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Quirinale e oltre

Written by Franco Mirabelli.

Intervento di Franco Mirabelli alla videoconferenza organizzata dal Circolo PD di Niguarda con i circoli PD del Municipio 9 di Milano (video).

Penso che il passaggio sull’elezione del Presidente della Repubblica sia stato ricco di significati. Non era un passaggio facile.
Continuo a pensare che il Paese stia vivendo una crisi molto importante della rappresentanza e della democrazia, del rapporto tra i cittadini e la politica e del rapporto tra i cittadini e le istituzioni.
Sicuramente questo passaggio non ha migliorato la situazione ma non l’ha neanche peggiorata.
Questo dato relativo alla crisi della politica c’è tra le cose che molti hanno sbandierato in questi giorni a commento dell’elezione del Presidente.
Questo è il Paese nel 2018 ha dato il 30% dei consensi ad una forza politica come M5S, che esplicitamente si proponeva di raccogliere la protesta contro la politica e criticava le istituzioni.
Non è certo questo passaggio, quindi, il momento in cui ci accorgiamo che c’è una difficoltà molto seria di rappresentanza, della democrazia, di credibilità della politica e dei partiti.
Questo non era un passaggio semplice: si rischiava di allargare ulteriormente questa distanza tra i cittadini e la politica. Siamo in una fase molto complicata per il nostro Paese, in cui le emergenze sono ancora tutte in campo, dalla pandemia al rischio che nei prossimi mesi ci possa essere un aumento della crisi sociale. Il Paese non sta bene, nonostante i dati economici positivi e l’opportunità rappresentata dal PNRR.
Questo, dunque, era il contesto in cui si è svolta l’elezione del Presidente della Repubblica.
Inoltre, questo passaggio non determinava solo l’elezione del Presidente della Repubblica ma comportava la necessità di dare una risposta che non compromettesse l’azione del Governo di unità nazionale, nato per far fronte ad emergenze - che sono ancora presenti - e per fare le riforme necessarie per ottenere i fondi del PNRR.
In quelle giornate, quindi, avevamo in mente di eleggere il Presidente della Repubblica ma anche di non indebolire il Governo e la maggioranza. C’era, quindi, la necessità di mettere in campo una strategia che tenesse conto di entrambi questi aspetti.
Il PD, fin dall’inizio, ha indicato il profilo che doveva avere il Presidente della Repubblica, guardando alle figure di Draghi e Mattarella come a coloro che in qualche modo simboleggiavano quel profilo.
Abbiamo detto che serviva una figura europeista, superpartes con una forte credibilità e che fosse espressione di tutta la maggioranza di Governo.
Questa è la ragione per cui non abbiamo fatto nessuna proposta: non è stata indolenza o inattività ma abbiamo tenuto questa posizione e siamo stati coerenti all’idea che bisognava trovare un candidato su cui potesse convergere tutta la maggioranza. Era necessario questo anche perché questa volta, per la prima volta, nel Parlamento non c’era una coalizione in grado di eleggere da sola il Presidente. C’era, dunque, la necessità di trovare una soluzione condivisa.
Abbiamo perso le prime giornate assistendo alla performance di Salvini che si era arrogato il ruolo di kingmaker ed ha bruciato 22 candidature, presentandole tutte come candidature del centrodestra.
Noi non siamo stati al gioco di contrapporre al centrodestra dei candidati di centrosinistra e credo che abbiamo fatto bene.
Un altro passaggio importante è stato il fatto che il PD è riuscito a tenere insieme il campo largo del centrosinistra con M5S e anche Italia Viva. Questo è stato un elemento fondamentale in questo passaggio perché, così facendo, non hanno mai trovato sponda le proposte di Salvini.
Abbiamo condiviso le strategie e, quando il centrodestra ha proposto la candidatura di parte della Casellati, siamo stati bravi a scegliere di non votare per dimostrare che i numeri del centrodestra non solo non erano quelli che millantava Salvini ma in più erano anche divisi al loro interno. Per la Casellati, infatti, ha votato solo il centrodestra e già in quella votazione erano emersi 40 voti per Mattarella.
Da quel momento abbiamo costruito una doppia strategia.
Salvini è stato costretto a venire al tavolo e si è aperto un confronto tra tutte le forze della maggioranza. Inoltre, in Parlamento, votazione dopo votazione, abbiamo cominciato a far crescere il consenso intorno a Mattarella.
Alla fine si è constatato che non c’erano altre candidature su cui si poteva costruire l’unità della maggioranza e, quindi, si è arrivati a confermare Mattarella.
Mattarella è stato un Presidente che in molti in questi mesi avevano chiesto di confermare, anche con manifestazioni significative.
Mattarella è stato rieletto con un numero di voti altissimo, inferiore solo a quelli ottenuti da Pertini.
