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Lavoro: la mossa giusta

Scritto da Francesco Bizzotto.

Francesco BizzottoNel giugno scorso ho fatto un'esperienza molto bella a Reggio Calabria, che sta formando con Messina e Villa S. Giovanni una strategica Area Metropolitana interregionale.
Sono stato chiamato a dire delle mie idee e dell'esperienza milanese sul tema "Giovani e Politiche attive del lavoro". Ho trovato persone splendide.
La mia tesi sul Lavoro, dopo Reggio, la rimetto a fuoco così: tutti (specie i Giovani) devono poter esplorarsi, mettersi in gioco, rischiare. Servono Istituzioni ad hoc, pubbliche e partecipate.
Forti Istituzioni per Politiche attive positive e continuative che favoriscano il dialogo e l'incontro tra Domanda e Offerta di lavoro. A prescindere dai momenti di crisi. Anzi, che siano capaci di anticipare crisi e conflitti; capaci di favorire relazioni di lavoro (dipendente e autonomo) armoniose e creative. Senza, i rapporti sono impari, ingiusti, selvaggi. Non è "mercato".
La mia convinzione è che sia maturo il tempo per un salto di qualità nelle "Relazioni industriali", come si diceva una volta. Amo lo slogan di Pierre Carniti - anni '70: "Osare più democrazia" nei rapporti di lavoro. Chiamare il lavoro (dipendente e autonomo, ripeto) a un ruolo nuovo, avanzato. A pesare e assumere responsabilità. Anche per un incremento (che penso senza precedenti) della produttività. Da dove deriverà questo incremento? La scommessa: dall'intelligenza, competenza, impegno, cura e capacità creativa dei lavoratori, perchè posti in un rapporto nuovo, positivo, propositivo, dialogante e concorrenziale con l'impresa. Nel senso: stiamo insieme, collaboriamo e, se ci intendiamo e andiamo d'accordo, io darò il massimo. Diversamente, me ne vado (ti licenzio) e cerco un'alternativa, con l'aiuto dell'Istituzione pubblica preposta. In Danimarca il 30% dei lavoratori cambia posto ogni anno! Capite che così il fare impresa si arricchisce di un nuovo livello concorrenziale, e l'impresa che cura le relazioni di lavoro diventa altamente libera e produttiva. Simbolo di amicizia, imbattibile sui mercati. Più - molto di più - della Germania della Cogestione. Quest'impresa innoverà, venderà, esporterà e si farà apprezzare (potrà alzare i prezzi), ed esalterà il punto di forza del bel Paese: lo svariare creativo che già affascina mezzo miliardo di cinesi e indiani. La (fredda) competizione sul prezzo - sui costi - sparirà dal vocabolario.
Si tratta di fare gli interessi delle imprese (più concorrenza) nonostante le imprese, un certo loro retaggio. Questo sistema di reciproca libertà aumenterà del 20% i posti di lavoro disponibili, esalterà l'auto impresa e renderà possibile una semplificazione e un recupero di risorse tale da poter garantire a tutti giuste tutele. Se non il Reddito di cittadinanza, nessuno mai in difficoltà. E' senz'altro possibile.
Ora, come promuovere questo ruolo e clima nuovi? Con una sola mossa giusta: l'Istituzione di cui ho detto, l'Agenzia per la Mobilità dei Lavori, per una fase nuova di con-correnza (correre insieme per obiettivi condivisi) nel fare impresa. Una mossa che apre ed allarga il mercato, l'unica cosa che funziona davvero, perchè libera. Può far ripartire molti soggetti in crisi nera. Intanto a Milano l'Istituzione c'è: l'AFOL Metropolitana (Agenzia per la Formazione, l'Orientamento e il Lavoro). Si tratta di farla vivere. Di crederci. Chiediamo a Renzi e Poletti di fare un test innovativo e coraggioso. Io lo farei in parallelo a Milano e Reggio Calabria. Ne verranno di indicazioni!
Questa idea dice della fiducia possibile nel Capitale umano. Il capitale decisivo del fare impresa oggi, mentre si svaluta e ridimensiona il capitale tradizionale (l'investimento e i beni materiali). E spiazza decisamente la finanza, che ha uno spazio eccessivo perchè il Capitale umano (necessario e latente) non trova le condizioni per farsi avanti, non si esprime, resta compresso, viene sprecato. Come la metà dei nostri Giovani (due su tre nel Sud). E non si tratta di un Capitale romantico, astratto e buonista. E' concreto Capitale di rischio diffuso, reso disponibile dal lavoro che assume responsabilità (titolo e capacità di dare risposte).
E c'è una seconda ragione che chiama il Capitale umano di rischio a con-correre ed essere protagonista. C'è da guarire la scienza triste, l'economia. Il suo approccio alla realtà della nostra vita è sbagliato e pericoloso. Papa Francesco ha detto: "Abbiamo troppi mezzi per scarsi e rachitici fini". Abbondanza di mezzi materiali (di denaro) e fini malati.
Da Assicuratore dico: non si può continuare a leggere le Possibilità offerte da scienza e tecnica come Opportunità (vantaggi) senza vederne insieme anche l'ombra (il Rischio, quando fosse considerato e valutato; il Pericolo, quando è opaco e non valutato). Senza l'ombra, i fini delle Possibilità si fanno rachitici. E i Cigni neri oscurano il nostro orizzonte. Non aspettiamo oltre. La Possibilità, prima di farsi azione, processo, deve essere un Rischio misurato. Dobbiamo valutare entrambe le conseguenze del nostro agire. E' un limite del liberalismo.
Il profitto individuale, la moneta, la pura razionalità non riescono a invertire il trend di degrado e inquinamento. Cosa aspettiamo? Attraverso la Mobilità e il protagonismo con-correnziale dei lavori, mettiamo in campo il soggetto di mercato più interessato a un buon futuro: il Capitale umano di rischio (il Capitale responsabile). A questi grandi obiettivi può portarci l'Istituzione pubblica (partecipata) per le Politiche attive e positive del lavoro.
Basterà? No. Al Capitale umano, al nuovo soggetto sociale protagonista (il lavoratore dipendente e autonomo), serviranno servizi innovativi di Gestione dei rischi assunti. Questi servizi competono all'Assicuratore 2.0, che è chiamato a rinnovare il suo ruolo (dalla semplice assunzione alla complessa gestione dei rischi) e che ne ha una stringente necessità, per rendere misurabili (e quindi assicurabili) i rischi moderni. Infatti, la strumentazione frequentista (la tariffa) fa acqua da tutte le parti. Non dice più del futuro. Per dire del futuro (e assicurare) occorre prender parte attiva al progetto, alla Probabilità, al Rischio. Fare prevenzione. Esattamente come devono fare i lavoratori.
Questo è il sogno per cui mi batto, nel mio piccolo. Tra Reggio Calabria e Milano.
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