Non si governa con la propaganda
Articolo di Piero Fassino.
Nella società della comunicazione sono tanto più importanti i messaggi che si veicolano all’opinione pubblica. Prova ne sia che in ogni campo di attività sono cresciuti gli investimenti in comunicazione.
Crede di averlo capito la destra che attraverso i giornali amici, occupando gran parte degli spazi televisivi e con continue esternazioni della Presidente del Consiglio e dei suoi ministri magnifica ogni giorno i risultati del governo. La realtà è che la destra confonde la comunicazione con la propaganda.
Si prenda l’immigrazione. Sono mesi che il governo trasmette messaggi rassicuranti di intransigenza: blocchi navali, porti chiusi, ostacoli alle ONG, soldi in cambio di trattenimento (come l’accordo con la Tunisia), rimpatri, detenzione.
Faccia feroce e esibizione di muscoli: pura propaganda smentita clamorosamente dallo sbarco sulle nostre coste di 150.000 migranti in 9 mesi. E per coprire quel fallimento si ricorre ad altra propaganda sostenendo che sono le ONG che fanno arrivare i migranti, tacendo sul fatto che l’80% dei soccorsi in mare è operato dalla Guardia Costiera italiana.
E non paghi ricorrono ancora alla propaganda quando raccontano che l’Italia è invasa mentre gli altri Paesi europei hanno chiuso le loro frontiere. Le cifre dimostrano che il numero dei richiedenti asilo in Germania è più del doppio di quelli che lo hanno chiesto in Italia e anche la Francia ne ospita più di noi. E infine si denuncia di essere lasciati soli dall’Europa, ma si tace la scelta del governo di abbandonare l’obiettivo della redistribuzione europea dei migranti bloccata non da Bruxelles, ma da Budapest, Varsavia, Vienna, Bratislava con i cui governi la Meloni flirta ogni giorno.
In modi non diversi si maschera il fallimento della politica di bilancio. Le tante promesse - fatte non solo in campagna elettorale, ma anche nei primi mesi di governo - si stanno rivelando affermazioni propagandistiche a cui corrisponderanno pesanti tagli alla sanità, alla scuola, al welfare e agli investimenti pubblici.
E che dire dell’artificio propagandistico sulle banche. Sapendo che le banche non godono del favore dei cittadini, il governo ha strombazzato “tasseremo gli extraprofitti”. Un annuncio estemporaneo che in 24 ore ha prodotto una riduzione del valore di azioni e obbligazioni, cioè risparmi dei cittadini, per 10 miliardi, e ha allarmato investitori italiani e internazionali, costringendo il governo a fare marcia indietro e a ridimensionare di molto il provvedimento.
Sui canali televisivi circola con insistente frequenza uno spot pubblicitario del ministero delle infrastrutture e dei trasporti nel quale, con esibizione di immagini del ministro Salvini, si enfatizzano migliaia di cantieri e miliardi di investimenti. Senza però dire che si tratta di opere programmate da tempo e per gran parte cantierate prima che arrivasse questo governo. E quanto al Ponte di Messina, propagandato ogni giorno da Salvini, lo stesso Ministro Giorgetti ha dichiarato che nella legge di bilancio non ci sarà neanche un euro.
Si potrebbe continuare con altri esempi.
Qualcuno potrebbe obiettare che nei sondaggi il consenso alla Presidente del Consiglio è stabile. Il che accade perché la Meloni gode di due rendite di posizione: i suoi alleati sono troppo deboli per crearle problemi (e quando qualcuno lo fa, come Salvini, in realtà rafforza la Meloni); e l’opposizione, che pure si batte, però non è ancora un’alternativa. Sono due condizioni di miglior favore che consentono alla Meloni di governare. Ma quando si va ai problemi da affrontare, quella stabilità si dimostra incapace di offrire le soluzioni che i cittadini attendono. E allora, anziché misurarsi con le difficoltà, si preferisce ricorre alla propaganda sperando così di narcotizzare il Paese.
Ma un grande Paese non si governa con la propaganda. E i danni ricadono sulle spalle dei cittadini.
