Perché Milano diventi Mafia free
Intervista di Ugo Perugini a Franco Mirabelli per Il Mirino.
Quali sono in sintesi le misure messe in atto per fronteggiare la criminalità organizzata nel Piano Milano Expo Mafia Free?
Credo che su questo punto ci sia una mobilitazione importante e positiva di tutte le istituzioni locali e nazionali per impedire le infiltrazioni della criminalità organizzata negli appalti e nei lavori di Expo. Le 31 imprese già estromesse dai subappalti dalla Prefettura di Milano, dimostrano l'attenzione che si sta dedicando al tema. I mezzi, le procedure e le norme messe in campo in questi mesi sono innovative ed efficaci e si fondano su principi chiari.
Un coordinamento stretto - garantito da nuovi strumenti informatici - tra enti locali, forze dell'ordine, società Expo, magistratura e direzione nazionale antimafia che sta consentendo la circolazione rapida delle informazioni e delle segnalazioni garantendo alla prefettura la possibilità di rilasciare in tempi brevi i certificati antimafia sulla base di investigazioni approfondite su società, soci e capitali. L'accesso regolamentato e controllato ai cantieri e la verifica costante sul campo da parte delle forze dell'ordine e della vigilanza urbana per verificare l'identità e la regolarità dei mezzi e dei lavoratori impedendo il lavoro nero e la gestione mafiosa della manodopera. Inoltre, il protocollo firmato da governo, Comune, Regione e società Expo prevede di estendere i controlli a tutte le opere connesse e di procedere ad un aumento significativo degli organici delle forze dell'ordine in vista dell'evento. Infine, è utile sottolineare come le norme consentano al prefetto e alla società Expo di estromettere e sostituire le società che risultano non trasparenti senza dover bloccare i lavori o attendere l'espressione su eventuali ricorsi. Ovviamente, anche gli espositori esteri che costruiranno i propri padiglioni si sono impegnati alla firma del contratto a rispettare le norme antimafia e a garantire gli accessi per i controlli.
Un coordinamento stretto - garantito da nuovi strumenti informatici - tra enti locali, forze dell'ordine, società Expo, magistratura e direzione nazionale antimafia che sta consentendo la circolazione rapida delle informazioni e delle segnalazioni garantendo alla prefettura la possibilità di rilasciare in tempi brevi i certificati antimafia sulla base di investigazioni approfondite su società, soci e capitali. L'accesso regolamentato e controllato ai cantieri e la verifica costante sul campo da parte delle forze dell'ordine e della vigilanza urbana per verificare l'identità e la regolarità dei mezzi e dei lavoratori impedendo il lavoro nero e la gestione mafiosa della manodopera. Inoltre, il protocollo firmato da governo, Comune, Regione e società Expo prevede di estendere i controlli a tutte le opere connesse e di procedere ad un aumento significativo degli organici delle forze dell'ordine in vista dell'evento. Infine, è utile sottolineare come le norme consentano al prefetto e alla società Expo di estromettere e sostituire le società che risultano non trasparenti senza dover bloccare i lavori o attendere l'espressione su eventuali ricorsi. Ovviamente, anche gli espositori esteri che costruiranno i propri padiglioni si sono impegnati alla firma del contratto a rispettare le norme antimafia e a garantire gli accessi per i controlli.
È importante che da parte delle istituzioni ci si attivi per fare argine al problema dell’infiltrazione mafiosa nei lavori dell’Expo. Non vorremo però che si trascurassero altri settori dove operano ‘ndrangheta e camorra, come commercio, ristorazione, ecc. Cosa si sta facendo a questo proposito?
Credo anch'io che sia necessario agire a tutto campo. Sugli appalti il problema non è solo Expo, ma Expo può essere l'occasione per mettere a punto procedure e normative che possano essere estese a tutte le grandi opere per prevenire le infiltrazioni. Per il resto, il tema preoccupante - fortemente evidenziato durante la visita della commissione antimafia a Milano - è quello dell'ampliarsi di una zona grigia in cui attività legali e illegali si confondono. Da una parte c'è la crisi che porta tante aziende, in particolare commerciali, a non avere credito dalle banche e dall'altra la criminalità organizzata (soprattutto la ‘ndrangheta) che ha molta liquidità derivata dal traffico di droga e l'esigenza di riciclare il denaro. Gioco d'azzardo, slot machine, compro oro, ma anche rilevare imprese commerciali e non, sono tutte opportunità per riciclare denaro. Così si inquina non solo l'economia, ma anche la democrazia. Su questo bisogna fare ancora molto, la magistratura ha svolto e concluso indagini importanti ed è impegnata nel contrasto e nella prevenzione, ma pare mancare una consapevolezza da parte dell'opinione pubblica di fronte a fenomeni in cui legalità e illegalità si confondono.
