Piccola vittoria contro la speculazione finanziaria nell’ambiente
Articolo di Patrizia Toia.
Sono molto felice che sia passato, in Commissione ITRE, un mio emendamento in questa direzione. È facile tuonare (a parole) contro la speculazione finanziaria, più difficile è cambiare le regole, almeno in parte. Ecco perché sono molto soddisfatta che sia passato un mio emendamento che pone un freno e cerca di “estromettere” i fondi speculativi dal mercato dell’ETS. Infatti non basta puntare il dito accusatore contro i “cattivi” cioè gli speculatori, bisogna fare la fatica di andare a cercare dove nelle leggi o nelle norme si annida la giustificazione giuridica del loro operato.
Si tratta di una specie di “pulizia” delle nostre norme, spesso confuse e poco trasparenti, che va fatta prima che sia troppo tardi e che succedano danni irreparabili o gravissimi come nel caso delle speculazioni delle banche immobiliari che hanno portato al crack di Lehman Brothers e ai crack borsistici dovute alle vendite allo scoperto delle azioni. Sono anche operazioni che spesso non raccolgono molto consenso e condivisione da parte dei colleghi. Ma di cosa si tratta nello specifico? Si tratta di correggere quella che a me pare una grave distorsione che è rappresentata dalla presenza nel meccanismo ETS, accanto alle imprese energetiche e manifatturiere, anche di fondi finanziari speculativi che in questi anni hanno giocato al rialzo del valore delle quote che le imprese devono pagare creando un aumento dei costi, che in tempi economicamente tranquilli poteva essere irrilevante ma che ora, in tempi così difficili, finisce per essere troppo oneroso. Con il mio emendamento propongo che siano estromessi o che siano fortemente limitati e controllati. Ma andiamo con ordine, cos’è l’ETS?
Il sistema di scambio di quote di emissioni dell’UE (EU ETS) si basa sul principio "limitazione e scambio". Questo sistema fissa un limite assoluto o "tetto" alla quantità totale di determinati gas a effetto serra che possono essere emessi ogni anno dai soggetti a cui si applica. Il tetto si riduce nel tempo di modo che le emissioni totali diminuiscano. Dall'introduzione del sistema EU ETS nel 2005, le emissioni sono state ridotte del 42,8 % nei principali settori contemplati: produzione di energia elettrica e termica e impianti industriali ad alta intensità energetica. Essendo basato sul mercato, il sistema EU ETS garantisce che si riducano le emissioni laddove è più economico farlo. Ecco perché finora la maggior parte delle riduzioni delle emissioni si è riscontrata nel settore dell'energia elettrica. Nell'ambito del sistema EU ETS, i soggetti regolamentati acquistano o ricevono quote di emissioni che si possono poi eventualmente scambiare reciprocamente. Alla fine di ogni anno, devono restituire un numero sufficiente di quote per coprire tutte le proprie emissioni. Se un soggetto regolamentato riduce le proprie emissioni, può conservare le quote così "risparmiate" per coprire le sue esigenze future o venderle ad un altro impianto che non ne abbia a sufficienza. Una riserva stabilizzatrice del mercato, operativa dal 2019, stabilizza il mercato eliminando le quote in eccesso. I settori interessati dall'attuale sistema EU ETS sono la produzione di energia elettrica e calore, quelli industriali ad alta intensità energetica e il trasporto aereo in Europa. Oggi la Commissione ha proposto di applicare lo scambio di quote di emissioni ad altri settori mediante un nuovo sistema distinto, di basarsi sui risultati positivi dell'attuale sistema e di incentivare la transizione verso trasporti su strada e combustibili per trasporto e riscaldamento più puliti, grazie alla fissazione di un prezzo per il carbonio.
Le entrate provenienti dalle aste nel quadro dell’attuale sistema ETS sono destinate principalmente ai bilanci degli Stati membri e vengono per lo più utilizzate per fronteggiare i cambiamenti climatici. Nell’ambito dell’attuale sistema, gli Stati membri sono tenuti a spendere almeno la metà dei proventi delle aste per sostenere la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, per promuovere le energie rinnovabili nonché la cattura e lo stoccaggio del carbonio, nonché per migliorare l’efficienza energetica e il teleriscaldamento. Nell’ambito dell’attuale sistema EU ETS, una parte delle quote viene messa all'asta a favore del Fondo per l'innovazione e del Fondo per la modernizzazione, che sostengono rispettivamente innovazioni pionieristiche miranti a raggiungere la neutralità climatica a livello dell'UE e la modernizzazione del settore energetico negli Stati membri a reddito più basso. La Commissione propone di aumentare la dotazione dei due fondi per contribuire a colmare il divario di investimenti nell'innovazione a basse emissioni di carbonio e per tenere conto degli effetti distributivi sugli Stati membri: in particolare, la sfida proporzionalmente più impegnativa consiste nel conseguire l'obiettivo climatico dell'UE negli Stati membri che per la produzione di energia dipendono maggiormente dai combustibili fossili.