Nella società della comunicazione sono tanto più importanti i messaggi che si veicolano all’opinione pubblica. Prova ne sia che in ogni campo di attività sono cresciuti gli investimenti in comunicazione.
Crede di averlo capito la destra che attraverso i giornali amici, occupando gran parte degli spazi televisivi e con continue esternazioni della Presidente del Consiglio e dei suoi ministri magnifica ogni giorno i risultati del governo. La realtà è che la destra confonde la comunicazione con la propaganda.
Si prenda l’immigrazione. Sono mesi che il governo trasmette messaggi rassicuranti di intransigenza: blocchi navali, porti chiusi, ostacoli alle ONG, soldi in cambio di trattenimento (come l’accordo con la Tunisia), rimpatri, detenzione.
Faccia feroce e esibizione di muscoli: pura propaganda smentita clamorosamente dallo sbarco sulle nostre coste di 150.000 migranti in 9 mesi. E per coprire quel fallimento si ricorre ad altra propaganda sostenendo che sono le ONG che fanno arrivare i migranti, tacendo sul fatto che l’80% dei soccorsi in mare è operato dalla Guardia Costiera italiana.
E non paghi ricorrono ancora alla propaganda quando raccontano che l’Italia è invasa mentre gli altri Paesi europei hanno chiuso le loro frontiere. Le cifre dimostrano che il numero dei richiedenti asilo in Germania è più del doppio di quelli che lo hanno chiesto in Italia e anche la Francia ne ospita più di noi. E infine si denuncia di essere lasciati soli dall’Europa, ma si tace la scelta del governo di abbandonare l’obiettivo della redistribuzione europea dei migranti bloccata non da Bruxelles, ma da Budapest, Varsavia, Vienna, Bratislava con i cui governi la Meloni flirta ogni giorno.
In modi non diversi si maschera il fallimento della politica di bilancio. Le tante promesse - fatte non solo in campagna elettorale, ma anche nei primi mesi di governo - si stanno rivelando affermazioni propagandistiche a cui corrisponderanno pesanti tagli alla sanità, alla scuola, al welfare e agli investimenti pubblici.
E che dire dell’artificio propagandistico sulle banche. Sapendo che le banche non godono del favore dei cittadini, il governo ha strombazzato “tasseremo gli extraprofitti”. Un annuncio estemporaneo che in 24 ore ha prodotto una riduzione del valore di azioni e obbligazioni, cioè risparmi dei cittadini, per 10 miliardi, e ha allarmato investitori italiani e internazionali, costringendo il governo a fare marcia indietro e a ridimensionare di molto il provvedimento.
Sui canali televisivi circola con insistente frequenza uno spot pubblicitario del ministero delle infrastrutture e dei trasporti nel quale, con esibizione di immagini del ministro Salvini, si enfatizzano migliaia di cantieri e miliardi di investimenti. Senza però dire che si tratta di opere programmate da tempo e per gran parte cantierate prima che arrivasse questo governo. E quanto al Ponte di Messina, propagandato ogni giorno da Salvini, lo stesso Ministro Giorgetti ha dichiarato che nella legge di bilancio non ci sarà neanche un euro.
Si potrebbe continuare con altri esempi.
Qualcuno potrebbe obiettare che nei sondaggi il consenso alla Presidente del Consiglio è stabile. Il che accade perché la Meloni gode di due rendite di posizione: i suoi alleati sono troppo deboli per crearle problemi (e quando qualcuno lo fa, come Salvini, in realtà rafforza la Meloni); e l’opposizione, che pure si batte, però non è ancora un’alternativa. Sono due condizioni di miglior favore che consentono alla Meloni di governare. Ma quando si va ai problemi da affrontare, quella stabilità si dimostra incapace di offrire le soluzioni che i cittadini attendono. E allora, anziché misurarsi con le difficoltà, si preferisce ricorre alla propaganda sperando così di narcotizzare il Paese.
Ma un grande Paese non si governa con la propaganda. E i danni ricadono sulle spalle dei cittadini.