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Alzate la testa, abbiate coraggio

Scritto da Roberto Vecchioni.

Roberto Vecchioni
Intervista a Roberto Vecchioni pubblicata da Expo Magazine.

Insegnante, musicista, artista completo. Roberto Vecchioni è prima di tutto un uomo di profonda cultura, che si spende da sempre per difendere i valori più profondi della nostra civiltà, accompagnando giovani e non solo in un percorso di riflessione. Amante dell’arte e delle cose semplici, ha svelato anche un particolare amore per la cucina e per i piatti semplici e fatti in casa, a base di ingredienti naturali. Lo abbiamo incontrato in occasione del Convegno “Cibo per la mente” organizzato a Expo Milano 2015 da Coop per parlare di giovani, educazione e futuro dell’alimentazione.
Siamo in un momento difficile per l’Italia e i ragazzi si sentono scoraggiati. Qual è il suo messaggio alle giovani generazioni?
È vero, oggi non è facile. Ai miei tempi accoppiavamo al sogno la possibilità di realizzarlo. Ai miei tempi avevamo davanti tutto ed era sempre il Sabato del villaggio. Nascevano allora la cultura, i romanzi, i movimenti operai e gli scioperi seri, c’era un grande Papa. Si viveva un cambiamento radicale nel mondo dell’arte e abbiamo assistito all’avvento della musica leggera. C’erano Gino Paoli e Fabrizio De André che parlavano di amore, quello vero, che si vive tutti i giorni. Oggi c’è un impasse perenne, un senso di scoraggiamento, ma non bisogna perdersi d’animo perché le possibilità ci sono. Piccole, ma ci sono. I giovani devono alzare la testa e avere coraggio.
Quale può essere la via d’uscita a questa situazione?
La cultura, senza dubbio. Cultura significa vedere il passato e avere così gli strumenti per riflettere sul futuro. Significa fare collegamenti che accendono il ragionamento. È faticoso, lo so, ed è un percorso che richiede tempo e allenamento. Bisogna “esercitarsi” alla cultura fin da bambini, perché non è un insieme di cognizioni, ma un modo di essere e di affrontare il mondo con curiosità e intelligenza.
Cosa dà questo bagaglio, cosa dà la cultura?
Una grande serenità. Questa emozione la vivo ogni giorno sulla mia pelle.
Un’altra “qualità” che bisogna coltivare.
La pazienza. E bisogna avere la forza di non pensare mai che il valore di una persona possa essere giudicato dal posto sociale che occupa o dall’ammontare dello stipendio. Il valore della persona si basa su ben altri valori. Puoi avere uno stipendio da 1000 euro al mese, ma avere una testa così e un grande coraggio per il futuro.
Da artista cosa l’ha ispirata in questi anni?
Fin da piccolo ero innamorato della natura e affascinato dagli uomini che riescono a trasmettere emozioni partendo dalla natura. Guardando un quadro o un albero sei al sicuro e il male non ti può toccare. Tre anni fa sono stato invitato dal Papa con altri artisti italiani e ricordo che Monsignor Ravasi disse: “La scienza vive per dare certezze, l’arte vive per dare cultura”. L’arte illumina il mondo universale. Il girasole di Van Gogh esce dal quadro, è il giallo, la natura, la bellezza, la gioia, ci dà respiro. Ma non risolve. E qui riparte il percorso dell’uomo per diventare uomo.
Parliamo un po’ di gusto e tavola. Quale sarà l’alimentazione del futuro?
Secondo me dovrà essere sempre più naturale. Basta con i cibi confezionati, bisogna tornare a prodotti semplici. Siamo sempre di corsa, così buttiamo nel carrello sughi pronti e alimenti che non sappiamo nemmeno da dove vengano. Dovremmo fare più attenzione alle etichette e a quello che ci mettiamo nella pancia.
Lei è stato per anni insegnante. Cosa mangiavano i suoi alunni?
Ho visto le merendine peggiorare di anno in anno: pane e cioccolato e pane e marmellata hanno lasciato il posto alle merendine confezionate. Eppure i più felici erano quelli che a scuola si portavano pane e cotoletta.
Quali sono i suoi piatti preferiti?
Io sono napoletano: amo il timballo con le uova sode, la pasta fresca, il gateau, gli struffoli. Mi piace cucinare, soprattutto i primi piatti, e lo faccio sempre quando ho tempo. Anche nella nostra vita così frenetica bisognerebbe riscoprire i riti. Il rito del caffè e il rito del sugo che borbotta sul fuoco. Oggi il caffè si butta giù in tre secondi e il sugo si trova già pronto nelle corsie del supermercato, ma l’arte della lentezza e dell’attesa ha tutto un altro fascino.
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