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Italia sempre più vecchia

Scritto da La Stampa.

Articolo pubblicato da La Stampa.

Crollo delle nascite e Italia sempre più vecchia. L’ultimo report dell’Istat è impietoso. Il nuovo record minimo delle nascite (400mila) e l'elevato numero di decessi (701mila) aggravano la dinamica naturale negativa che caratterizza il nostro Paese nell'ultimo decennio.
Il saldo naturale, pari a -301mila unità nel 2021; sommato alle -335mila già rilevate nel 2020 determina in due anni di pandemia un deficit di ''sostituzione naturale'' di 637mila persone.
È quanto emerge dai risultati, diffusi dall'Istat, della terza edizione del Censimento permanente della popolazione e delle abitazioni, svolta nell'autunno 2021.
Il saldo naturale è negativo in tutte le regioni, con l'eccezione della Provincia autonoma di Bolzano (+193 unità) che si caratterizza per una natalità più alta della media.
I nati sono stati appena 400.249 nel 2021, in diminuzione dell'1,1% rispetto al 2020 e quasi del 31% nel confronto con il 2008, anno di massimo relativo più recente delle nascite. La geografia delle nascite mostra un calo generalizzato in quasi tutte le ripartizioni, con i valori più alti al Sud (-2,7%) e un'unica eccezione nel Nord-est dove si registra un lieve incremento (+0,1% sul 2020).
L'andamento delle nascite nel corso del 2021 consente di avere un quadro più dettagliato delle conseguenze dell'epidemia dal punto di vista demografico, visto che il calo osservato nel 2020 (-3,6% rispetto al 2019) è stato solo in parte dovuto a tali effetti.
I primi effetti sulle nascite riferibili ai concepimenti di marzo e aprile 2020 (primo lockdown), osservabili a partire dagli ultimi due mesi dell'anno, soprattutto a dicembre 2020 (-10,7%), si sono riscontrati anche nei primi due mesi del 2021.
Il deficit di nati a gennaio 2021 (-13,2%), tra i più ampi mai registrati, lascia pochi dubbi sul ruolo svolto dall'epidemia.
Il crollo delle nascite tra dicembre 2020 e febbraio 2021, da riferirsi ai mancati concepimenti durante la prima ondata pandemica, è sintomo della posticipazione dei piani di genitorialità che si è protratta in modo più marcato nei primi sette mesi, per poi rallentare verso la fine dell'anno.
Diminuisce la popolazione: il 2021 segna 59.030.133 (-0,3%) residenti, pesa anche il calo degli stranieri La popolazione censita in Italia al 31 dicembre 2021 ammonta a 59.030.133 residenti, in calo dello 0,3% rispetto al 2020 (-206.080 individui).
Il decremento di popolazione interessa soprattutto il Centro Italia (-0,5%) e l'Italia settentrionale (-0,4% sia per il Nord ovest che per il Nord est), è più contenuto nell'Italia meridionale (-0,2%) e risulta minimo nelle Isole (appena 3mila unità in meno). Ancora elevato è l'impatto del numero di morti da Covid-19 sulla dinamica demografica nel 2021: il totale dei decessi (701.346), sebbene in diminuzione rispetto all'anno precedente (quasi 39mila decessi in meno), rimane significativamente superiore alla media 2015-2019 (+8,6%). Il calo di popolazione non è dovuto solo al saldo naturale negativo ma è da attribuire in parte alla diminuzione della popolazione straniera. Gli stranieri censiti sono 5.030.716 (-141.178 rispetto al 2020), con un'incidenza sulla popolazione totale di 8,5 stranieri ogni 100 censiti.
Roma è il Comune più grande con 2.749.031 residenti, Morterone (in provincia di Lecco) quello più piccolo (con appena 31 abitanti).
Su 7.904 comuni, solo 2.850 hanno registrato un incremento di popolazione sull'anno precedente, dove risiedono circa 17 milioni 600mila persone, il 29,9% della popolazione nel 2021.
Rispetto al 2020 diminuisce la percentuale di comuni che perdono popolazione (il 61,8% del totale contro il 73,6% del 2020) e 'reggono' i piccoli Comuni.
E' quanto emerge dai risultati, diffusi dall'Istat, della terza edizione del Censimento permanente della popolazione e delle abitazioni, svolta nell'autunno 2021. Il decremento di popolazione non riguarda infatti nella stessa misura tutte le classi comunali di ampiezza demografica. Le percentuali più basse di comuni con popolazione in calo si registrano nella classe 5-20mila abitanti (57,3%) e in quella fino a 5mila abitanti (62,7%), che insieme rappresentano ben il 70% dei comuni italiani. Al contrario, tra i 44 comuni con oltre 100mila abitanti solo 5 guadagnano popolazione (erano 11 tra il 2019 e il 2020) mentre per i restanti 39 il saldo è negativo rispetto al Censimento 2020 , per un totale di -115.813 residenti.
Quasi la metà degli stranieri censiti nel 2021 proviene dall'Europa (47,7%), il 22,6% dall'Africa, una percentuale di poco inferiore dall'Asia e il 7,3% dall'America. L'Unione europea è l'area maggiormente rappresentata (27,6%), seguono l'Europa centro orientale (19,3%), l'Africa del nord (13,6%) e l'Asia centro meridionale (11,6%).
E' quanto emerge dai risultati, diffusi dall'Istat, della terza edizione del Censimento permanente della popolazione e delle abitazioni, svolta nell'autunno 2021. Sono 195 i paesi rappresentati dal contingente straniero censito e i primi dieci totalizzano il 63,7% della presenza straniera in Italia.
Nella graduatoria del 2021, rispetto all'anno precedente, il Marocco sale al secondo posto a svantaggio dell'Albania mentre il Bangladesh scambia la propria posizione con quella delle Filippine.
La Romania guadagna peso relativo a sfavore di Cina e Ucraina. Nel suo complesso la popolazione straniera censita diminuisce del 2,7% rispetto all'anno precedente.
Il calo interessa tutte le collettività ma è più accentuato per quella cinese che perde il 9,2% del suo contingente (-30mila unità circa che vanno a controbilanciare le 41mila unità cinesi in sotto copertura nel 2020).
Le uniche eccezioni sono quelle di Romania, Egitto e Bangladesh che invece guadagnano unità.
A fronte di un rapporto di mascolinità sostanzialmente equilibrato, si conferma una presenza femminile preponderante per l'Ucraina (77,8% di donne) e in misura minore per le collettività rumena e filippina (60% di donne). Fortemente maschili sono le comunità di Pakistan (72% di uomini), Bangladesh (71,3% di uomini), Egitto (66%) e India (quasi il 60%).
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