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Milano e l'accoglienza

Written by Giuseppe Sala.

Giuseppe Sala
Intervista a Giuseppe Sala dell'Huffington Post.
“A Milano sull’accoglienza agli immigrati si è raggiunto il limite, ci è già stato chiesto uno sforzo molto grande, si prevede un flusso ancora maggiore e dovremo chiedere al governo una regolamentazione degli arrivi e di rivedere i criteri”. Beppe Sala parla con Huffpost e racconta la sua campagna elettorale. Una campagna che, giocoforza, è nell’occhio del ciclone della sfida politica nazionale tra Matteo Renzi e i suoi oppositori. “Anche qui a Milano si respira come in tutta Italia l’aria di un referendum pro o contro Renzi e questo avrà un peso. Un vantaggio per noi? Lo potremo valutare solo dal clima delle ultime due-tre settimane, gli umori sono molto fluidi”.
Sala, già Mister Expo, manager di lungo corso e ora candidato del centrosinistra per la carica di sindaco, ormai parla di sé come un “politico”. Un politico che ha fatto una scelta di campo netta per il centrosinistra. E che non esita a dire che la sua priorità è “migliorare la situazione abitativa nelle periferie, mettere a disposizione dei giovani case con un costo medio-basso che oggi scarseggiano. Abbiamo in città un milione di metri quadri di aree ex ferroviarie e ex caserme dove si può costruire, ma senza ridurre il verde”.
Un po’ difficile, come diceva Celentano alcuni decenni fa…
Non è così, perché aree che sulla carta sono destinate a verde oggi sono sterpaglie e dunque non fruibili. Si può fare un’operazione di rigenerazione urbana aumentando il verde per i cittadini e costruendo case a prezzi ragionevoli”.
Farete anche il reddito minimo di cittadinanza?
Abbiamo intenzione di incrementare il sostegno al reddito, ma prima dobbiamo vedere il bilancio preventivo del Comune che ancora non è stato approvato. Vogliamo essere seri, quindi le dico che non è una cosa di domani e non so dire quante famiglie coinvolgerà. Ma con certezza dico che faremo di più di quanto fatto finora.
L’immigrazione è al centro della discussione. Persino l’assessore Majorino, ala sinistra della sua coalizione, dice che la situazione sull’accoglienza immigrati in città è arrivata al limite. Lei come lo affronterà da sindaco?
L’anno scorso Milano ha fatto un’opera di accoglienza straordinaria, e i segnali ci dicono che quest’anno gli arrivi potrebbero essere ancora maggiori. Bisogna riflettere sulle reali capacità di accoglienza che abbiamo e chiedere al governo una regolamentazione degli arrivi e di rivedere i criteri: si è raggiunto il limite, Milano è una città generosa ma lo sforzo che ci è stato chiesto è già stato molto alto”.
Lei si è già detto a favore della costruzione di una moschea. Non teme ripercussioni alle urne?
Non ho dubbi. Preferisco un luogo di culto trasparente e controllato piuttosto che dei sottoscala. A Roma una moschea c’è da anni e non mi pare abbia creato particolari problemi”.
Ha proposto all’ex pm antiterrorismo di Milano Stefano Dambruoso (ora deputato di Scelta civica) di fare il suo assessore alla Sicurezza per dare un segnale forte su questo tema?
Assolutamente no. Non ho fatto proposte per assessorati a nessuno, neppure agli esponenti del Pd o agli uscenti della giunta Pisapia, figuriamoci se mi rivolgo a un partito che ancora non è nella nostra coalizione. Prima si lavora per vincere, e poi parleremo di assessorati. Sarei un pazzo se cominciassi a fare questi discorsi adesso e nessuno può permettersi di farmi richieste di questo tipo.
Eppure si parla di suoi contatti con Enrico Zanetti, leader di Scelta civica, per costruire una lista moderata a suo sostegno…
Sinceramente non so se ci sarà un’altra lista, c’è una riflessione in corso. C’è già una lista civica legata al mondo delle professioni e che si posiziona più al centro rispetto al Pd. Il capolista è Fiorenzo Galli, direttore del Museo della scienza e della tecnica. Lui è il prototipo della persona che ho in mente per il lavoro che faremo a Milano: persone che tirano la carretta da anni, che non sono figurine o comparse della campagna elettorale che poi se ne andranno altrove. Nella mia coalizione non ci sono leader nazionali o personaggi che il giorno dopo torneranno a Roma. Abbiamo solo gente che vuole lavorare in Consiglio comunale per 5 anni.
Lei è stato tra i primi candidati delle comunali di giugno a ricevere l’endorsement di Renzi e del Pd nazionale. Da allora pare che l’impegno del premier su Milano si sia affievolito, l’incontro pubblico di alcuni giorni fa è saltato e vi siete visti di corsa all’aeroporto. Non sarà che lui non vuole esporsi troppo in una sfida difficile come Milano e che lei preferisca fare da solo togliendosi la maglia di renziano?
Escludo che Renzi non voglia mettere la faccia in una sfida delicata come quella di Milano. I miei rapporti con lui sono buoni, faremo un evento a tre con Giuliano Pisapia. Diciamo che i milanesi vogliono un sindaco con grande personalità, che pure abbia buoni rapporti nazionali e internazionali…e io tengo molto alla mia indipendenza.
