Questa non è la fine di un progetto
Questa non è la fine di un progetto.
Per questo per me questi sono giorni di amarezza. La mia passione coincideva con un'aspettativa che è fallita. E d'altra parte sono anche giorni in cui sento senso di responsabilità e comunque fiducia.
Penso che ci accorgeremo della debolezza istituzionale del bicameralismo paritario, penso che ci accorgeremo di aver perso un'occasione, l'ennesima, di rendere i processi democratici più snelli e trasparenti e i governi più solidi senza nessun rischio per la democrazia, anzi rafforzandola.
Ma così hanno scelto i cittadini e io, e noi tutti, ci inchiniamo al verdetto popolare.
Ma così hanno scelto i cittadini e io, e noi tutti, ci inchiniamo al verdetto popolare.
Come ho sempre detto, gli esiti di 8 anni abbondanti di crisi economica occidentale, sono tutti lì da vedere; decine di milioni di cittadini impoveriti, una classe media occidentale che sta peggio, un mondo extra occidentale, vado per semplificazioni, anche esso teatro di un peggioramento grave delle diseguaglianze, un confronto tra occidente e mondo arabo islamico teso e terribile per molti versi.
Al peggioramento della situazione sociale, la destra in generale, la destra estrema, la sua versione populista, stanno offrendo da tempo nuovi movimenti e partiti, che sono vincenti o si avviano ad esserlo, in Europa e negli USA. Da Alba Dorata al Movimento Cinque Stelle passa una grandissima differenza, come tra Podemos e AFD in Germania, eppure tutti questi sono comunque i ricettori del consenso che scaturisce dalla paura verso la propria condizione, dalla rabbia verso chi governa, verso i potenti, verso il Sistema.
Noi, i novecentisti, gli epigoni di culture politiche antiche, siamo considerati out, nella maggior parte dei casi, da milioni di cittadini occidentali alle prese con drammatici problemi di lavoro, di sostentamento, alle prese con gli esiti dell'immigrazione.
I populdestri europei hanno le loro ricette; fuori dall'Euro, fuori dall'Europa, fuori gli immigrati. In altri casi restringimento dei diritti civili e modelli partitici non democratici.
La sinistra europea, a parte il PD, non dà segni di vita. Hollande è al tramonto, i socialisti francesi se dovessero perdere le elezioni, appoggerebbero il candidato del centrodestra, i socialisti spagnoli hanno scelto di appoggiare i popolari per evitare nuove elezioni, i socialdemocratici tedeschi da anni appoggiano la CDU della Merkel, i laburisti britannici sono molto indeboliti. La loro voce si sente pochissimo o per niente.
In Italia, noi abbiamo fatto con il Governo di Matteo Renzi, e molto, ne parlerò in altra sede, ma temo molto che divisioni interne ed errori di calcolo possano ricacciarci per anni all'opposizione.
Promuovendo, chi come Grillo e i suoi, io penso, siano un danno. Un danno perché concepiscono in modo non democratico la vita interna, un danno per come stanno amministrando alcune città, un danno perché ci porterebbero fuori dall'Euro, un danno perché hanno radici anche nella cultura della destra italiana.
Come sempre siamo al bivio. Dobbiamo far prevalere il senso dello Stato, richiamando tutti i partiti ad una proposta di collaborazione istituzionale, far prevalere fra di noi la fiducia, all'interno del PD, non aver paura del confronto elettorale con gli italiani, arrivandoci con una legge elettorale dopo la sentenza della Consulta.
Al centro delle decisioni che prenderemo, non dobbiamo dimenticarci che ci sono quei milioni di italiani che non stanno bene, che sicuramente sono tra coloro che hanno espresso con forza un voto negativo al referendum, non dobbiamo dimenticarci di milioni di giovani che ci hanno votato contro così come ci sono molti milioni di italiani che sapevano, votando Si, di accreditare anche un peso specifico ad un fronte positivo o comunque non ostile nei confronti del governo e di Matteo Renzi.
È un momento difficile, come in tutto l'occidente. È un momento nel quale ascoltare chi ci ha mandato un messaggio negativo e anche chi ce l'ha mandato positivo.
Secondo me noi siamo l'unico partito progressista in Europa che può avere al momento un futuro come guida del governo. Una parte della sinistra italiana con Pisapia credo che condivida questa preoccupazione.
Mi dispiace, sono di parte; se non saremo noi a riprenderci di nuovo questo futuro e se fossero i Cinque Stelle in Italia, o Salvini per esempio e se in Francia dovesse prevalere la Le Pen, finirebbe l'Europa, con tutti i suoi limiti, che abbiamo sognato e per la quale continuiamo a lavorare.
Noi possiamo farcela ancora, basta non sbagliare.
Questa non è la fine di un progetto.
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