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Coinvolgere i giovani nella sfida dell’era digitale

Scritto da Roberta Cocco.

Articolo di Roberta Cocco pubblicato da Il Sole 24 Ore.

I tempi che viviamo sono tempi di cambiamento, sempre più veloce, pervasivo e profondo, dovuto in particolare alle transizioni digitale e ecologica. Come possono le aziende – in particolare le Pmi – affrontare questo momento di grande trasformazione e renderlo un’occasione di crescita?
Condivido alcune riflessioni nate dal dibattito "Accettare la sfida del cambiamento per crescere" organizzato al Meeting di Rimini, a cui sono intervenuta.
Le opinioni di imprenditori e manager si dividono tra chi ritiene necessario abbracciare il cambiamento considerando le nuove tecnologie, e in particolare l’Intelligenza artificiale, potenzialmente la più disruptive, una vera opportunità e chi, pur comprendendo l’importanza del fenomeno, mantiene posizioni di resistenza.
L’applicazione del digitale ai processi aziendali (prima resi efficienti), l’enorme capacità di raccolta e analisi dei dati, la selezione di informazioni rilevanti che diventano indicazioni per il business, l’identificazione precisa e le modalità di contatto più idonee dei target di riferimento per i propri prodotti e servizi, sono solo alcuni degli ambiti che possono generare enormi vantaggi. È altrettanto vero che nelle aziende, soprattutto nella fascia di medie e piccole dimensioni, risiedono le persone che ne hanno permesso l’ideazione, lo sviluppo e il successo, spesso uniti alla genialità di visione dell’imprenditore. Questo rappresenta un valore inestimabile e assolutamente da preservare.
La rivoluzione digitale ed ecologica, che avanza sempre più prepotentemente, richiede ora una riflessione diversa per non perdere un’occasione unica. Le organizzazioni devono aiutare i propri collaboratori a comprendere il nuovo mondo e offrire piani di formazione tecnologica specifici. Processi di upskilling e reskilling, su larga scala, sono diventati indispensabili per far in modo che tutte le persone migliorino le proprie conoscenze e superino la diffidenza dei cambiamenti in atto per poter essere coinvolti attivamente nella trasformazione.
Ma anche questo non basta. E lo ricorda la ricerca YouTrend, per la Fondazione Pensiero Solido, secondo cui il 54% degli italiani ritiene di essere impreparato alle novità che il digitale offre.
Una prospettiva diversa per affrontare il tema passa dall’includere, a pieno titolo, i giovani.
GenZ e Millennials sono le prime generazioni cresciute immerse nel digitale. Questa condizione unica li rende per natura interconnessi, abituati a un accesso continuo all’informazione, in grado di adeguarsi ai mutamenti accelerati dalle nuove tecnologie con la necessaria velocità ma soprattutto con facilità e fiducia. I giovani vedono nella tecnologia uno strumento per dare vita alle loro idee, per sviluppare soluzioni innovative e generare intelligenza collettiva. E più di quanto si creda i giovani sono pronti a adoperarsi affinché la tecnologia serva la società mantenendo i valori e i diritti umani. E anche questo è un bene prezioso.
I giovani sono “digitally empowered”: hanno le conoscenze, le competenze e anche l’approccio mentale per navigare in questa nuova realtà complessa e offrire la propria capacità nelle aziende ma non solo. Dobbiamo impegnarci affinché questo empowerment digitale sia esteso a tutte le fasce d’età, nelle organizzazioni e nella società, e far sì che tutti, indipendentemente dalle condizioni sociali o economiche, abbiano accesso alla tecnologia, possano goderne i benefici e sfruttarla per esprimere il proprio potenziale. Riflessione particolarmente urgente per il nostro Paese: il Desi 2022 (indice europeo di digitalizzazione) ci mostra penultimi (25esimi su 27) alla voce “capitale umano”, cioè competenze digitali.
In questo panorama vedo quindi la necessità di un nuovo patto intergenerazionale per l’innovazione nel mondo del lavoro. Da una parte i giovani sono portatori di un valore concreto per le aziende – grazie alla loro apertura e fiducia nella tecnologia – dall’altra le aziende e i lavoratori più adulti sono chiamati a offrire la loro esperienza e accogliere questo capitale di creatività e nuove competenze per modernizzare la cultura d’impresa. L’impegno deve essere reciproco e basato su un solido accordo di fiducia.
Credo che la lezione che possiamo trarre guardando a come i giovani vivono il mondo digitale sia quella non di adattarsi semplicemente ai cambiamenti e all’avanzamento tecnologico, ma di abbracciarne il potere trasformativo, coltivando le potenzialità attraverso la imprescindibile creatività umana.
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