Il Fondo per l'innovazione - attualmente finanziato tramite 450 milioni di quote verrebbe integrato rispettivamente da 50 e 150 milioni di quote del nuovo sistema basato sulle emissioni prodotte dal trasporto stradale e dagli edifici. Inoltre, le quote che altrimenti sarebbero assegnate gratuitamente ai settori industriali che rientrano nel meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere verranno ora messe all'asta e aggiunte al Fondo per l'innovazione.
Il Fondo per la modernizzazione, alimentato dal 2% del numero totale di quote, verrebbe incrementato mediante la vendita all'asta di un ulteriore 2,5% di quote. L'integrazione andrebbe a beneficio degli Stati membri il cui PIL pro capite è inferiore al 65% della media dell'UE.
Fino al 2030 le quote gratuite rimarranno uno strumento importante per tutelare l’industria ad alta intensità energetica dal rischio di rilocalizzazione delle emissioni di carbonio. Inoltre per me e per il nostro gruppo politico (Gruppo S&D) è importante che questo sistema non solo funzioni per le aziende ma sia utile attraverso le risorse che si creano, a sostegno delle famiglie soprattutto per chi è esposto alla povertà energetica.
In conclusione, da tutto questo si evince chiaramente che i soggetti interessati sono le imprese, per ora solo quelle del settore manifatturiero ma nel futuro verranno comprese anche quelle dei settori marittimo e aereo. In questo meccanismo già molto complesso è importante combattere per tutelare le imprese da comportamenti estremi che contribuiscono alla finanziarizzazione ed è importante contenere questi comportamenti di questi soggetti e io ho già iniziato a farlo con l’emendamento!
Sono molto felice che sia passato, in Commissione ITRE, un mio emendamento in questa direzione. È facile tuonare (a parole) contro la speculazione finanziaria, più difficile è cambiare le regole, almeno in parte. Ecco perché sono molto soddisfatta che sia passato un mio emendamento che pone un freno e cerca di “estromettere” i fondi speculativi dal mercato dell’ETS. Infatti non basta puntare il dito accusatore contro i “cattivi” cioè gli speculatori, bisogna fare la fatica di andare a cercare dove nelle leggi o nelle norme si annida la giustificazione giuridica del loro operato.
Si tratta di una specie di “pulizia” delle nostre norme, spesso confuse e poco trasparenti, che va fatta prima che sia troppo tardi e che succedano danni irreparabili o gravissimi come nel caso delle speculazioni delle banche immobiliari che hanno portato al crack di Lehman Brothers e ai crack borsistici dovute alle vendite allo scoperto delle azioni. Sono anche operazioni che spesso non raccolgono molto consenso e condivisione da parte dei colleghi. Ma di cosa si tratta nello specifico? Si tratta di correggere quella che a me pare una grave distorsione che è rappresentata dalla presenza nel meccanismo ETS, accanto alle imprese energetiche e manifatturiere, anche di fondi finanziari speculativi che in questi anni hanno giocato al rialzo del valore delle quote che le imprese devono pagare creando un aumento dei costi, che in tempi economicamente tranquilli poteva essere irrilevante ma che ora, in tempi così difficili, finisce per essere troppo oneroso. Con il mio emendamento propongo che siano estromessi o che siano fortemente limitati e controllati. Ma andiamo con ordine, cos’è l’ETS?
