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Soluzione politica

Written by Vincenzo Ortolina.

Vincenzo Ortolina I berlusconiani pretendono dunque una soluzione "politica". Che tenga conto del fatto che il "Cavaliere" e' il capo (il "padrone", in verità) del centrodestra, e che, conseguentemente, non può essere "fatto fuori" per via giudiziaria. Qualunque cosa abbia combinato. Pretesa discutibilissima questa, naturalmente, in uno Stato di diritto, ove tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge.
Tutti tranne Silvio, invece? Va da se', poi, che il Senato (come anche la Camera) non può costituire una sorta di quarto livello di giudizio. Dopo il tribunale ordinario, la corte d'appello, la corte di cassazione. Se così fosse, avremmo inventato qualcosa non previsto nella Costituzione. Nel caso, dunque, il Senato non può che "prendere atto" della decadenza. Non lo facesse, dicono gli esperti non "di famiglia", assumerebbe una decisione in qualche misura eversiva. Certo, e' forse giusto che vi sia un pronunciamento della competente aula, che a suo tempo ha convalidato i propri "eletti", sulla sopravvenuta condizione di decadenza. Ma si tratta, appunto, di appurare "tecnicamente" (se posso dire) la sussistenza della nuova condizione. Non certo di mettere in discussione le concordanti sentenze di ben tre gradi di giudizio. Già, ma la legge Severino sarebbe incostituzionale, e' il refrain, se applicata a seguito di vicende accadute prima della sua entrata in vigore. Guarda caso, i berlusconiani, che quella legge l'hanno pur approvata, scoprono cioè soltanto ora che ci sarebbe un problema, al riguardo. E sembrano non avvertire quanto sia strano che il Parlamento (vuoi la competente "giunta", vuoi l'aula) venga chiamato a sollevare presso la Consulta una questione di costituzionalità di una sua legge, approvata oltretutto soltanto dieci mesi fa. Quanto alla retroattività, in ogni caso, mi convince molto la tesi di chi sostiene che lo spirito della norma in questione pare evidente: impedire che entri in Parlamento, o vi resti, un soggetto non degno perché colpevole di reati "non compatibili" con il ruolo. Ha davvero importanza sapere allora se questi reati sono stati commessi un minuto prima o uno dopo l'entrata in vigore della legge? Ma l'interessato ha il diritto di difendersi, insiste pervicacemente il buon Violante. Già: e che cosa mai ha fatto Silvio Berlusconi in tutti questi anni, pagando parcelle miliardarie a penalisti di fama, bravi e meno bravi, che gli hanno spesso ottenuto, anche grazie a talune leggi "particolari", il rinvio di non poche sentenze? Quanto poi al tema della grazia, o della commutazione della pena, o quello che sia, c'è una questione un poco imbarazzante: se, stante la nota situazione, dopo la grazia (o simili) numero uno vi fosse, un domani, la necessita' di un qualche atto di clemenza numero due?
Tornando, pero', all'inizio, se la soluzione ha da essere "politica" tutte le suddette considerazioni valgono poco. Prescindiamo dalle pandette, dunque. Registreremo allora subito che gli interessi, in proposito, di Pdl e Pd sono totalmente divergenti. Se il primo ha infatti l'esigenza di "salvare" comunque sia il munifico condannato, il Pd ha o dovrebbe avere l'obiettivo precisamente opposto: liberarsi di lui. Per riabilitare un Paese che, checché ciancino i "media di famiglia" e collegati, ha buttato via vent'anni, nell'era berlusconiana. Chiudere pertanto (finalmente) questo periodo per far tornare l'Italia una nazione normale. Con una destra di tipo tradizionale e una sinistra non più impegnata a spendere la più parte del proprio tempo a parlare (male) del patron di Mediaset sceso in politica. Se si vota la decadenza scoppia la guerra civile, preconizza l'infatuato Bondi. Ma per carità! Il capo della rinascente Forza Italia e' amato allo spasimo dalle sue Erinni, e difeso allo stremo dai suoi numerosi, riconoscenti pretoriani. Tra gli elettori lo salva, forse, uno su quattro. Quelli leghisti, sempre più frastornati, sopportano, semplicemente, la "collusione" dei loro capi, in attesa che, prima o poi, accada qualcosa. Gli altri gli sono più o meno tutti contro. Circa i due terzi del Paese, dunque, se ne "frega", ormai, di Silvio. Una riprova? Il sondaggio del Corrierone (giornale pieno di opinionisti innamorati di una "stabilità" quale che sia, più filogovernativi dello stesso Enrico Letta), l'altro giorno, chiedeva di commentare la frase dell'ex premier, che diceva, più o meno: "l'idea di farmi fuori rappresenta un attacco alla democrazia". Per quello che può valere, va segnalato che il novantadue per cento ha risposto che dissentiva da Silvio. Evviva! Dopo di che, va da se' che Berlusconi può continuare a "fare politica" anche fuori dalle istituzioni. Ma voglio proprio vederlo, a quel punto!
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