Scissione velleitaria
"Non vedo prospettive di costruire altri partiti o partitini a sinistra. E' tutto velleitario" e irrita "i militanti che non vogliono lotte interne". Per l'ex segretario Ds Piero Fassino, "scissioni e nuovi partiti appartengono a un altro tempo della politica". "Non mi rassegno - dice intervistato dal Messaggero - a una inevitabile rottura. E penso che da parte di tutti dev'esserci un sussulto di responsabilità". Se vincesse il No al referendum, sottolinea, "andremmo alla paralisi. Implode il Pd e rischia di implodere il Paese". Chiede un "un patto chiaro": Renzi "è pronto a modificare la legge elettorale per il Senato e l'Italicum. In cambio di questo impegno assunto davanti alla direzione, con migliaia di persone che lo hanno sentito in diretta streaming, la minoranza lasci cadere il No alla riforma costituzionale. Battiamoci tutti insieme per vincere il referendum, anche perché un successo del Sì renderà più certo il percorso di cambiamento della legge elettorale".
Replicando a chi chiede modifiche all'Italicum prima di dicembre, rimarca che "una conclusione positiva su nuovo Senato e nuova legge elettorale potrà avvenire solo dopo il referendum. E non perché Renzi non lo voglia prima, ma perché le altre forze politiche hanno tutte detto che prima non sono disponibili".
Replicando a chi chiede modifiche all'Italicum prima di dicembre, rimarca che "una conclusione positiva su nuovo Senato e nuova legge elettorale potrà avvenire solo dopo il referendum. E non perché Renzi non lo voglia prima, ma perché le altre forze politiche hanno tutte detto che prima non sono disponibili".
"Ci sono tante donne e tanti uomini che come me sono nati e cresciuti politicamente nella sinistra, nei Ds, nel Pds, nel Pci che sostengono convintamente la ragioni del Si alla riforma perché è coerente con le proposte che da anni la sinistra avanza in tema di riforme istituzionali: i punti principali di innovazione che vengono introdotti sono tutti nella nostra storia". Così Piero Fassino in un'intervista all'Unità. Per Fassino la riforma per approvare la quale è stato indetto il referendum è senz'altro di sinistra: "Prendiamo il superamento del bicameralismo paritario a vantaggio di un bicameralismo differenziato - spiega - è una proposta che è nata e cresciuta nella sinistra ed era uno dei punti qualificanti del programma dell'Ulivo con cui Prodi vinse nel 1996. Il superamento delle province era addirittura nel programma del governo di unità nazionale del 1976". "E infatti chi dice di votare no è obbligato a spostare l'oggetto del contendere. Non più la riforma costituzionale che come s'è visto contiene riforme che da anni la sinistra chiede e infatti dicono di condividere, ma la legge elettorale. Con una torsione che di fatto cambia l'oggetto del referendum. Ma anche questo è un errore perché viene detto che l'Italicum accentua troppo il fattore maggioritario. Vorrei far notare che dal 1993 a oggi sono state introdotte tutte leggi elettorali maggioritarie, alcune delle quali con un effetto maggioritario assai più elevato dell'Italicum". Ieri la minoranza ha indicato Cuperlo nel gruppo di lavoro che dovrà occuparsi di trovare un accordo sull'Italicum e a tale proposito Fassino auspica che si possa arrivare a una sintesi unitaria, "Ma con l'avvertenza che non potrà concludersi prima del 4 dicembre e non perché non lo voglia Renzi, ma perché le altre forze politiche ci hanno già detto che non vogliono discuterne prima del referendum. È in ogni caso importante che il confronto si avvii prima del referendum a dimostrazione della reale volontà di correggere l'Italicum, in cambio la minoranza lasci cadere il no al referendum e battiamoci tutti insieme come Pd per far vincere il Sì. Perché soltanto se vincerà il sì il 4 dicembre la legge elettorale sarà modificabile. Se vincerà il no l'unico sbocco sarà il proporzionale puro".