Non si arresta il consumo di suolo

Purtroppo non si arresta il consumo di suolo in Italia. I dati ISPRA presentati oggi lanciano l’allarme nazionale: 57 km2 (57 milioni di metri quadrati), 2 metri quadrati al secondo persi nel 2019.
Negli ultimi venticinque anni è scomparso un quarto della terra coltivata. Continuare a perdere terreno vergine, anche a fronte di un calo demografico drammatico e confermato di recente dall’ISTAT, significa non solo perdere la bellezza del nostro paesaggio ma rendere il nostro territorio più insicuro, con l’aumento legato al rischio idrogeologico e la perdita di suolo agricolo.
Cultura e promozione

Il tema della promozione è sempre un tema delicato per quanto riguarda le istituzioni culturali. Sono da sempre favorevole ad utilizzare i canali della comunicazione per valorizzare sempre di più il patrimonio. Credo infatti che sia nella missione di queste istituzioni provare ad allargare e raggiungere persone che mai avrebbero immaginato di entrare e frequentare un museo. Tuttavia occorre avere un equilibrio come tutte le cose. La cosa che stupisce di questa vicenda è però l’accostamento all’immagine di un’azienda privata, come di fatto è Chiara Ferragni, definendola come elemento caratterizzante del nostro tempo. Anzi come espressione di valori assunti come portanti della nostra società. Il tutto fatto attraverso i canali ufficiali di un museo pubblico.
Un accordo storico in Europa

Lo afferma Marina Berlinghieri, vicepresidente della Commissione Politiche dell'Unione europea.
A proposito dell’intervista di Veltroni ad Occhetto

Ho sempre ritenuto Achille Occhetto, ultimo segretario del PCI, una figura politica che incrociando un passaggio ineludibile della Storia, cioè, la caduta del Muro di Berlino, ebbe un grande coraggio ed in Italia, non era affatto scontato, archiviando, la specificità del comunismo italiano e trasformandolo in PDS.
Detto ciò, ho sempre ritenuto altresì che appunto per il suo passato da Dirigente di primo piano del PCI, fino ad esserne diventato Segretario, dopo le dimissioni di Natta (grande latinista), già nei primi anni novanta, era un leader usurato dal tempo, per un partito che, si proponeva definitivamente, di passare dalla logica dell’opposizione e di proporsi come forza di governo, ma forse per fare ciò, bisognava avere ancora più coraggio di quello che ebbe Occhetto, nel fare i conti con la propria storia.