Eppure anche a Milano a giugno si rischia che le elezioni siano un referendum pro o contro Renzi. Per lei è un aiuto o un freno?
Voglio essere sincero, quest’aria di sfida su Renzi si respira in tutta Italia e anche a Milano. Detto ciò noi stiamo lavorando sul programma e sul rapporto con la città. Per me il sindaco di una città come Milano sarebbe folle a non cercare un rapporto col governo ma deve vincere con le sue idee. Se l’effetto Renzi sarà un traino per noi o meno lo valuteremo nelle ultime due-tre settimane, a seconda di quale sarà il clima e l’agenda politica in quel momento. Un’ampia parte di cittadini ha già fatto una scelta di campo, il nodo saranno gli indecisi. E il sentiment politico è fluido, in due mesi può ribaltarsi.
Se si votasse domani come peserebbe il gradimento del governo a Milano?
Io credo che ad oggi i milanesi apprezzino il lavoro che il governo sta facendo per l’Italia, mi pare di poter dire che il giudizio prevalente sia positivo. Ma mancano ancora due mesi al voto…
La campagna di Renzi per l’astensione sulle trivelle vi ha creato problemi? E l’irrisione di alcuni dirigenti dem verso i votanti?
Guardi, io alle urne ci sono andato e così hanno fatto tanti milanesi, a prescindere dalla collocazione politica. Dei tweet ognuno risponde con la propria coscienza e io non mi sento vincolato, in questo come in altro casi, alle indicazioni del Pd nazionale. Altrimenti mi sarei astenuto...
Renzi ha chiamato il consulente di comunicazione di Obama, Jim Messina, per dare una mano al Pd alle comunali e al referendum di ottobre. Lei l’ha incontrato? Avete avuto suggerimenti utili?
Io non l’ho mai incontrato, ci sono stati due incontri con alcuni dei miei collaboratori, ma non direi che ha avuto un ruolo rilevante nella nostra campagna. Rivendico la peculiarità della nostra campagna: accanto a macro progetti per Milano, abbiamo diviso la città in 40 quartieri e intendiamo presentare due progetti concreti per ognuno.
Quali sono gli aspetti della sua proposta più di sinistra e meno di sinistra?
Per me la cosa più di sinistra è il tema del lavoro, e su questo mi sono sempre impegnato anche nella mia vita prima della politica. E poi l’inclusione sociale: basta camminare per Milano per capire che senza questo spirito internazionale e le imprese straniere la città collasserebbe. Bisogna essere folli per volere una città chiusa in se stessa, lontana dall’Europa. Eppure nel centrodestra questo è il clima che si respira.
E il suo aspetto più moderato?
Guardi, Pisapia ha lavorato molto con la società civile, il terzo settore. Io appartengo alla borghesia milanese, non lo nascondo, e credo di poter parlare anche con il mondo delle imprese e del commercio, con cui ho lavorato per anni. Loro sanno che capisco le loro ragioni. E in fondo la mia candidatura nasce anche per rassicurare chi il lavoro lo genera.
Lei nasce come alfiere del partito della Nazione, che arriva fuori dai confini del vecchio centrosinistra. A due mesi dal voto, però, lei sembra essere stato metabolizzato dalla sinistra, rimanendo però scoperto al centro. Dove Parisi e Passera cercano di metterla in difficoltà…
Assolutamente no. Conosco bene la borghesia milanese e le posso assicurare che la scelta di Passera ha lasciato attoniti i suoi sostenitori. Se accusi Salvini per mesi di essere un estremista di destra e poi lo abbracci perdi credibilità. La Milano moderata è disorientata da Parisi e Passera che sono costretti ogni giorno a tamponare gli attacchi di Salvini al Papa o al Capo dello Stato. Io invece non ho mai sbandato, guido una coalizione che è plurale ma ha un suo baricentro. E credo che questo sia apprezzato da un elettorato pragmatico come il nostro.
Lei sta facendo tutta la campagna contro Salvini. Però il suo avversario è un manager come Parisi. Non crede che possa essere un boomerang attaccare sempre un avversario che non c’è?
Guardi, io vincerò in primo luogo se andrà bene la lista del Pd, che è la più grossa a mio sostegno. Lo stesso vale per la Lega con Parisi. O qualcuno crede che Forza Italia possa crescere? Se vincesse Parisi avremmo un consiglio comunale di una città internazionale come la nostra a matrice leghista. Non è una polemica, è un fatto.
Expo è stato il suo grande biglietto da visita per diventare candidato sindaco. Ora il bilancio è stato rinviato da aprile a giugno, forse dopo il voto, e si è riaccesa la polemica sui conti.
Io auspico che quei dati escano prima del voto. Ma questo rinvio dimostra una cosa: chi mi accusava di essere reticente a dicembre, prima delle primarie, ha commesso un grave errore. A dicembre noi abbiamo fatto uno sforzo enorme e oggi i liquidatori dicono che i numeri saranno migliori di quelli che ho fornito io nel bilancio preventivo. Lo dicono loro, e io non ho nulla a che vedere con i liquidatori. Chi non prende atto di questo cerca solo polemiche strumentali.
Non ci saranno dunque costi ulteriori a carico dello Stato o del Comune?
Assolutamente no, è da escludere.

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