Credo che Mattarella sia un Presidente che possa evitare il rischio che si accentui la distanza tra i cittadini e la politica. Anzi, se c’è una dote che abbiamo messo in campo con l’elezione di Mattarella è quella di farne un punto di riferimento per la credibilità e l’unità del Paese.
È chiaro che tutta questa vicenda lascia una serie di conseguenze, soprattutto nel centrodestra, di cui vedremo gli sviluppi nei prossimi mesi.
Innanzitutto, questa vicenda ha messo in evidenza che l’anomalia italiana per cui potevano stare insieme populisti, sovranisti e forze moderate, con un Berlusconi forte che garantiva tutti ma ora tutto questo non ha più retto. Il tentativo di Salvini di tenere insieme la maggioranza di Governo e il centrodestra - con la Meloni che, invece, aveva bisogno di rafforzare la sua immagine di partito di opposizione - è fallito miseramente e questo lascerà strascichi.
Vedremo se ci sarà una scomposizione del quadro politico e del centrodestra, ma in ogni caso si apre uno scenario nuovo.
Se guardiamo alla Lombardia, una scomposizione del centrodestra potrebbe aprire finalmente possibilità diverse per le prossime elezioni regionali.
C’è poi un tema che riguarda M5S, in cui si è aperto un dibattito che si è ulteriormente aggravato con la sentenza del Tribunale di Napoli che azzera di fatto i gruppi dirigenti.
Credo che dobbiamo avere rispetto del travaglio interno a M5S.
C’è una discussione in corso in M5S: anche durante l’elezione del Presidente della Repubblica si sono palesati contrasti e differenze ma hanno comunque fatto tutto il percorso con noi, lealmente.
Credo che ora la priorità nostra sia quella di rilanciare l’azione di Governo.
C’è un tema che riguarda il PNRR; c’è il tema del lavoro, dei salari. Inoltra, si vedrà la nostra capacità di affrontare il grande tema che ha messo al centro del suo messaggio Mattarella e cioè la lotta alle diseguaglianze e recuperare la funzione della politica e delle istituzioni in rapporto alla necessità di aiutare i più deboli.
La politica deve aiutare i più deboli e a ridurre le diseguaglianze, altrimenti non svolge il proprio compito. Penso che il bel discorso di Mattarella si possa riassumere così: la politica deve recuperare la propria funzione e la funzione della politica nella democrazia è quella di aiutare chi ha bisogno.
Credo che questo sia il messaggio fondamentale che ha lanciato Mattarella al Parlamento e che dovremo saper cogliere, altrimenti ci sarà il rischio di una ulteriore crisi sociale nei prossimi mesi, allentata la morsa della pandemia, e dobbiamo evitarlo.
Partendo da qui, il PD ha proposto di fare delle sessioni parlamentari per enucleare le proposte che il Parlamento dovrà approvare e far crescere in tempi brevi e coerenti con il messaggio del Presidente della Repubblica.
Penso, quindi, che abbiamo fatto bene a seguire questa strada.
Nelle prossime settimane ci sarà anche una spinta che verrà da gran parte del mondo politico per cambiare la legge elettorale in senso proporzionale, prendendo atto che le coalizioni non sono sufficientemente omogenee per garantire una governabilità e, probabilmente, c’è bisogno di rappresentare le forze politiche più grandi del Paese e decidere dopo i Governi.
Questa è una tesi di una parte del mondo politico, soprattutto il mondo centrista e moderato del centrodestra che, probabilmente, non si riconosce più in una coalizione a trazione salviniana e cerca di ritagliarsi uno spazio e, per far questo, è evidente che la riforma elettorale potrebbe garantire loro più agibilità.
Non sono sicuro che riusciremo a fare questa riforma, comunque: ci sono spinte contrarie anche molto significative.
Adesso, comunque, il tema prioritario è mettere al centro le questioni concrete, cioè l’aumento delle bollette, l’inflazione che cresce e che comporta un minor potere di acquisto per le famiglie: questi sono i temi principali da affrontare e su cui fare la nostra parte nel Governo e anche sollecitando il Governo.
Questi sono i ragionamenti che dovremo mettere al centro nelle prossime settimane.
Il Ministro Orlando ha sollecitato la necessità di concretizzare le norme che abbiamo inserito nella Legge di Bilancio per aumentare e sostenere l’occupazione giovanile e femminile in tutte le attività che riguardano il PNRR. Ci sono le riforme della Giustizia, di cui una parte significativa è stata fatta e resta da fare la riforma del CSM, che diventa centrale se vogliamo togliere di mezzo l’idea della giustizia come terreno di scontro politico ideologico e vogliamo costruire un’idea che, invece, metta al centro i bisogni dei cittadini, come abbiamo iniziato a fare con le riforme del processo civile e penale.

Video dell’intervento» 
Video della diretta» 

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