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Dobbiamo sentirci chiamati ai doveri dell’accoglienza

Scritto da Patrizia Toia.

Articolo di Patrizia Toia.

Non dobbiamo pensare a chi scappa da guerre e dalla fame solo in occasione della Giornata mondiale del rifugiato, così come quanto accaduto a Pylos è solamente l’ultima (e la più grande) tragedia che si è consumata nelle acque del Mediterraneo.
Chi scappa in cerca di una speranza e di una vita migliore deve poterlo fare in sicurezza e in condizioni dignitose.
Il rapporto pubblicato dall’UNHCR e da Global Trends parla chiaro: nel mondo ci sono 110 milioni di persone in movimento che scappano da guerre, carestie, siccità e da sconvolgimenti climatici e non possiamo continuare ad affrontare un fenomeno di questa portata con le politiche migratorie attuate finora.
Qualche giorno fa, proprio a Lampedusa, la Commissaria del Consiglio d'Europa Dunjia Mijatovic ha evidenziato come anche in Europa vi siano delle gravi violazioni dei diritti dei rifugiati, violazioni che sono talmente frequenti che difficilmente riescono a smuovere le coscienze collettive.
Dobbiamo sentirci chiamati tutti ai doveri dell’accoglienza e del soccorso, per evitare che il Mediterraneo e altre frontiere non diventino più degli immensi cimiteri senza lapidi.

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