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La Statale di Milano compie 100 anni

Scritto da La Stampa.

Articolo pubblicato da La Stampa.

L'Università Statale di Milano il 28 agosto 2024 compirà cent'anni ma già adesso l'ateneo ha presentato tutti gli eventi e le iniziative speciali che accompagneranno questo importante traguardo. Un viaggio che comincia oggi e che si concluderà a novembre del prossimo anno: 18 mesi in cui si ripercorreranno i valori che hanno distinto la Statale fin dalla sua nascita nel panorama accademico italiano ed europeo. Il primo tassello del mosaico delle celebrazioni riguarda il lancio del VUMM - Virtual UniMi Museum, consultabile da questo pomeriggio.
Si tratta di uno spazio virtuale che renderà accessibili a tutti i visitatori i tesori dell’Università degli Studi di Milano: si va dagli edifici storici e contemporanei ai musei, fino alle collezioni scientifiche, artistiche, archivistiche, bibliografiche, storiche, archeologiche, e naturalistiche. Il patrimonio culturale raccoglie una selezione di 2.000 immagini digitalizzate delle oltre 20 collezioni ereditate dall’Ateneo sin dalla fondazione, che si sono arricchite nel tempo grazie alle donazioni, al lavoro di ricerca, agli scavi e alle campagne archeologiche. Tra quelle presenti, ad esempio, si potrà ammirare la collezione di cristalli di Guglielmo Körner dall'eccezionale purezza e dai colori sgargianti, che sono tuttora conservati nelle boccette di vetro dell’epoca con tappo a smeriglio, ma anche la Mostra permanente "L'Anatomia di Leonardo", con gli studi anatomici di Leonardo da Vinci. Qui alcuni disegni leonardeschi raccolti nel codice Windsor saranno confrontati con le immagini moderne.
In merito agli eventi speciali, si parte il 12 giugno all'Orto Botanico di Brera con l'alpinista e alumnus di UniMi Simone Moro dove si parlerà di sostenibilità ambientale e racconto della natura. Il 28 settembre sarà invece la volta della scrittrice Dacia Maraini che, insieme allo psicanalista Massimo Recalcati e alla cantautrice e atleta paralimpica Annalisa Minetti, parlerà di come raccontare una storia al Piccolo Teatro Studio Melato. S'intitolerà invece «Come raccontare una Scoperta», la conferenza del 2 maggio 2024, a Villa Arconati che vedrà il contributo di due grandi studiosi: Stefano Mancuso, botanico, e Fritjof Capra, co-fondatore e direttore del Center for Ecoliteracy di Berkeley, California, fisico e teorico dei sistemi, diventato celebre nel mondo grazie al saggio «Il Tao della fisica».

Articolo del Giorno.

Cent’anni da celebrare in 18 mesi, come i 18 mesi del parto complicato dell’Università Statale di Milano che, dopo il braccio di ferro con Pavia, crebbe velocemente. Che gemmò e generò a sua volta altri frutti (Bicocca e l’Insubria negli anni Novanta) e che ha ridisegnato la città e i suoi quartieri, oltre ad avere lasciato un segno nella storia del Paese.
Un secolo che si sfoglia attraverso le fotografie (dalla Ca’ Granda bombardata durante la Seconda Guerra Mondiale ai movimenti studenteschi). Un secolo che si ripercorre attraverso i volti, primo fra tutti quello del rettore, fondatore e sindaco Luigi Mangiagalli, ma anche del filosofo Piero Martinetti, tra gli unici 12 professori italiani che rifiutò di prestare giuramento al fascismo.
Un secolo che prende forma attraverso gli oggetti: un tesoro per anni chiuso negli armadi dei professori, negli archivi, custodito nei corridoi del rettorato diventa pubblico. Il Centenario si apre, infatti, insieme a Vumm, il museo virtuale dell’università, che unisce tutte e 22 le collezioni dell’ateneo e mostra pezzi prima inaccessibili per raccontare la storia da angolature diverse (anche con la collaborazione di Google Arts and Culture sono state prodotte 2.600 immagini esplorabili).
Tutto ha inizio il 28 agosto del 1924, in Prefettura, con la firma della convenzione che segnò la nascita dell’università. "Ma la Statale è stata un connettore di realtà culturali che già esistevano. E questo ha segnato la sua anima multidisciplinare - ricorda il rettore Elio Franzini -. Medicina è nata dagli Istituti principi di perfezionamento, sono confluite qui l’Accademia letteraria di Scienze e Lettere, le scuole di Veterinaria e di Agraria".
Un patrimonio scientifico immenso, da condividere. Per dare un assaggio sono stati messi in mostra anche i “frutti artificiali“ di Francesco Garnier Valletti, il più famoso dei modellatori che, nella seconda metà dell’Ottocento, si cimentò nella riproduzione a scopo scientifico e documentario di fiori e frutti. Tra papiri e quadranti equinoziali, ci sono le memorabilia della Statale: dallo “scettro“ del rettore Mangiagalli al sigillo dell’università, dalla medaglia celebrativa realizzata da Giacomo Manzù nel 1951 al gonfalone del 1933 fatto di seta, metallo e pietre preziose per annunciare con Minerva armata il trasloco nel cortile di Festa del Perdono.
utto consultabile virtualmente (si può anche entrare in Ca’ Granda da 18 punti diversi) mentre passeggiando in ateneo si possono inquadrare qr-Code che spalancano finestre e curiosità. Perché i cent’anni della Statale si ripercorrono anche negli spazi. Spazi conquistati, spazi che mancano sempre. "Mangiagalli iniziò a prevedere il futuro universitario di Città Studi già nel 1913 - racconta il rettore Franzini -. Dopo la sua fondazione iniziò a crescere a una velocità che impressionò lo stesso Mangiagalli. Il problema degli spazi è una costante nella nostra storia.
Lui, sindaco, aveva appena finito di costruire una scuola elementare in quello che sarebbe diventato il liceo Moreschi: il primo rettorato lo troviamo lì". Pensava di trasferirlo in Città Studi ma non c’era già più posto: lo mise in Porta Romana, dove c’era l’ufficio elettorale. E via così, raddoppiando aule, ritagliandosi aree da via Noto a Sesto, fino al futuro tripolare: Festa del Perdono, Mind e Città Studi per il secondo secolo di vita.
«Cent’anni fanno sorridere atenei come Bologna, Padova, Pavia, che sono abituati ad altre primavere. Ma sono stati cent’anni di un grande percorso in cui la Statale è stata parte attiva da punto di vista scientifico, politico e sociale", ricorda Alberto Martinelli, professore emerito di Sociologia e Scienza politica, che ha visto nascere la sua facoltà, a cavallo tra il ’69 e il ’70. Che ricorda "lo storico e arduo passaggio da università d’élite a università di massa, l’impronta lasciata dalla Statale nelle riforme e politiche nazionali, la scelta coraggiosa di far nascere Bicocca e i grandi risultati scientifici. Di oggetti da raccogliere e da mostrare ce ne sono ancora tanti: questo è solo l’inizio". Il racconto sarà corale, coinvolgendo alumni, artisti (il palinsesto ha la direzione artistica di Massimiliano Finazzer Flory), coinvolgendo la città.
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