Il sistema di scambio di quote di emissioni dell’UE (EU ETS) si basa sul principio "limitazione e scambio". Questo sistema fissa un limite assoluto o "tetto" alla quantità totale di determinati gas a effetto serra che possono essere emessi ogni anno dai soggetti a cui si applica. Il tetto si riduce nel tempo di modo che le emissioni totali diminuiscano. Dall'introduzione del sistema EU ETS nel 2005, le emissioni sono state ridotte del 42,8 % nei principali settori contemplati: produzione di energia elettrica e termica e impianti industriali ad alta intensità energetica. Essendo basato sul mercato, il sistema EU ETS garantisce che si riducano le emissioni laddove è più economico farlo. Ecco perché finora la maggior parte delle riduzioni delle emissioni si è riscontrata nel settore dell'energia elettrica. Nell'ambito del sistema EU ETS, i soggetti regolamentati acquistano o ricevono quote di emissioni che si possono poi eventualmente scambiare reciprocamente. Alla fine di ogni anno, devono restituire un numero sufficiente di quote per coprire tutte le proprie emissioni. Se un soggetto regolamentato riduce le proprie emissioni, può conservare le quote così "risparmiate" per coprire le sue esigenze future o venderle ad un altro impianto che non ne abbia a sufficienza. Una riserva stabilizzatrice del mercato, operativa dal 2019, stabilizza il mercato eliminando le quote in eccesso. I settori interessati dall'attuale sistema EU ETS sono la produzione di energia elettrica e calore, quelli industriali ad alta intensità energetica e il trasporto aereo in Europa. Oggi la Commissione ha proposto di applicare lo scambio di quote di emissioni ad altri settori mediante un nuovo sistema distinto, di basarsi sui risultati positivi dell'attuale sistema e di incentivare la transizione verso trasporti su strada e combustibili per trasporto e riscaldamento più puliti, grazie alla fissazione di un prezzo per il carbonio.
Le entrate provenienti dalle aste nel quadro dell’attuale sistema ETS sono destinate principalmente ai bilanci degli Stati membri e vengono per lo più utilizzate per fronteggiare i cambiamenti climatici. Nell’ambito dell’attuale sistema, gli Stati membri sono tenuti a spendere almeno la metà dei proventi delle aste per sostenere la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, per promuovere le energie rinnovabili nonché la cattura e lo stoccaggio del carbonio, nonché per migliorare l’efficienza energetica e il teleriscaldamento. Nell’ambito dell’attuale sistema EU ETS, una parte delle quote viene messa all'asta a favore del Fondo per l'innovazione e del Fondo per la modernizzazione, che sostengono rispettivamente innovazioni pionieristiche miranti a raggiungere la neutralità climatica a livello dell'UE e la modernizzazione del settore energetico negli Stati membri a reddito più basso. La Commissione propone di aumentare la dotazione dei due fondi per contribuire a colmare il divario di investimenti nell'innovazione a basse emissioni di carbonio e per tenere conto degli effetti distributivi sugli Stati membri: in particolare, la sfida proporzionalmente più impegnativa consiste nel conseguire l'obiettivo climatico dell'UE negli Stati membri che per la produzione di energia dipendono maggiormente dai combustibili fossili.
Il Fondo per l'innovazione - attualmente finanziato tramite 450 milioni di quote verrebbe integrato rispettivamente da 50 e 150 milioni di quote del nuovo sistema basato sulle emissioni prodotte dal trasporto stradale e dagli edifici. Inoltre, le quote che altrimenti sarebbero assegnate gratuitamente ai settori industriali che rientrano nel meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere verranno ora messe all'asta e aggiunte al Fondo per l'innovazione.
Il Fondo per la modernizzazione, alimentato dal 2% del numero totale di quote, verrebbe incrementato mediante la vendita all'asta di un ulteriore 2,5% di quote. L'integrazione andrebbe a beneficio degli Stati membri il cui PIL pro capite è inferiore al 65% della media dell'UE.
Fino al 2030 le quote gratuite rimarranno uno strumento importante per tutelare l’industria ad alta intensità energetica dal rischio di rilocalizzazione delle emissioni di carbonio. Inoltre per me e per il nostro gruppo politico (Gruppo S&D) è importante che questo sistema non solo funzioni per le aziende ma sia utile attraverso le risorse che si creano, a sostegno delle famiglie soprattutto per chi è esposto alla povertà energetica.
In conclusione, da tutto questo si evince chiaramente che i soggetti interessati sono le imprese, per ora solo quelle del settore manifatturiero ma nel futuro verranno comprese anche quelle dei settori marittimo e aereo. In questo meccanismo già molto complesso è importante combattere per tutelare le imprese da comportamenti estremi che contribuiscono alla finanziarizzazione ed è importante contenere questi comportamenti di questi soggetti e io ho già iniziato a farlo con l’emendamento!
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