Come giudica la situazione dell’Ortomercato, dove vi sarebbe una forte presenza della criminalità organizzata?
Certamente la presenza della criminalità organizzata in ortomercato è stato ed è un problema grosso, confermato da molte indagini e inchieste della magistratura. Va detto che sull'ortomercato si sta già realizzando una più stretta collaborazione tra magistratura, forze dell'ordine, società di gestione e Comune. Già oggi il controllo degli accessi e la richiesta di credenziali trasparenti per i trasportatori riduce le possibilità della criminalità, allo stesso tempo i controlli sui lavoratori affinché siano in regola modifica quella sensazione di extraterritorialità che si respirava nei piazzali.
Lei sarebbe d’accordo, come sostiene Dalla Chiesa, di conferire più poteri in questo settore al Sindaco?
Più che ai poteri, credo sia bene che oggi si lavori - come si sta facendo e come sta ben facendo il Sindaco Pisapia - per rafforzare il coordinamento dell'azione delle istituzioni, per contribuire ognuno con le proprie forze e risorse e per condividere le informazioni. Oggi a coordinare il lavoro c'è la prefettura che ha fatto di questa materia la priorità della propria azione, ma il contributo delle due commissioni volute dall'amministrazione milanese, sia in tema di studio che di proposta, è importante e può esserlo sempre di più.
Ci sono dati relativi alle attività estorsive nella nostra città? Le istituzioni e le forze di polizia sono attrezzate per tutelare la sicurezza dell’attività economica e delle persone che abbiano il coraggio di denunziare?
Credo che a Milano le forze dell'ordine, ma più in generale le forze della così detta antimafia, abbiano la forza di contrastare il malaffare, promuovere la legalità e anche tutelare chi contro la criminalità si espone e si batte. Ma il dato preoccupante, sempre emerso dalle audizioni della commissione, è la scarsissima disponibilità delle stesse vittime di estorsioni o altri fenomeni criminali di collaborare persino dopo che indagini e riscontri hanno portato la magistratura ad arrestare esponenti della criminalità organizzata. Il punto non sembra essere tanto la paura, quanto la zona grigia di cui si parlava prima, in cui sono sempre più spesso le imprese che, di fronte alle conseguenze della crisi, si rivolgono alla malavita per avere credito e in cui, come dimostrano anche le recenti inchieste, la ‘ndrangheta agisce in rapporto e spesso tramite professionisti e funzionari pubblici.
Non pensa che sia necessario che anche i cittadini siano sensibilizzati su questo tema: magari dando loro la possibilità di scegliere prodotti e servizi forniti da imprenditori, esercenti che non pagano il pizzo o che abbiano avuto il coraggio di denunziare questi soprusi?
Per le cose che ho cercato di dirle mi pare evidente che serve un'opera di sensibilizzazione grande. L'idea del mafioso con coppola e lupara che minaccia e uccide non è più attuale. Bisogna raccontare di una criminalità invisibile che approfitta di ogni cedimento all'illegalità, ma non per questo è meno pericolosa. Bisogna lavorare affinché nella pubblica amministrazione si alzino nuove barriere per prevenire, bisogna sapere con chi si ha a che fare, fare del rigore e del rispetto delle regole un mantra. La recente vicenda dello scioglimento del Comune di Sedriano per mafia (primo comune della Lombardia) colpisce per due ragioni. Innanzitutto per l'incredibile sequela di violazioni di norme elementari commesse da funzionari pubblici, amministratori e professionisti a vantaggio della criminalità organizzata. In secondo luogo per l'indifferenza, almeno apparente, con cui la cittadinanza ha vissuto il provvedimento della prefettura, quasi non riguardasse ogni Sedrianese e la cosa pubblica.