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Continuare con le barriere non ha più senso

Scritto da Claudio Baglioni.

Intervista della Stampa a Claudio Baglioni

«Bisogna lavorare tutti insieme per cercare una soluzione senza che la tragedia dei migranti diventi ancora una volta materia per scopi elettorali, altrimenti non se ne verrà mai fuori». Claudio Baglioni ha una storia d’amore con Lampedusa lunga più di trent’anni.
Questo amore dal 2003 al 2012 si è concretizzato in un festival musicale intitolato «O’ Scià», il tipico saluto lampedusano. «O’ Scià» è anche una fondazione che vuole sensibilizzare gli italiani sul problema dell’immigrazione che più che mai affligge l’isola siciliana.
Claudio Baglioni, in questi giorni le immagini di Lampedusa sono drammatiche. Siamo di fronte a un’escalation dei problemi?
«Sono problemi che vengono da lontano, se li avessimo affrontati 25-30 anni fa forse non saremmo arrivati a questo punto. Ovvio che ora la situazione sia degenerata. La storia ci rimette ogni volta il conto davanti, la geografia non la possiamo cambiare: Lampedusa è lo scoglietto d’Italia più vicino alla Tunisia e i flussi migratori passano per forza da qui».
Negli ultimi giorni abbiamo assistito a una passerella di politici a Lampedusa, dalla premier Meloni alla presidente della Commissione europea Von der Leyen, secondo lei le visite serviranno a qualcosa?
«Io penso di sì, cerco di essere ottimista, sono utili almeno all’inizio di una discussione, è una presa di posizione importante. La volontà di trovare una soluzione è manifesta, finalmente. Questa tragedia esiste da anni e non era all’attenzione dei media. Mi sembra indispensabile portarla alla luce».
L’Europa sembra tendere la mano all’Italia ma, alla fine, saranno solo parole o aiuti concreti?
«Gli aiuti e le aperture dell’Europa sono importanti, fondamentali, perché è una tragedia globale, non di Lampedusa. Evidentemente il sistema economico mondiale crea ingiustizie, tutti abbiamo il diritto di cercare una situazione migliore e non possiamo condannare chi non ne può più, anche se crea disagi. Gli stessi problemi ci sono al confine del Messico e in altre zone geografiche. E, proprio come nella canzone di Trilussa “Ninna Nanna Nanna Ninna” che canto, alla fine la guerra la vincono solamente i potenti perché il popolo coglione deve cercare di scansare la palla di cannone».
Secondo il regista Matteo Garrone bisognerebbe dare a tutti la possibilità di ingresso in Europa senza visti. Secondo lei ha senso continuare a mettere barriere?
«No, non ce l’ha e insieme alla fondazione “O’Scià” siamo stati i primi a dire che non aveva senso un’immigrazione clandestina. Mi auguro che tutti gli uomini e le donne possano viaggiare liberi laddove ritengono che il modello economico-politico sia giusto per loro. Era ed è chiaro da tempo che il veicolo migliore per chi soffre e vuole fuggire dalla sua terra sia la regolamentazione dell’affluenza. Il via libera in questo momento però non è possibile perché la situazione è oltremodo critica».
“O’ Scià è stato importantissimo per sensibilizzare su un problema drammatico. Perché si è fermato?
«Ogni volta dovevamo batterci per i contributi. Pensavamo di aver costruito qualcosa che andava oltre, siamo stati anche a Bruxelles, con un concerto. È finita perché tutte le cose finiscono e io mi sento tutto sommato anche un po’ sconfitto».
In che senso?
«Nel senso che gli artisti a volte sostengono delle cause perché trovano imperdonabile il proprio successo, devono giustificarlo. Il successo è qualcosa che inseguiamo tutta la vita ed è scomodo e si viene visti male solo perché lo si è raggiunto. Dobbiamo capire che di certe cause siamo solo i trombettieri, i mediatori. Il vero lavoro lo fanno le forze dell’ordine, i volontari».
Ma forse oggi, con un po’ di buona volontà, “O’ Scià” potrebbe rivedere la luce?
«Quella storia è terminata. Laggiù non è cambiato niente, nonostante le avvisaglie. Mettevamo insieme le Ong, nessuno litigava, tutti mostravano buona volontà. Adesso tutti sanno e raccontano e sono maestri di vita. Lampedusa fino a 30 anni fa manco si sapeva dove fosse, non si vedeva nelle previsioni del tempo».
Che ricordo ha della popolazione di Lampedusa?
«È gente di mare, che mostra buona volontà da sempre, anche quando i tg non sapevano nulla. C’è sempre tanta solidarietà, le persone soccorrevano, portavano i vestiti. Oggi la gestione di questa storia è più grande di noi. Quello che poteva fare il sottoscritto era informare urlando in musica quello che accadeva, più di questo... non so».
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