semplicemente fuori discussione. Lo ha ribadito il Pontefice, che ha risposto mettendo a tacere le illazioni e rivelando alcuni progetti a cui il Santo Padre sta lavorando con i suoi collaboratori. “Sono ancora vivo”, ha ironizzato ancora, perciò le dimissioni non sono "né un pensiero né un desiderio. Le dimissioni sono una possibilità aperta per tutti i papi, ma non sono al centro dei miei pensieri”. I programmi per il futuro sono tracciati. In autunno è previsto un viaggio in Polinesia e in quella occasione vorrebbe recarsi in Argentina, il suo amato Paese per il quale non ha nascosto una certa “preoccupazione”.
Non sono mancati i momenti in cui Papa Francesco ha ricordato le sue radici italiane, raccontando di come la sua lingua madre non sia stata quella spagnola ma il piemontese che apprendeva dai nonni a Buenos Aires. La città di cui è stato arcivescovo e nella quale, ha confidato, solo una volta in 54 anni di sacerdozio ha negato il perdono, “per l'ipocrisia della persona”. Un male, come anche l’invidia, che il Papa indica tra i grandi virus che intossicano le relazioni e costruiscono quella “cultura del rancore” che scatena odio e conflitti.
Dopo il tempo della Giubileo della Misericordia Papa Francesco è tornato su una missione a lui cara, quella dei sacerdoti incaricati del sacramento della riconciliazione: "Io sempre dico ai confessori: voi perdonate tutto e trattate la gente con molta bontà come il Signore ci tratta a noi. E poi se tu vuoi aiutare la gente, poi puoi parlare e aiutarli ad andare avanti, ma perdonare tutti. In 54 anni di prete che io ho, questa è una confessione, 54 anni che sono prete, io sono vecchio! In questi 54 anni ho soltanto negato una sola volta il perdono, per la ipocrisia della persona. Una volta. Sempre ho perdonato tutto, ma anche con la consapevolezza che quella persona forse ricadrà, ma il Signore ci perdona. Aiutare a non ricadere o a ricadere meno, ma perdonare sempre."
Quale è la riforma più importante per la Chiesa? Francesco non ha dubbi: "Il cuore va riformato tutti i giorni, cambiare il cuore. Questo è un lavoro di tutti i giorni. Quando noi sentiamo nel cuore qualche cattiveria, l’invidia per esempio, quel vizio giallo, così mi piace chiamarlo, che rovina tutti i rapporti. Dobbiamo pentirci e cambiare il cuore continuamente e stare attenti a cosa succede nel mio cuore per cambiare. Cambiare e poi cambiare le strutture, le strutture vanno cambiate perché la storia va avanti. Le cose che andavano bene il secolo scorso adesso non vanno bene. Ma la vera libertà è cambiarle, perché non sono cose assolute in sé stesse ma relative al momento storico”.
E poi un appello alla protezione degli scartati, specialmente migranti e profughi. "Col problema dei migranti c’è tanta crudeltà, nel trattare questi migranti, nel momento in cui escono da casa loro fino all’arrivo in Europa”.
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