Sulle polemiche sul Referendum
Ora il problema è la data.
Tonnellate di carta, fiumi di inchiostro, quantità industriali di gigabyte di interviste, sul rischio autoritario di questa riforma costituzionale, sulla sua evidente, diciamo, antidemocraticità, sul fatto che fosse meglio addirittura il premierato di Berlusconiana memoria, che non è vero che si risparmiano soldi, anzi si spenderà di più, che non è vero che si tagliano i parlamentari anzi aumenteranno, che non è vero che si aumentano le garanzie democratiche con il referendum abrogativo a basso quorum e con quello propositivo, anzi. Insomma tesi forti, sicuramente dimostrabili, tant'è che non si trova ancora nessuno che dimostri, legittimamente, non abbondando negli aggettivi, ma dilungandosi sul merito, l'effettivo scientificità di queste apocalittiche tesi.
Sono usciti diversi testi dei "Maître à penser" delle tesi del NO; in qualsiasi momento avrei piacere di incontrarne gli autori, da Travaglio al Prof. Zagrebelsky, per dibatterne le tesi e provare a dimostrare la loro debole consistenza, ovviamente sempre pronto ad accettare le critiche.
Ma la data no, non cadete così in basso, non trasformiamo un dibattito su mali e rimedi della nostra democrazia in una disamina del calendario autunnale.
Se il rischio che voi paventate è la presunta e smisurata deviazione governista della nostra democrazia parlamentare, tesi falsa, se immaginate tempi ancora più lunghi nel processo legislativo, tesi falsa, se considerate inaccettabile la nuova modalità elettiva del Senato, tesi che non condivido; parliamo di quello.
Perlomeno non seguite la bagarre grillina, alla ricerca di diversivi dopo il disastro romano, sulla questione della data, e neanche le consuete uscite catastrofiche di Brunetta, trovate argomenti un po' più forti, parliamo del merito, anche lì a Roma dove vi siete riuniti per costituire i comitati del NO, ne va del vostro onore.
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