Gruppi eversivi puntano al blocco economico
Intervista a Emanuele Fiano di Claudia Fusani - L'Unità
Sit in davanti a Palazzo Chigi e Montecitorio, Fiom e medici precari, gli studenti alla Sapienza. La politica sembra accerchiata. Emanuele Fiano, responsabile sicurezza del Pd e ex membro del Copasir, sfoglia report e analisi.
C`è un rischio eversione?
«È nelle cose quando si sommano una crisi economica mai conosciuta dagli anni Sessanta con un sesto della popolazione italiana coinvolta tra poveri e disoccupati; e la presenza di leader politici, Grillo ma anche Berlusconi, che lisciano il pelo di un movimento in cerca di un consenso da capitalizzare alle prossime elezioni europee».
Il ministro dell`Interno Angelino Alfano parla di "deriva ribellista". Sottovaluta?
«Un ministro in Parlamento deve usare termini più moderati per rassicurare. Ho molto apprezzato invece che Alfano abbia indicato chiaramente la presenza dell`estrema destra organizzata all`interno di questi cortei. Non ha sottaciuto nulla: una parte che protesta in modo legittimo, un`altra che sfrutta, specula ed è connotata a destra».
Cosa impressiona di più: lo spontaneismo diffuso però in modo capillare nel paese; l`odio verso la politica e le annunciate marce su Roma...
«E l`insieme che preoccupa: la rabbia e il disagio sociale che purtroppo sono veri; il cinismo di chi strumentalizza per fini politici e personali; la violenza manifesta. Fanno rabbrividire le squadre di persone che entrano nei negozi e ricattano e minacciano per ottenere la chiusura e le serrate. Tutto questo ricorda altri momenti della storia o del mondo della criminalità organizzata».
Quali periodi della storia?
«Penso al Cile del 1973 dove c`è stato il rovesciamento del regime democratico in seguito a una sofferenza sociale sfruttata da destra e dai militari».
I nostri anni Settanta?
«No, piuttosto la repubblica di Weimar, dove il nascente partito nazista sfruttò le mancate risposte della socialdemocrazia alla crisi sociale».
Analogie con il biennio rosso `19-`20 da cui poi originarono i fasci e il fascismo?
«Anche. Non credo però che quelle stagioni possano tornare. Vanno però rilette per ricordare e imparare».
Governo e apparati hanno dato l`opportuna informazione sul fenomeno?
«Per quello che mi riguarda ero informato circa i fenomeni strutturati, il Coordinamento 9 dicembre e i vari movimenti collegati. Sapevamo anche delle formazioni di destra. Non ci aspettavamo, però, così tanta adesione. Inaspettata è stata la presenza degli ultrà che ha cresciuto la massa d`impatto di queste vicende. Ha spiazzato, e preoccupa, il fenomeno delle squadre che impongono le serrate».
Quali sono le richieste?
«Non vogliono tutti la stessa cosa il nucleo originario delle varie categorie di autotrasportatori, coltivatori diretti e artigiani chiede risposte economiche urgenti. Si tratta di sacche poco rappresentative delle rispettive categorie. Una grossa fetta di manifestanti punta invece direttamente al rovesciamento del sistema, al blocco economico delle città. Questo è eversivo».
I gruppi più estremi di sinistra?
«Non mi pare abbiano intenzione di partecipare a manifestazioni caratterizzate dal saluto romano».
Formazioni di destra stanno scippando la piazza alla sinistra?
«Oggi in piazza ci sono i collettivi degli studenti della Sapienza. Non parlerei, quindi, di scippi... Il Coordinamento 9 dicembre però si riconosce in un disegno antieuropeista che unisce posizioni istituzionali (M5 S e Lega) ad altre che interpretano un sentimento diffuso per cui le nostre tasche sono vuote per colpa dell`Europa e della Merkel. Fenomeno simile a Le Pen in Francia, Alba dorata in Grecia e la destra antieuropeista inglese».
Lei in aula ha usato un slogan caro alla destra: "Tolleranza zero". Perché?
«C`è un rischio serio di destabilizzazione. Da uomo di sinistra conosco le scorciatoie violente della storia. E so quando serve il pugno di ferro».
Si è tanto scritto sull`episodio degli agenti che hanno levato il casco. Quale è stato il significato di quel gesto?
«È un gesto normale quando cala la tensione in una piazza. In quel momento a Torino non c`erano teppisti ma persone arrabbiate. A cui è giusto che lo stato mostri il proprio volto, che è anche quello degli uomini e delle donne delle forze dell`ordine».
Grillo ha scritto una lettera aperta invitando all`insubordinazione. Molto oltre Pasolini a valle Giulia...
«Una strumentalizzazione pericolosissima. Passibile di reato. Il leader Cinque stelle ha tentato di dire che tra le forze dell`ordine potrebbe serpeggiare un malessere tale da venire meno agli obblighi istituzionali. Detto questo, e senza scomodare Pasolini, le forze dell`ordine subiscono due volte la crisi: come cittadini con difficoltà di arrivare a fine mese; come servitori dello stato che devono contrastare la rabbia sociale che nasce dalla crisi».
Berlusconi evoca una rivoluzione se sarà arrestato.
«Parole incendiare. Un altro che soffia sul fuoco».